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Alla scoperta del New Weird di VanderMeer: conquisterà anche l'Italia?

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Annientamento
di Jeff VanderMeer
Einaudi, 2015

Traduzione di Cristiana Mennella

pp. 186
€ 16

Quando ormai eravamo pronte ad attraversare il confine sapevamo tutto... e non sapevamo niente. (p. 64)
Quando il lettore ideale apre la prima pagina, sospende l'incredulità. Il lettore reale, invece, è un'altra cosa, e spesso è necessario qualche capitolo per addentrarsi completamente nel mondo raccontato. Specialmente se l'ambientazione del romanzo è qualcosa di completamente inatteso, spiazzante, volutamente strano e fantascientifico.
Quando ci si avventura in Annientamento di Jeff VanderMeer, primo capitolo della "Trilogia dell'Area X", ecco che ci si ritrova a seguire l'io-narrante, una biologa, in una missione pericolosa alla ricerca oltre il confine. Cosa sia esattamente questa Area X, non si sa: la protagonista vi si trova catapultata  con tre compagne di spedizione di cui non conosceremo mai i nomi. D'altra parte, le quattro sono lì nel loro ruolo professionale (una psicologa, un'antropologa e una topografa), non per esprimere le proprie riflessioni. Anzi, per quelle hanno a disposizione diari di bordo, che devono però restare personali e non devono essere letti. Quindi, costrette nello stesso spazio con rischi altissimi di non ritorno, e armi in tasca (e che armi!), le quattro iniziano a indagare sfruttando la loro preparazione, fingendosi però diverse da ciò che sono, per non destare sospetti: 
Spesso a furia di fingere diventiamo una discreta copia di ciò che imitiamo, anche se solo alla lontana. (p. 44)
Non c'è coesione, né si conosce l'obiettivo esatto della missione: "esplorare" è un verbo che ha infinite sfumature. E, d'altro canto, i pochi superstiti non sono mai tornati realmente dalle spedizioni precedenti: la biologa stessa ha sperimentato nella sua vita familiare un "finto ritorno", e forse anche per questo ha deciso di arruolarsi. Tuttavia, anche i criteri di scelta dei volontari sono misteriosi:
Mi accettarono per fare un esperimento. Ma magari avevano previsto fin dall'inizio che mi sarei arruolata. (p. 78)
Dunque, la biologa e le compagne di viaggio si trovano sbalzate in questo mondo che ha poco dell'avventura tradizionalmente intesa e molto della fantascienza: spore, animali (?) uggiolanti, singolari esoscheletri, parole luminose sulle pareti di un Tunnel o di una Torre. Avete letto bene: o. Ognuna vede e partecipa a una sua realtà particolare, le allucinazioni si avvicendano e non è mai chiaro dove stia la verità.  D'altra parte, queste caratteristiche sono pienamente coerenti con la corrente letteraria del New Weird (così denominata proprio da VanderMeer), che dagli anni '90 ibrida la fantascienza con tanti altri sottogeneri: dal fantasy all'horror, dall'avventura al distopico. E Annientamento ha tutti questi elementi, più una non scontata messa in crisi quasi nichilistica della realtà circostante e della genuinità dei rapporti umani.

Infatti, non ci vuole molto perché le quattro mettano in dubbio l'addestramento ricevuto («In fondo, cos'era una mappa, se non un modo per mettere in luce alcune cose e renderne invisibili altre?», p. 62) e si mettano alla prova nell'indagare un quid che pare insondabile («Un biologo non è un detective, ma cominciai a pensare come un detective», p. 59). 

In questa dimensione a tratti visionaria, che entra in conflitto con la verosimiglianza, la biologa scopre che niente è come sembra, e che (forse) anche le compagne non sono in buona fede. Il percorso si fa sempre più impervio, a tratti pericolosissimo, in altri momenti quasi contemplativo (non dimentichiamo che la biologa è rapita dalla sua professione, e specie singolari l'affascinano come non mai).
È così che la follia del mondo prova a impossessarsi di te: penetrando dall'esterno, costringendoti a vivere nella sua realtà. (p. 102)
E da questo mondo inventato si resta continuamente affascinati, ora terrorizzati, per quanto venga il dubbio che anche il resoconto della protagonista sia una sua interpretazione del reale (non a caso nelle ultime pagine si legge: «anche se non l'ho raccontata proprio giusta», p. 180), e dunque spettralmente tendenziosa.

GmGhioni