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#CriticaNera - Il caos ricondotto all'ordine: “L'arte del delitto” di Ugo Moriano

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L'arte del delitto
di Ugo Moriano
F.lli Frilli Editori, 2012



Jorge Luis Borges sosteneva che la magia del noir (e di tutte le sue varianti) risiede nel fatto che il caos innescato dal crimine si trasforma lentamente in una composizione ordinata, grazie alla logica e all'intelligenza dell'investigatore. Per questa ragione, credo, il maestro argentino avrebbe gradito la lettura de L'arte del delitto di Ugo Moriano, pubblicato ormai tre anni or sono per i tipi della F.lli Frilli, ma recente vincitore del premio della critica al World Literary Prize 2015.

La narrazione si apre, in realtà, con l'indagine che è già iniziata. L'ispettore Angelo Ardoino e il suo vice Noemi Vassallo stanno indagando sul ferimento di un giovane studente del Ponente ligure, Emanuele Durando, colpito da alcune coltellate all'uscita del Crazy Movida, una discoteca di Ventimiglia. I due investigatori ben presto capiscono che la vittima non è una sola, ma due. Grazie ad una serie di macchie di sangue riescono infatti a ricostruire la strada percorsa da Vladilena, una giovane restauratrice russa senza permesso di soggiorno che lavorava saltuariamente nel locale ventimigliese.


La pista individuata dagli investigatori conduce nella piccola frazione di Grimaldi, dove la donna lavorava come restauratrice presso un ambiguo mercante d'arte. Ciononostante, l'indagine sembra essere arrivata a un punto morto e l'ispettore Ardoino non riesce a ricondurre il caos all'ordine. Paradossalmente, sarà un altro crimine a dare la svolta all'indagine. L'assassinio di Danielle Hamilton fornisce ad Angelo e Noemi lo spunto giusto per arrivare alla soluzione dell'intricato caso. La donna, infatti, fece restaurare un trittico che poi risultò essere un pezzo di grande valore. Il restauratore scelto era proprio il datore di lavoro di Vladilena, la quale aveva per caso scoperto la truffa che il suo capo stava organizzando ai danni della vittima e che gli avrebbe permesso di saldare un pesante debito contratto con un malavitoso libanese e residente in Francia. Questo legame insospettabile tra la morte di Danielle e il ferimento di Durando è l'elemento che riporta l'ordine e restituisce logica a una serie di avvenimenti apparentemente scollegati e inspiegabili.

Al caos iniziale, come vuole Borges, si sostituisce l'ordine del finale. Finale che arriva al termine di una scena al cardiopalma, magistralmente narrata da Moriano, che dimostra di essere un abile scrittore. Si badi che non sto parlando di un campione, di un Messi, ma piuttosto di un gran mediano, alla Oriali, uno che è tanta sostanza e magari tira fuori la giocata che consente al campione di metterla dentro.

Parallela all'inchiesta, scorre come di consueto, la vita dei personaggi, che l'autore costruisce intrecciandola abilmente con l'indagine. La compagna dell'ispettore, una giornalista televisiva che vive normalmente a Milano, partecipa con discrezione al gravoso compito del suo uomo e della sua assistente, la quale, dal canto suo, dimostra di sapersi muovere con autonomia. Sullo sfondo il Ponente ligure, da Imperia a Ventimiglia, come una grande ed espansa città. I personaggi si muovono tra questi due estremi con la stessa naturalezza con cui Pepe Carvalho si muoveva tra i quartieri di Barcellona: centro e periferia sono indistinguibili, e non potrebbe essere diverso. La stessa Imperia è in realtà la somma dei suoi due borghi e la parte antica di Ventimiglia, in Liguria, è seconda solo alla città vecchia di Genova, la più estesa d'Europa. Da un punto di vista geo-letterario questo è un aspetto molto interessante, che restituisce un'immagine se vogliamo nuova della Provincia: non più piccola città dagli orizzonti ridotti, ma vasto territorio con un forte carattere identitario che, qui, corrisponde con quello del protagonista del romanzo, l'ispettore Angelo Ardoino.