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#PagineCritiche - BiblioTech: perchè le biblioteche sono importanti più che mai nell'era di Google

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Foto ©Debora Lambruschini
BiblioTech
di John Palfrey
Editrice Bibliografica, febbraio 2016

Traduzione di Elena Corradini

pp. 248
euro 25,90






L’istituzione bibliotecaria è stata fondamentale per il successo della nostra democrazia. […] [Le biblioteche] sono inoltre essenziali per fornire a tutti uguali opportunità all’interno della società.


Il titolo di questo saggio, pubblicato in italiano pochi mesi fa da Editrice Bibliografica, è estremamente esplicativo e diretto: non soltanto circa l’argomento oggetto di discussione, ma anche in riferimento alla posizione dell’autore nel dibattito in questione, a proposito di un tema a cui tutti dovremmo in qualche misura interessarci e formarci un’opinione. Addetti ai lavori o comuni lettori, le biblioteche sono infatti un luogo con cui quasi tutti abbiamo un certo grado di familiarità e la crisi che tali istituzioni stanno attraversando negli ultimi decenni deve riguardarci da vicino. E interessante è proprio il fatto che il testo in questione si rivolge a tutti noi, professionisti e non, bibliotecari ed utenti, senza cedere a facili discorsi retorici e tecnicismi ma inserendosi nel dibattito sul futuro delle biblioteche nel sistema culturale attuale in modo piuttosto semplice e diretto, in un saggio che non mira ad essere soltanto celebrazione delle biblioteche e del ruolo centrale che esse svolgono all’interno di una società democratica, ma che cerca di fornire in modo chiaro e preciso proposte e suggerimenti per superare la crisi e gli enormi cambiamenti che tali istituzioni sono chiamate ad affrontare oggi, dalla mancanza di fondi alle sfide di un mondo sempre più digitalizzato.
Palfrey, giurista esperto di nuovi media e proprietà intellettuale, si è calato nel ruolo di responsabile della Harward Law School Library, impegnandosi nella sua riorganizzazione e fondando la Digital Public Library of America allo scopo di rendere accessibile in tutto il Paese il catalogo digitale del sistema bibliotecario statunitense, autorevole alternativa a Google Books. Non un bibliotecario, quindi, ma un professionista che del mondo delle biblioteche ha imparato a conoscere ogni aspetto e che, abbandonando discorsi retorici e nostalgici, si è convinto del ruolo assolutamente fondamentale che esse ricoprono nel mondo attuale e della necessità di rinnovarsi per non diventare obsolete o restare schiacciate da pressione economica e colossi dell’informazione privati.
Se è vero che il panorama specifico di riferimento dell’analisi di Palfrey resta necessariamente quello statunitense, leggere questo saggio è tuttavia utile al fine di comprendere non solo quel sistema ma per interrogarsi su tematiche e problemi che riguardano anche il contesto bibliotecario europeo ed italiano, in forme differenti, certo, ma comunque un punto di partenza privilegiato per analizzare la questione sempre più urgente del ruolo delle biblioteche nell’epoca contemporanea. Palfrey sottolinea l’importanza di tali istituzioni all’interno della società, a partire dal sistema educativo: la biblioteca, con i numerosi materiali disponibili, le postazioni informatiche con accesso ad una rete internet ad alta velocità, l’orario di apertura prolungato, deve essere un luogo centrale nella vita di ogni studente fin dai primi anni di apprendimento scolastico e il mezzo per colmare digital divide e accesso alla conoscenza che affligge la società condizionando le possibilità future dei propri cittadini; e centrale, quindi, il ruolo del bibliotecario, nel guidare gli utenti non solo alla scoperta di un catalogo più o meno vasto, ma, auspica l’autore del saggio, nell’affiancamento ad insegnanti e tutor nell’accesso all’istruzione e alle possibilità offerte dal digitale.

Dal momento che le informazioni sono più che abbondanti pressoché in tutte le discipline, gli studenti ricorrono troppo spesso a fonti immediatamente accessibili ‒ quelle reperite tramite una ricerca via Google o su iPhone. Ma spesso tali fonti non sono le migliori. Gli studenti davvero capaci sono quelli consapevoli di poter fare di meglio che aggrapparsi all’informazione a cui si può arrivare con più immediatezza. I bibliotecari di consulenza, che trascorrono le giornate a scoprire tutto ciò che è disponibile in moltissime discipline e che sanno come cercarlo, possono fornire un ottimo servizio agli studenti e agli altri utenti della biblioteca. In un mondo in cui le potenziali fonti informative sono decisamente variabili per qualità e rilevanza, la competenza di base dei bibliotecari ‒ in quanto guide alle risorse migliori ‒ può rivelarsi impagabile.



In tale ottica, risulta quindi centrale la formazione di personale appassionato e competente, capace di comprendere la transizione da un mondo analogico ad uno sempre più orientato al digitale, in cui le biblioteche stesse devono ripensare la loro forma tradizionale per rispondere prontamente alle esigenze della comunità. Luoghi di aggregazione e conoscenza, punti di riferimento per ogni comunità grande o piccola, le biblioteche devono saper rispondere alla crisi del settore e aprirsi al cambiamento, consapevoli delle nuove sfide che esso comporta. Tra queste, sicuramente la necessità come si accennava poc’anzi, di formare bibliotecari dalle competenze tecniche ed informatiche adeguate, ma anche lo sviluppo di soluzioni mirate al problema – sempre più urgente e centrale nel mondo attuale – della conservazione dei dati digitali, nel quale, secondo Panfrey, le biblioteche pubbliche devono confrontarsi e attuare in prima persona misure idonee:

Il rischio che un piccolo numero di aziende commerciali tecnicamente capaci determinino la gran parte di quello che leggiamo, e come lo leggiamo, è enorme



ed è necessario, quindi, scongiurare il pericolo di un sistema in cui l’informazione e l’accesso ad esse siano veicolate da grandi corporation private come Amazon e Google, e fare in modo che siano le biblioteche invece a rivestire un ruolo di primo piano nella gestione dei materiali – a stampa o digitalizzati che siano – messi a disposizione gratuitamente all’utente.

