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CriticaLibera: Andrea aveva un amore riccioli neri

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Achille non lo sa mica cosa vuol dire “omosessuale”. Giace con Briseide e con tante altre, si infuria con Agamennone quando gli porta via la sua schiava. Ma quando Ettore uccide Patroclo la sua disperazione è immensa, tanto da prevalere sull’orgoglio e sull’ “ira funesta”: 
una nube nera di dolore avvolse l’eroe; con entrambe le mani prese la cenere arsa e se la sparse sul capo, sfigurando il bellissimo volto; cenere nera copriva la tunica profumata ; nella polvere giaceva lui stesso, lungo disteso, e con le mani insozzava e strappava i capelli.
È un Funeral Blues il suo, che precede di millenni quello di W. H. Auden. Fermate gli orologi: he was my North, my South, my East and West, lo dice pure un gay in un funerale tra quattro matrimoni. Quanti amori tra soldati in guerra: ne scrive anche Walt Whitman, di quel dolore statunitense. Curioso che il celebre capitano di Whitman ispiri i giovani poeti di un famoso film, uno in particolare che trova tragicamente la morte dopo avere interpretato il Puck di Sogno di una notte di mezz’estateA proposito di Shakespeare: anche lui canta di un uomo a cui la natura armò pel godimento delle donne, ma che in realtà per essere donna fu creato:

A woman's face with nature's own hand painted,
Hast thou, the master mistress of my passion;
A woman's gentle heart, but not acquainted
With shifting change, as is false women's fashion


La letteratura per fortuna ha il pregio di essere spesso più saggia della storia e più civile di ogni legge proibizionista.  Quando un autore non può o non ha il coraggio di gridare apertamente, camuffa la sua protesta dietro un personaggio. Proust non fa coming out, ma il Barone di Charlus della Recherche sì. La lista dei personaggi omosessuali in letteratura è sterminata: chi scrive non pretende di avere competenze particolari in questo campo di studi. Sarebbe interessante saperne di più. Da una rapida ricerca su internet pare che ci siano due testi in particolare che si occupano di letteratura e omosessualità: Classici dell’omosessualità, a cura di Paolo Zanotti ed edito da BUR, e uno studio che si concentra sulla letteratura nostrana, L’eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano, di Francesco Gnerre per Dalai Editore.

Ma continuiamo con questo fantomatico brainstorming e torniamo in Grecia, anzi a Lesbo, dove la poetessa Saffo istruisce al canto e all’amore le giovani aristocratiche. Poco importa che Ovidio le faccia scrivere una lettera d’amore al traghettatore Faone, saffici saranno da allora in poi tutti gli amori tra due donne. Amori che inebriano non pochi poeti: anche Baudelaire, c’era da aspettarselo, in uno dei suoi fiori immagina una Lesbo
terre des nuits chaudes et langoureuses, Qui font qu'à leurs miroirs, stérile volupté! Les filles aux yeux creux, de leur corps amoureuses, Caressent les fruits mûrs de leur nubilité.
La Francia di quei tempi non ha peli sulla lingua: Rimbaud e Verlaine scrivono a quattro mani il Sonnet du trou du cul  e il loro avventuroso e “pistolettaro” amore rimane ancora oggi uno dei più celebri tra tutti i letterati.
Come non ricordare poi, tra i più noti poeti omosessuali l’ OscarWilde degli abusati aforismi e del De Profundis, e André Gide, primo scrittore dichiaratamente gay a ricevere il premio Nobel per la letteratura.
L’amore omosessuale è un amore oscuro perché non può portare frutto, e Federico García Lorca piangerà la sua “sterilità” nei suoi Sonetos:
Tengo pena de ser en esta orilla
tronco sin ramas, y lo que más siento
es no tener la flor, pulpa o arcilla,
para el gusano de mi sufrimiento.
Si tú eres el tesoro oculto mío,si eres mi cruz y mi dolor mojado,
si soy el perro de tu señorío.
Ci sono dei personaggi la cui omosessualità viene rappresentata all’interno di un processo di formazione e di crescita, come per il Maurice di Foster e l’Agostino di Moravia; ce ne sono altri che – come nella vita vera – vivono la loro omosessualità all’interno delle unioni familiari, come nella Gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams.
Oltre ai già citati soldati, ci sono altre figure tipiche dell’immaginario omosessuale che ricorrono nei libri: ad esempio il marinaio Billy Bud, che per quanto nella canzone di Vinicio Capossela faccia coppia con Molly, piace molto agli altri componenti della ciurma di Melville.

