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Tutti primi sul traguardo del mio cuore di Fabio Genovesi: una favola sportiva per cuori semplici

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Tutti primi sul traguardo del mio cuore
di Fabio Genovesi

Mondadori, 2013

Lo Sport riserva sempre grandi imprese e intense emozioni, rappresentando un meraviglioso serbatoio a cui la letteratura può attingere per prelevare storie e racconti. Gli editori italiani, per molti anni, hanno sostenuto che i quotidiani e le riviste sportive erano sufficienti per raccontare lo sport. Negli ultimi tempi, invece, si è assistito a un vero e proprio mutamento di rotta, con  gli editori che si sono finalmente aperti allo sport, pubblicando sempre più libri sportivi in forma di saggi, biografie, romanzi e racconti; emblematico, tra tutti, il caso editoriale dell’autobiografia Open di Agassi, uscita in Italia presso Einaudi nel 2011. Nell’ultimo anno si è assistito a un’ulteriore crescita della letteratura sportiva, tanto che i libri con lo sport dentro sono aumentati del cento per cento. E, nella maggior parte dei casi, si tratta di opere di qualità. Come Tutti primi sul traguardo del mio cuore di Fabio Genovesi, già autore di Versilia Rock City ed Esche vive. 

Quella di Genovesi è una favola per cuori semplici sulle emozioni e le sensazioni che solo lo sport sa dare, in questo caso il ciclismo. Il libro del giovane scrittore di origini toscane è adatto a tutti, anche a chi di ciclismo non capisce nulla. La voce narrante di Tutti primi sul traguardo del mio cuore è Genovesi stesso, che racconta la prima volta in cui, ancora bambino, vide passare il Giro d’Italia in compagnia del mitico zio Aldo. In quell’occasione si alzò un vento magico: era il vento del gruppo, che arrivava enorme e colorato, innescando un’onda travolgente di emozioni. Da quel momento il bambino, ammaliato dall’incantamento prodotto da quel fulmineo passaggio di biciclette e magliette variopinte, comincia ad avere un solo chiodo fisso in testa: al Giro d’Italia, un giorno o l’altro, ci andrà da protagonista. Ma, dopo essersi accorto di non essere tagliato per correre con una bici, a malincuore decide di accantonare il suo sogno. 

Un giorno, però, quando il bambino Fabio Genovesi è diventato grande e ha ormai quarant’anni, arriva la chiamata che non si aspetta, e che risveglia il sogno dal dimenticatoio in cui è stato riposto: il Corriere della Sera gli chiede di partire dietro alla corsa rosa, e di fare una cronaca, tappa per tappa, del Giro d’Italia. Così cominciano le tragicomiche avventure del novello cronista sportivo, in un coinvolgente tour de force, pieno di allegri e appassionanti colpi di scena, che parte da Napoli, va giù in Calabria e in Puglia, e poi risale su verso la Toscana, e da lì sulle Dolomiti, in Slovenia e in Francia, per arrivare, infine, in una lunga giostra sulle alpi, a Brescia.

Fabio Genovesi si definisce un cialtrone che scrive; è invece un grande affabulatore che narra le sue storie con una naturalezza e una semplicità disarmanti. E, attraverso il sapiente e coinvolgente ritmo narrativo impresso da Genovesi, il fortunato lettore può “vedere” paesaggi favolosi e luoghi magici e incantevoli di una bellezza indicibile e soverchiante, lungo i quali si addossa la folla festante e variopinta dei tifosi; può assistere a fughe solitarie avventurose e a volate di gruppo all’ultimo respiro, con i ciclisti accomunati tutti dal sogno di vincere una tappa al giro, o tenere almeno per un giorno la mitica maglia rosa, o più semplicemente arrivare in fondo alla corsa rosa, non importa in quale posizione; e può sentirsi partecipe di esperienze e situazioni esilaranti, che provocano un riso contagioso, come l’incontro con il poeta calabro di paese Minno Minnini, o la paradossalità dovuta al fatto di seguire il Giro d’Italia e di perdersi per le strade della Slovenia. 

Finito il libro, ti viene da ripensare un po’ a quei ciclisti che, sotto un sole cocente che arrostisce la pelle,  o sotto una neve continua che ghiaccia il naso, la bocca e le mani, soffrono per arrivare alla fine della tappa, ma quando ci riescono sono felici. E per un attimo ti sembra di riconoscere, dietro a quelle sofferenze e a quelle felicità sportive, i tuoi giorni complicati, i tuoi pensieri, i tuoi sogni, i piccoli pezzi della tua vita.