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Elizabeth Jane Howard prima dei Cazalet: "All'ombra di Julius"

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All'ombra di Julius
di Elizabeth Jane Howard
Traduzione di Manuela Francescon
Fazi Editore, 2018

pp. 336

€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)



Strano a dirsi, ma i ricordi nitidi che aveva di Julius si limitavano al giorno del loro primo incontro e a quella mattina, l'ultima, prima che lui prendesse il treno delle otto e trentadue per Londra, mentre di ciò che c'era stato nel mezzo aveva scarsa memoria. (pag. 21)
Inizia un tranquillo weekend inglese. Emma e Cressida, che vivono a Londra, sono attese in campagna dalla madre Esme. Esme aspetta un vecchio amico, in dottor Felix King, che si unirà a loro per il fine settimana e dà disposizioni al personale. Emma porterà con sé, Dan, uno dei poeti della casa editrice per la quale lavora. Paiono prospettarsi delle piacevoli giornate. Eppure ogni personaggio ha con sé un carico pesante che, in un modo o nell'altro, dipende da Julius.
Julius era il marito di Esme e padre di Emma e Cressida, scomparso durante Dunkerque per cercare di salvare quanti più soldati inglesi possibili dall'attacco tedesco. Questo atto di coraggio e amore verso il prossimo ha influenzato la vita delle tre donne. Cressida si è sposata giovanissima ed è rimasta vedova, ed ora intreccia relazioni senza sentimento e senza gioia. Emma non si fida degli uomini ed è ancora la bambina che un giorno non ha più visto tornare il papà. Esme ha visto andare a monte la sua relazione extraconiugale con Felix che ora, a distanza di vent'anni, spera di riconquistare. Ma l'ombra di un gesto come quello di Julius è destinata ad allungarsi per ancora molto tempo.