Le donne si fanno più coraggiose nel Novecento. Una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé per poter scrivere, e Virginia Woolf scrive di Orlando, uomo che si risveglia donna. Scrive della signora Dalloway e del suo amico Septimus che si suicida perché non riesce a superare il trauma della morte del suo amato compagno di guerra. Suicidarsi perché non si sopporta l’idea di un’altra guerra e suicidarsi per amore: il passo è breve e Michael Cunningham ne fa una riscrittura.

Nel Novecento sono sicuramente gli Stati Uniti i più innovativi in quanto a studi LGBT: teorizzano l’omosessualità e proclamano la pluralità delle potenzialità sessuali. Contro i codici comportamentali impressi nella società, quella fatta dai “corpi che contano” come li chiamerà Judith Butler nel ‘93, si afferma l’urgenza di una comunità più giusta e più diversa, più “queer”. Una comunità in cui non ci si appiattisca ai diritti-doveri dell’uomo in quanto essere sessualmente determinato, perché la donna, il gay, la lesbica non sono uomo. Le pluralità sessuali fanno di una comunità un luogo giusto se rimangono appunto diverse e rispettate nella loro diversità, non nella loro uguaglianza a qualcosa che uguale non è.

Che un articolo non possa contare e contenere tutti i nomi di autori-personaggi omosessuali è confortante. Tanti mancano all’appello, e Pasolini è il primo di un’altra lista che si spera qualcuno scriva presto. Perché è importante scrivere dei nostri autori omosessuali, è importante che le loro parole arrivino senza becere censure nei corpora ministeriali, in modo da confortare e guidare tutti gli studenti e tutti gli adolescenti.

E in Russia? Ah già, la Russia che balla sulle musiche dell’omosessuale Čajkovskij ha anche lei i suoi scrittori omosessuali.
Marina Cvetaeva, ad esempio, che nel ciclo di poesie L’amica racconta della sua storia d’amore con Sofija Parnok, altra poetessa russa. Bellissime e a volte ironiche poesie che parlano della quotidianità di una relazione, della sua passione e delle sue incomprensioni.
Sotto il carezzevole plaid felpato Invoco il sogno di ieri. Che è stato? Di chi è la vittoria? Chi è il vinto?Tutto rievoco nuovamente, Per tutto mi tormento ancora È, che per questo non conosco parola, È stato forse amore?Chi era cacciatore? Chi - preda? Tutto è diabolicamente - alla rovescia! Che ha capito il gatto siberiano Nel suo lungo ronfare?E in quel duello fra ritrosi Chi aveva in mano solo la palla? Il cuore di chi? - il Vostro o forse il mio - Galoppava tumultuosamente?E allora - che è successo? Perché si desidera così tanto e che pena? - E alla fine non so: ho vinto forse? Ho perso, forse?
La Cvetaeva non ha avuto una vita felice: si è impiccata come la Fedra protagonista di una sua tragedia.
Pare che anche Gogol’ si sia lasciato morire perché dilaniato da una crisi interiore dovuta alla sua sessualità non accettata.
Meno male che il fantasma di Akakij Akakievič continua a scorrazzare per San Pietroburgo, rubando i cappotti dei signorotti perbene e facendoci ancora ridere dei corrotti e viziosi funzionari della borghesia russa.