Foto ©Debora Lambruschini , Università degli studi di Genova, biblioteca di Lingue
Nel mondo attuale risulta inoltre sempre più complicato orientarsi nella vastità di materiali ed informazioni e, ancora, il ruolo di bibliotecari competenti e specializzati risulta fondamentale per l’utente che non può affidarsi completamente alla semplice ricerca su Google, ma verificare l’attendibilità delle informazioni reperite grazie, per esempio, all’intervento del professionista in questione. Bibliotecario che, si è detto, deve destreggiarsi nel vasto mare di informazioni di cui dispone e che oggi è sempre più necessario rendere disponibili in formato digitale, pur con tutti i rischi e le problematiche a tale forma legati.

Digitalizzare il patrimonio di una biblioteca significa, quindi, renderlo accessibile ad un numero di utenti estremamente maggiore rispetto ai soli iscritti e fruibile anche ad una certa distanza dalla struttura che ne detiene la proprietà, svolgendo un ruolo di notevole importanza nel diritto di ognuno di noi a pari opportunità di studio ed istruzione. A tale scopo, infatti, Panfrey è stato tra i fondatori della già citata DPLA, con una rete sempre più grande di enti aderenti che mira ad aggregare «il patrimonio culturale e scientifico degli Stati Uniti in forma digitale» e renderlo disponibile ad un numero sempre maggiore e variegato di utenti ad ogni angolo del Paese. Un progetto importante e su vasta scala che, ricorda lo stesso autore, non è il primo del settore – tra gli altri, ricordiamo per esempio Europeana – ma che sembra svilupparsi in modo peculiare e con successo nell’ambito statunitense. Se pensare una rete globale resta ad oggi ancora un’utopia, singole reti sovranazionali sono un progetto per nulla facile da realizzare ma quanto mai necessario, in un mondo sempre più orientato al superamento dei confini nazionali e del gap economico – educativo legato all’accesso all’informazione.

Seguendo l’analisi di Panfrey, viene naturale pensare al sistema bibliotecario italiano di cui, anche i non esperti, possono facilmente coglierne alcune problematiche e debolezze. Ma senza voler troppo addentrarsi nelle problematiche specifiche di tale sistema, ciò che personalmente ho subito collegato al discorso su digitalizzazione, rete, cloud computing, è il senso di frammentarietà e disorientamento di fronte alla mole di informazioni e materiali di cui oggi potenzialmente disponiamo e che, sono sicura, ha assalito tutti o quasi nelle nostre carriere di studenti, ricercatori, professionisti o semplicemente lettori. La complessità di questo mondo – su cui per altro non mancano manuali e saggi vari per cercare di meglio orientarsi e farsi un’idea più precisa del sistema, tra cui, per esempio, numerosi titoli nel catalogo di Editrice Bibliografica stessa – la disabitudine che allontana sempre più adulti dalle biblioteche o dal personale esperto a disposizione (per non tacere, poi, della mancanza talvolta di adeguate competenze tecniche ed informatiche degli stessi), svalorizzano il ruolo che tali istituzioni ricoprono all’interno della società. Per fare un esempio, molto banale, circoscritto all’ambito accademico: non è raro, purtroppo, incontrare studenti alle prese con la redazione di tesi finali che ignorano o non comprendono pienamente il potenziale delle banche dati di cui ogni ateneo dispone, che non sono in grado di destreggiarsi con le risorse a loro disposizione e che, ahimè, si limitano ad essere frequentatori passivi degli spazi bibliotecari, luoghi ideali per studiare ma di cui troppo spesso scelgono di ignorare la funzione primaria di ricerca e reperimento del materiale utile, a stampa o digitale che sia.

Amara – e personale – riflessione a parte, è necessario inoltre tenere conto, durante la lettura, delle difficoltà economiche in cui tali istituzioni versano purtroppo negli ultimi anni e da cui emergono ancora una volta le differenze tra il contesto statunitense e quello italiano. “Free to all” recita l’iscrizione sull’ingresso principale della Boston Public Library, e il potenziale di un accesso all’informazione che sia pubblica e gratuita per tutti è ancora oggi decisamente chiaro e fondamentale, ma proprio per questa ragione è difficile ignorare i ripetuti tagli al settore, la crisi contro cui biblioteche e personale sono costretti a fare i conti, l’incapacità per alcune realtà di stare al passo con un mondo che cambia velocemente. Se il singolo non sempre è capace di ovviare alle difficoltà e rispondere alle innovazioni necessarie, la rete, il sistema coordinato ed efficiente di cui parla Panfrey nel saggio, sono quanto mai fondamentali per rispondere ad una delle esigenze basilari di ogni comunità, di una democrazia, in cui mondo fisico e digitale possano insieme creare un luogo ideale.

E quindi, va’, esci di casa, cerca la biblioteca più vicina, interroga il personale, scopri i servizi che il sistema offre, sii curioso e consapevole dell’importanza, oggi più che mai, delle biblioteche.