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"La vita facile" di Aisling Rawle è l'illusione della felicità che diventa manipolazione di ciò che siamo, a favore di telecamera

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La vita facile

La vita facile
di Aisling Rawle
Edizioni E/O, Novembre 2025

Traduzione di Edoardo Andreoni

pp. 368
€ 19,50 (cartaceo)
€ 11,90 (ebook)

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C’è un paradosso al centro del romanzo di Aisling Rawle: il sogno di una “vita facile” diventa il più sofisticato degli inganni. E la scrittrice ce lo racconta con la precisione di chi sa che, per smascherare le nostre illusioni contemporanee, basta costruire un microcosmo chiuso, perfettamente controllato, e poi limitarci a osservare. È così che nasce il compound nel deserto: un laboratorio umano dove ogni gesto è registrato, ogni sguardo interpretato, ogni parola potenzialmente fatale.


Il reality diventa così un’architettura sociale. Una gabbia modernissima, lucida, trasparente, che amplifica l’insicurezza e addestra i concorrenti a performare versioni di sé sempre più lontane dall’autenticità. Non esiste davvero “fuori”: il deserto è un personaggio muto ma minaccioso, una distesa che ricorda continuamente ai protagonisti che la fuga non è contemplata — né fisica né identitaria. Si esiste solo davanti alle telecamere. Il resto evapora.


Il punto di vista è quello di una concorrente, Lily, ventenne bella e annoiata, consapevole dei suoi limiti (non si ritiene molto intelligente, ma abbastanza furba) e dei suoi punti di forza (è bella e piace). La sua è una vita superficiale, che incredibilmente si accende nella sua nuova realtà fittizia e che la pone al centro di diverse relazioni. Le dinamiche sociali, dentro il reality, sono spietate. Prima arrivano le ragazze, poi, dopo alcune prove di resistenza, fanno il loro ingresso i ragazzi. Già dal loro arrivo bisogna formare delle coppie, perché questo è quello che il pubblico vuole e nessuno può raccontare agli altri dettagli della sua vita vera. Devono reinventarsi sotto l’occhio attento del pubblico.


Ed è proprio in questa atmosfera ipercontrollata che il romanzo mostra tutto il suo potenziale narrativo. Chi siamo quando veniamo osservati 24 ore su 24? La risposta è scomoda, quasi disturbante. L’ossessione per la visibilità diventa un virus silenzioso che altera le relazioni. I personaggi cominciano a vedersi attraverso la reazione del pubblico e a orientare ogni scelta in direzione di un algoritmo immaginario che giudica, vota, punisce.


Quel che ne nasce è un romanzo che pulsa di microtradimenti. Le amicizie hanno la durata di un episodio, le alleanze si sciolgono alla prima inquadratura sfavorevole, il potere scivola di mano in mano con la fluidità inquietante dei sistemi sociali contemporanei. Il libro ci mostra quanto sia facile perdere l’identità, o plasmarla in modo cangiante e mutevole, quando il proprio valore dipende dallo sguardo degli altri.


Ed è inevitabile, leggendo, chiedersi: quanto del nostro modo di vivere è già così? Quanto siamo già dentro un compound invisibile, osservati non da telecamere ma da feed e statistiche che valutano ogni nostro comportamento?


La forza del romanzo sta proprio qui: nella sua capacità di essere, allo stesso tempo, intrattenimento e monito. La vita facile intrattiene perché costruisce tensione, colpi di scena, dinamiche sociali che funzionano come una serie tv, di cui non puoi perdere un episodio. Ma inquieta perché, sotto la superficie liscia e luminosa del gioco, lascia emergere il lato più fragile — e manipolabile — della condizione umana.


L’autrice non offre soluzioni. Ci pone, invece, davanti a uno specchio che riflette la versione iperbolica del mondo in cui viviamo. Una versione esasperata, certo, ma non così distante da noi.


Ed è proprio per questo che il romanzo lascia il segno: perché smonta l’illusione della “vita facile” rivelando il prezzo altissimo che paghiamo ogni volta che rinunciamo a essere, per limitarci a sembrare. Fino ad una verità che arriva come un lampo anche per Lily, la quale, solo in un estremo tentativo di vittoria, comprende che a volte vincere non è così importante, se si sacrifica tutto in nome di qualcosa che non è la vita che volevamo e che, in fondo, non è per nulla facile.


Samantha Viva