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Il Salotto: Luisa Menziani racconta FanteCavalloeRe

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Acquerello di Giuliano Della Casa
Luisa Menziani, che oggi ospitiamo nel nostro Salotto, è una scrittrice che ha appena pubblicato il suo esordio letterario intitolato FanteCavalloeRe, edito da Artestampa, di cui abbiamo avuto occasione di parlare recentemente su Critica Letteraria.
In un bel giorno di sole è arrivata al luogo che avevamo concordato per il nostro incontro, naturalmente a bordo di una bici che, come di certo saprà chi ha già letto il libro, è la sua grande passione.  Davanti ad un cocktail colorato, come quelli che piacciono tanto ai protagonisti delle sue storie, ci ha raccontato la genesi e lo sviluppo del romanzo e ci ha accompagnato nell’universo dell’UnDueTre, l’adorabile filosofia alla base dei suoi racconti.

Come è nata l’idea? Come sei arrivata alla casa editrice?

Un po’per caso.  Una sera, tornando da una gita in montagna – era il mese di Gennaio del 2014 – ho deciso di raccogliere l’invito di un amico che da tempo mi suggeriva di scrivere. In effetti, il primo capitolo è nato proprio da un messaggio in cui gli raccontavo le sensazioni visive di una giornata di sole in pieno inverno.  Quella sera ho buttato giù anche la filastrocca e la sua formula.
Alla casa editrice sono arrivata… suonando il campanello. Ho deciso di tentare ispirata dalla Musa, come direbbe sempre lo stesso amico, ma senza nutrire grosse speranze. La sorte ha voluto che quel giorno l’editore si trovasse in sede e avesse del tempo da dedicarmi. Mi ha chiesto di inviargli un abstract. L’ho fatto e da lì è partita la mia avventura.

La narrazione è accompagnata dalle belle immagini di  Giuliano Della Casa. Ci dici qualcosa su questo? E come mai, assieme alla parte narrativo descrittiva, ne hai inserito una visiva?

Giuliano Della Casa è uno dei tanti UndueTre che mi ha regalato questo libro. Conoscerlo è stata una emozione grandissima, così come vederlo lavorare. I suoi acquerelli sono  arrivati per ultimi, a libro concluso. Prima avevo preso contatti con altri professionisti (uno poi bravissimo), che avrebbero dovuto realizzare le descrizioni degli schizzi che si leggono nel libro, poi però le cose sono andate diversamente e le illustrazioni sono divenute quelle che si vedono ora. Mentre scrivevo visualizzavo ogni scena e gli schizzi visivi sono venuti da sé. Mi sono sembrati un modo efficace e divertente per contribuire al ritmo interno dei capitoli e creare al tempo stesso un altro filo narrativo.

Se l’inizio è stato così casuale, come è nata la forte coerenza interna dell’opera?

La coerenza è nata in itinere, poi si è trattato di fare solo una revisione formale. I capitoli sono stati scritti nella sequenza con cui compaiono nel libro; ho elaborato nella mente gli aspetti principali prima di stenderli ed ho sempre avuto l’idea molto chiara che tutto dovesse stare in equilibrio senza che mai niente  divenisse preponderante, compresi i personaggi.  

I temi: una lettura dell’opera per temi può avere senso? Ce n’è uno che emerge con maggiore forza rispetto agli altri?

FanteCavalloeRe è una pedalata nella vita  attraverso  temi importanti del quotidiano, prima di tutto il bisogno di mantenere vivo il contatto con la natura, che nel nostro contesto urbano e nella situazione in cui viviamo è sempre più difficile trovare. Centrale è anche il tema della ricerca, condotta su più toni, così come quello delle relazioni umane e dell’amore.  

Il libro non è un romanzo in senso classico, ma si può leggere a tanti livelli. Uno è quello di fiaba: i personaggi hanno nomi di fantasia, il tono è leggero e sognante. Allo stesso tempo è anche un diario: il narratore filtra tutti gli eventi e alla fine dei capitoli sono riportati spesso dei post scriptum, come se si trattasse di prendere delle note per riordinare gli appunti in seguito. Tu cosa ne pensi?

Sì, penso che si possa leggere anche così, ma non mi sembra fondamentale caratterizzarlo in un genere. Certo si può parlare di un diario, di un quaderno più che altro. E infatti è importante la parte grafica. Ma potrebbe essere anche una favola moderna per tutti, così come lo ha definisci tu e come ha fatto anche Marina , amica lettrice di Instagram, che ne parla come di un libro per chi ha voglia di leggere e di sognare, di giocare ma anche di perdersi per poi riprendersi. Ed anche su questo sono d’accordo. O anche altro.

Parliamo adesso dell’io narrante e della sua caratterizzazione. Quanto c’è di autobiografico in questa storia narrata in prima persona?

L’io narrante ha una caratterizzazione, ma non un nome. Questo perché in sostanza l’io narrante è chi legge. Il lettore entra nella sua testa e, se sta al gioco,  inizia a vedere il mondo attraverso la sua personale prospettiva. Certo condivido quello che dice, ed alcuni spazi ad esempio sono ripresi da luoghi che ho frequentato, inclusi i parchi di Vienna.

Tra tutti i personaggi, molto interessante è il professor Kinnunen, che entra nella storia a partire dalla gita a Vienna. Come nasce e cosa rappresenta?

Il professor Kinnunen prende il nome da un finlandese con il quale  scambiavo delle lettere da ragazzina. Era un amico di penna, uno di quelli che ti assegnano quando vai a scuola e devi imparare bene l’inglese. Ho pensato di inserire questo nuovo personaggio per declinare diversamente il tema della ricerca  e dei rapporti  umani. Kinnunen,  infatti, ha una buona carica comunicativa, risponde alle mail, ascolta, ed è gentile. E la gentilezza è una delle cose che preferisco. E poi abita a Vienna. E così ce ne andiamo un po’ anche là per incontrarlo.

In conclusione è forse nella filosofia dell’UnDueTre che possimo individuare il nucleo centrale attorno al quale ruota l’opera. Come vuoi descrivere questa, che a tutti gli effetti è una visione del mondo?


Filosofia è una parola grossa. L’UndueTre è la formula che rende visibili  e speciali anche le cose semplici e quotidiane, che ci fa scoprire o riscoprire  il momento e, ogni volta che è possibile, rendere magica la quotidianità. Con uno sguardo indipendente, brillante e un po’ sognante, ma non sempre e non troppo.