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Scrittori in ascolto: incontro con Clara Sánchez

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Sono passate da poco le 13 quando nella sede milanese di Garzanti in via Parini arriva Clara Sánchez, autrice pluri-premiata dalla critica e amatissima dal pubblico. Dopo grandi successi (non tutti purtroppo tradotti in italiano, ad oggi), arriva Le cose che sai di me, recensito stamattina su CLetteraria e al primo posto nelle vendite in Spagna da mesi. Le curiosità sono tante, e già prima di iniziare l'incontro, noi blogger ci siamo scambiate un po' di impressioni sul romanzo. Da subito scopriamo di avere tantissime domande per Clara, che ci darà puntualmente risposta. Perché una delle prima cose da dire è che Clara Sánchez è una scrittrice generosa e molto piacevole, disposta a raccontarsi nel suo percorso di autrice, ma anche come donna. 

Uno dei punti cruciali che innescano la storia è l'incontro della protagonista Patricia con la (vera o presunta) veggente Viviana. Questa scelta, che suscita un po' di riserve da parte delle più scettiche verso la magia e il soprannaturale, viene spiegata così dall'autrice: Patricia ha bisogno di qualcuno che le tolga la benda della sua ingenuità. E Viviana, una persona che ha vissuto drammi pesantissimi, è la persona giusta: ha dovuto trovare la forza, e adesso ha tutte le risorse per modificare il presente con la sua esperienza. Poi, cos'è questa magia? Secondo la Sánchez, è una forma di immaginazione, che esercitiamo ogni giorno per giocare con la realtà. Ognuno di noi ha bisogno di andare oltre il tangibile e il razionale: c'è chi sceglie la religione, ma questa presuppone di aspettare un intervento dall'alto; al contrario, la magia fa presa sulle proprie capacità. In un certo senso, la chiave di tutto è l'intuizione, che permette di andare oltre il razionale: anche nel lavoro di scrittore, per la Sánchez l'intuizione e il sesto senso sono almeno l'80% di quel che serve per narrare.  


E Clara Sánchez sa bene come raccontare storie, dal momento che Le cose che sai di me ha vinto il Premio Planeta, ambitissimo in Spagna. Ci racconta di aver scelto di presentarsi con uno pseudonimo molto significativo: José Calvino, risultato della mescolanza del nome di suo padre con il cognome del nostro beneamato Italo. Oltre al doppio omaggio, anche una motivazione più semplice: in Spagna in molti premi è obbligatorio presentarsi con pseudonimo. E poi, in caso di sconfitta, questo avrebbe evitato a Clara interviste e lunghe spiegazioni! Con un momento di commozione, ci racconta di aver voluto dedicare il premio a suo padre, scomparso poco prima della vittoria, un vero peccato, che ha aggiunto dolore di scrittrice al dolore di figlia, perché l'uomo aveva sempre creduto nell'opera della sua "Clarita". 

Tornando al romanzo, un punto che ha molto colpito la nostra amica Noemi (Tazzina di Caffè) è l'età della protagonista: Clara conferma, 26 anni sono un'età cruciale, segnano un momento (specialmente in questi anni di crisi) in cui i giovani hanno molte ambizioni, ma non sempre ci sono le risorse e le possibilità di realizzare i propri sogni e arrivare al successo. Allora tutto diventa angoscioso: Clara lo riscontra nei tanti giovani precari della Spagna, e purtroppo siamo costretti ad ammettere che anche in Italia è proprio così. In ogni caso, anche il successo è un'arma a doppio taglio: la scrittrice racconta di aver da poco scoperto che in America ci sono cliniche per la disintossicazione create appositamente per aiutare artisti e attori a superare lo stress dilagante. In fondo, 
il successo è qualcosa che gli altri ci invidiano, ma non sempre porta necessariamente alla felicità vera. 
Anzi, quando il successo è legato all'immagine, come nel caso della modella Patricia, è ancor peggio: tutta la vita ruota attorno a un ideale da raggiungere a ogni costo, con operazioni dolorose e sacrifici che mettono a repentaglio la propria salute. Insomma,
il successo è una delle droghe più tossiche.
Siamo al cin-cin
E nel romanzo si vede bene. Per questo chiedo (oltre a questa tematica e alla paura di Patricia) quanto contano il sospetto e la ricerca di verità nella scrittura di Clara. Lei spiega che in tutti i romanzi affronta queste tematiche, perché viviamo senza sapere cosa accadrà domani, per quanto pontifichiamo: da qui si origina un incessante intrigo psicologico, che non pertiene solo ai polizieschi, ma a qualsiasi romanzo. E così alla vita individuale: se provassimo a chiedere a un impiegato come va la sua vita, probabilmente ci direbbe soprattutto menzogne. Questo non per falsità, ma perché siamo tutti dei "narratori congeniti", raccontare appartiene alla nostra vita. Così costruiamo quel che non dominiamo con il nostro ideale, e in parte con le tessere di altre vite e di immaginazione. 
Dal punto di vista della scrittura, l'intrigo è alla base di tutto: in particolare, un aspetto che piace molto raccontare alla Sánchez è la storia dal punto di vista di un personaggio, che filtra gli eventi in base alla sua sensibilità. Trasmettere questo è un obiettivo che ogni scrittore dovrebbe porsi. Anzi, 
il vero successo letterario si ha quando avviene una vera e propria osmosi dalla mente del personaggio a quella del lettore, e in questo è stato maestro Henry James. 
In particolare, a Clara piace creare momenti in cui il lettore sa benissimo cosa sta per avvenire o cosa sta succedendo, mentre il personaggio non ancora. Nel caso delle Cose che sai di me, ad esempio, tutti i lettori sanno che Eliás prosciuga le energie (e le finanze) di Patricia, mentre la protagonista avverte solo qualcosa che stride nella sua sua apparente felicità, ma non sa ancora cosa. E solo con un loop paranoico arriverà a cambiare la sua visione del mondo. 
Proprio questo legame con la paranoia è qualcosa che la Sánchez conosce in prima persona: gli incidenti che sono capitati a Patricia sono tutti accaduti anche a lei, e arriva un momento in cui un po' superstiziosamente una persona si domanda se siano solo coincidenze...