Elizabeth Jane Howard è universalmente nota come l'autrice della raffinata ed elaborata saga familiare dei Cazalet (edita da Fazi e della quale trovate la recensione ai primi quattro volumi qui e all'ultimo atto qui), ma è stata anche prolifica autrice di romanzi spuri che si stanno ora riscoprendo piano piano. All'ombra di Julius, scritto nel 1965 e in uscita proprio oggi per Fazi, ci propone una di queste storie che con i Cazalet non hanno nominalmente a che fare, ma che sono terreno di preparazione e banco di prova per la costruzione di quel mondo.
Il venerdì Mrs Hanwell si fermava a dormire e si occupava della cucina fino al lavaggio finale delle stoviglie la domenica sera. Il venerdì controllava di avere liquori a sufficienza, sistemava i fiori - crisantemi e bacche, in quella stagione -, disponeva le saponette nei bagni e collocava un libro scelto con cura sul comodino di ciascuno dei suoi ospiti. Quello era un fine settimana tranquillo, sarebbero venuti solo gli Hammond e naturalmente Emma il sabato sera a cena. (pag. 19) 
Come nei racconti di Agatha Christie, l'azione si apre con una carrellata corale dei protagonisti: ciascuno occupa un capitolo e parla in terza soggettiva della propria vita e dei propri trascorsi che, a prima vista, sembrano essere vicende sciolte, ma che sono destinate a riunirsi. I personaggi, che si ritroveranno nella casa di campagna di Esme Grace, hanno come punto in comune il marito di lei, Julius Grace, editore e poeta dall'irreale idealismo che ha dato la vita per salvare i soldati di Dunkerque. E il suo gesto diventa il "butterfly effect" del futuro delle tre donne.
Pur essendo un romanzo relativamente breve, i personaggi in gioco sono molti, tutti combinati tra di loro e tutti portatori di segreti l'uno nei confronti dell'altro. Come in ogni famiglia che si rispetti, d'altronde. Da un'autrice in grado di generare opere di così ampio respiro come i Cazalet ci si aspetterebbe una certa difficoltà nello sviluppare in così breve spazio tutte le dinamiche. Eppure, a parte qualche sbavatura, pur se condensate nell'angusto spazio di 48 ore, tutte le fila si aprono e si chiudono.
Le relazioni in gioco sono diverse: la coppia Emma e Dan. Il triangolo Cressy-Felix-Esme. Cressy e il suo amante, Dick. E la relazione di ciascuno di loro con Julius che a volte appare così sottile e in trasparenza da sembrare quasi senza importanza. Eppure questo poeta dai capelli scuri e poco propenso alla risata scava un solco profondo nella vita di tutti.
«Ti è mancato Julius? Intendo dopo un po' di tempo, passato lo shock».
Lei sostenne lo sguardo e ci pensò, seria.
«Mi è mancato ciò che lui rappresentava nella mia vita. Un padre per le bambine. Un uomo nella sua casa. La sicurezza di essere una coppia. Me nel profondo... no, non mi è mancato. Avrei sofferto meno la solitudine, se lui mi fosse mancato in quel senso. E poi sento come di averlo abbandonato. È la prova che non lo amavo». (pag. 83)
Esme e Felix, poco prima della morte di Julius, erano impegnati in una relazione extraconiugale nonostante la consistente differenza d'eta. Dopo Dunkerque Felix la lascia e questo ha destinato Esme all'infelicità perché lui è stato il solo uomo che lei abbia mai amato. 
Cressy, che di questa relazione era al corrente, ne aveva informato il padre e vive da sempre con il rimorso di averlo spinto all'azione suicida di Dunkerque. La prematura morte del padre l'ha portata ad un matrimonio giovanissima e, alla morte del marito militare, si è lasciata coinvolgere da relazioni con uomini sposati, senza futuro e senza amore, come quella con Dick. Il quadro di questi tre personaggi fatto di amore, rimpianto, desiderio e senso di colpa, è estremamente vitale, sfaccettato e con già richiami alla biografia della Howard che poi si troveranno molto più sviluppati nei Cazalet
La dinamica Emma- Dan è forse meno riuscita, per il semplice motivo che è concentrata in uno spazio di tempo troppo esiguo ed è l'esempio di come questo romanzo sia ancora un banco di prova e sperimentazione. Il loro amore si costruisce troppo in fretta, senza un reale approfondimento su Emma e le sue motivazioni, ma in questa dinamica c'è il personaggio più caratterizzato del romanzo. 
Tutti che si impicciavano dei fatti degli altri, come fa la gente in certi libri decadenti. Le donne non sapevano stare al loro posto, e si vedeva che erano infelici per questo. Che terribile spreco! (pag. 194)
Dan è un poeta, con una serie di comportamenti così diversi da quelli di ogni altro personaggio creato dalla Howard da brillare per tutta la narrazione. Proveniente da un famiglia povera, con gravi problemi di salute alle spalle, esibisce un rifiuto delle convenzionali regole sociali che lo fa oscillare tutto il tempo tra l'ambiguità del cinico impenitente, un lieve disturbo Asperger e il moralismo più bieco. Anche il lettore, abituato alla garbata società inglese, lo percepisce come una nota "stonata" in grado di movimentare ogni situazione.
Tutta la narrazione porta un'inconfondibile impronta "britannica" nel più classico senso del termine: garbata ironia anche nelle situazioni cupe, pacatezza e buone maniera che nascondono le più intricate faide. E su tutto la capacità unica della Howard che rappresenta le dinamiche familiari più complesse in maniera vivida, attingendo liberamente dal suo passato personale (già notevolmente romanzesco).

È quasi un peccato leggerlo dopo i Cazalet, perché dopo le vette raggiunte nella saga, All'ombra di Julius può sembrare, a torto, un'opera minore. Ma è uno dei solidi mattoni su cui si è costruita la narrativa dell'autrice e che spinge, ancora di più, a recuperare tutti gli altri elementi portanti usciti dalla sua mente.
Giulia Pretta
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