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"Quando il futuro governava il presente" di Aldo Bondi

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Quando il futuro governava il presente. 
La storia di Alberto Scandone, un politico pressato dalla Grazia
di Aldo Bondi

Il Pozzo di Giacobbe, 2016 
pp. 195
€ 12,00 



In un celebre passo delle Pensées di Pascal si legge che in Gesù Cristo vengono a conciliarsi tutte le contraddizioni. Così il pensatore francese, non senza un estenuante travaglio intellettuale ed esistenziale, risolveva l'aporia tra fede e ragione, tra mondo secolare e vita contemplativa. Una pacificazione finale in cui l'inquietudine della quête riluce di una significazione inedita e inaudita, vibra ancora di quella vertigine dove il cuore, posto davanti al suo destino, si "spaura", come dice il poeta. E una fede pascaliana, temprata cioè da una irriducibile irrequietezza di fondo nonché vivificata da continue "intermittenze del cuore", è appunto quella che sorregge la vicenda umana di Alberto Scandone, politico e intellettuale "pressato dalla Grazia", tratteggiata in maniera agile ma rigorosa da Aldo Bondi che a Scandone aveva già dedicato la più ampia monografia Tra Gramsci e Teilhard. Politica e fede in Alberto Scandone (1942-1972) edita nel 2012. Rispetto a quest'ultima, e a dispetto del titolo da cui emerge la facies più marcatamente politica, Quando il futuro governava il presente, pubblicato per i tipi dell'editore trapanese Il Pozzo di Giacobbe e accolto nella collana 'Synodia' diretta da Giuseppe Bellia e Lanfranco Bellavista, si presenta piuttosto come una "biografia spirituale" dell'avventura, tragicamente e precocemente conclusa, di Scandone.
Prima di addentrarci ulteriormente nel contenuto del libro, sarà bene però mettere in luce la figura del suo protagonista a beneficio di chi, come il sottoscritto, è anagraficamente troppo giovane per aver avuto diretta esperienza di quel coacervo di fervori e grandi tensioni (in un'accezione ambigua del termine) che sono stati gli anni Sessanta e Settanta in Italia, solitamente ingessato dal processo di rivisitazione e interpretazione che chiamiamo Storia. Epperò, a fronte di questa problematicità nel mettere a fuoco un lasso di tempo di cui ancora adesso è possibile ravvisare alcuni non irrilevanti strascichi, accanto alla narrazione globale e con la maiuscola del passato, assume una grande importanza, come già ci avvertivano gli 'annalisti' francesi, ricercare un angolo più ristretto della visuale in modo da assistere, come da una specola privilegiata, al farsi lungo l'asse diacronico dell'attuale presente. Con queste premesse, la parabola umana di Alberto Scandone di cui Bondi si fa scrupoloso cronista acquista tutti i crismi della 'testimonianza'; concetto, questo, di ispirazione tanto storicistica quanto evangelica, che racchiude, e non a caso, le due 'anime' di Scandone. 
Nonostante l'innegabile matrice cristiana della sua formazione umana e culturale, determinata tanto dall'ambiente famigliare borghese quanto da quello collegiale in Svizzera, nei primi anni Sessanta il giovane Alberto sperimenta una "crisi tremenda" della fede che, se da un lato lo porterà ad abbandonare temporaneamente (e, in verità, mai pienamente) la via della Chiesa, dall'altro ricalibrerà il suo anelito innato e inesauribile di verità nell'impegno politico, vissuto sia sul fronte dell'attività giornalistica, con collaborazioni a testate come Astrolabio, Rinascita, L'Unità, L'Ora, sia su quello della 'militanza' nel PCI, tra l'altro molto apprezzata dai vertici del partito. Quello che la biografia di Bondi mette bene in evidenza, infatti, è come ogni sforzo politico e intellettuale di Scandone fosse mirato a armonizzare in una sintesi storico-dialettica la cultura marxista con quella della teologia cristiana postconciliare; compito, questo, che forse avrebbe potuto portare risultati importanti se Alberto non fosse venuto a mancare in un tragico e a tutt'oggi misterioso incidente aereo avvenuto il 5 maggio del 1972 a Palermo.
Merito di questa pubblicazione di Bondi è sicuramente quello di aver ricostruito e sottratto all'oblio la parabola umana di un protagonista (seppure per breve tempo) del secolo scorso attraverso l'epistolario del Nostro e una cospicua mole di scritti finora inediti. Ne emerge, come detto, il ritratto di un giovane appassionato e generoso al servizio di un'idea alta di Bene che tra le due sorelle del Vangelo di Luca (10, 38-42) - "Maria", ovvero, allegoricamente, l'ascesi spirituale e una disposizione contemplativa; e "Marta", l'esistenza improntata all'azione quotidiana, alla praxis - sceglie, pascalianamente, quell'unico luogo possibile dove tutte le opposizioni si annullano: "Nonostante le mie opposizioni che durano e si incrudiscono, posso solo essere un cuscino per il Tuo capo, posso solo parlare di Te e con Te. [...] Non c'è scelta, se si è nelle mani del Dio Vivente...".



Pietro Russo