Il gruppo delle blogger, con Clara al centro
Dunque, in parte la scrittura ha la grande funzione di esorcizzare i sentimenti negativi e le paure, muove dalle preoccupazioni personali, ma serve anche a sdoganare emozioni ancora oggi bloccate in tanti stereotipi. Nelle Cose che sai di me, l'amore è diverso da quello che pensiamo, non è detto che renda più forti, e anzi crea dipendenza e schiavitù. Per Patricia, l'amore senza riserve dà ad Eliás un potere immenso, e la trasforma in vittima, una Anna Karenina moderna, che tuttavia uscirà dall'ossessione e percorrerà il tragitto inverso (ma non sveliamo troppo!). Dall'ingenuità iniziale Patricia arriverà a una nuova diffidenza che, sotto un certo profilo, si ritrova nella Spagna contemporanea: dopo tante menzogne e inganni, la gente è stata costretta a prestare maggiore attenzione. 

L'immancabile autografo di Clara Sánchez
Se leggendo i romanzi di Clara Sánchez avete l'impressione di (ri)conoscere i personaggi, sappiate che c'è un fondo di verità: nonostante sia tutto romanzato, l'ispirazione per singoli personaggi arriva sempre dalla realtà. I suoi romanzi esistenzialisti puntano sempre a tenersi ben radicati alla quotidianità, che descrivono nelle tante sfaccettature (anche le meno scontate). Ecco qualche curiosità per chi ha già letto Le cose che sai di me: Irina è ispirata alla prima capa di Clara, non solo per l'aspetto fisico, ma anche per la personalità forte, che col tempo si è addolcita. Così Viviana riprende la vicenda di una compagna di liceo, ritrovata dopo dieci anni, profondamente cambiata da un evento traumatico. 
Se dovesse segnalare il suo personaggio preferito tra quelli dei tanti romanzi scritti, Clara Sánchez parla della protagonista di Desde el mirador, romanzo del 1996 non tradotto in italiano. Lì ha ritratto sua madre durante un periodo di malattia, e l'io-narrante impersona tutte le paure di Clara come figlia: in quei mesi la scrittrice ha vissuto la sensazione di aver oltrepassato un muro, dietro cui si annidavano tutti i peggiori timori e le brutture di cui prima era a malapena consapevole. 

Concludendo l'incontro con un altro cin-cin, Clara ci confessa che la sua paura più grande è quella di non essere compresa dai lettori. D'altra parte, il successo non la sta cambiando molto: certo, deve stare a lungo lontana da casa per i tour letterari, ma è convinta che il premio Planeta, che le ha dato una maggiore stabilità economica, non offuscherà le sue priorità, ormai ben salde. E tra le priorità, sicuramente c'è quella di continuare a confrontarsi coi lettori e, perché no?!, anche con i blogger. Clara andando via ci ha ringraziati e ci ha passato il testimone: "Avete un compito importantissimo, la mia opera è nelle vostre mani". Sperando che la fiducia sia stata ben riposta, ringraziamo ancora una volta l'autrice per averci dimostrato che si può essere grandi senza ammantarsi di ermellino. 


GMGhioni