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Come maneggiamo e ci facciamo maneggiare dai nostri i vuoti interiori? Alexis M. Smith esplora il tema con "Ghiacciai"

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Ghiacciai
di Alexis M. Smith
Accento, 2025

Traduzione di Marcella Maffi

pp. 136
 15,20 (cartaceo)
 8,99 (ebook)

Ghiacciai è un libro breve, un romanzo permeato più da descrizioni interiori ed esteriori che da una trama. Nella lettura delle prime pagine mi son detta: «No, una storia tutta piena di retorica delle piccole cose tipo "Il favoloso mondo di Amélie"; d'accordo che è quasi Natale, ma non la reggo». E invece, continuando, nei capitoli son spuntati desideri, tensioni, paure e connessi tentativi di sedazione delle tre emozioni. 

Alexis M. Smith racconta (in maniera autobiografica?) frammenti di passato e frammenti di presente di Isabel, una ragazza alle prese con la sua quotidianità, il lavoro, gli amici, i ricordi, i dolori, gli innamoramenti, le fughe, gli oggetti, i fantasmi.

La trama è la protagonista

Isabel ha meno di trent'anni, lavora in una biblioteca come archivista, è affascinata dal mondo dell'usato, del vintage, cartoline, stampe, abiti, accessori. «Essendo cresciuta in una cittadina della baia di Cook in Alaska, ha visto vulcani eruttare, balene migrare e iceberg ergersi dall'acqua prima ancora di vedere un grattacielo o qualsiasi altra cosa definibile come architettura» (p.13), ha imparato quindi fin da piccola che quello che non conosce può comunque esistere, esercitandosi costantemente alla fantasia. Ghiacciai procede con una struttura narrativa interessante, composta da un arco temporale molto breve, un arco spaziale delimitato (ma percepito come molto più ampio), un costante oscillare tra presente e passato della protagonista (e di altri personaggi), come a indicare a chi legge che ciò che siamo oggi ha un legame indissolubile con ciò che siamo stati, e che il passato, se non elaborato, non succede mai che svanisca, ma anzi, agisce in modo ancor più potente.

Isabel è un personaggio non immediatamente afferrabile, dapprima sembra indifesa e delicata, per poi rivelarsi audace e volitiva, assomiglia a una poesia che diventa prosa.

L'insostenibile noia delle persone normotiche

La personalità normotica è quella con scarsa inclinazione a occuparsi degli elementi soggettivi in sé o negli altri, non è dedita a riflessioni introspettive capaci di stare su un piano simbolico; si tratta di un concetto psicanalitico derivante dalle teorie di Winnicott. Ecco, Alexis M. Smith scrive l'inno ai soggetti anti normotici, quelli che, come Isabel, custodiscono una cartolina degli anni Sessanta, mandata da Amsterdam e ritrovata in un piccolo negozio. «Sei l'unica cosa che vedo ogni volta che apro o chiudo un libro, tuo, M.» (p. 14), così scrive l'uomo della cartolina. A chi? Com'era vestito mentre scriveva? Aveva un cappello? Qual era il nome per intero? Isabel se lo chiede incessantemente, e altrettanto incessantemente immagina possibili scenari.

La prima volta che Isabel vide una metropoli fu a nove anni, quando con la mamma e la sorella fecero vista ad una zia che abitava a Seattle, dove insegnava comunicazione e astrologia. «L'astrologa servì loro tè e caffè su un tavolo da pranzo che diceva essere appartenuto alla loro trisnonna Gigi, una disinvolta ragazza anni Venti che si era sposata quattro volte» (p. 64), così furono accolte mentre il marito di lei camminava scalzo tra divani sfondati e odore di patchouli. Su questa falsariga  Isabel decide – consciamente o inconsciamente non lo sappiamo – di declinare la sua esistenza nella continua ricerca dell'unicità fuori dalla sfera del giudizio. Si circonda di amici che orbitano intorno al mondo del teatro, sceglie un abito per una festa in un negozio di abbigliamento usato, passando del tempo ad avvertire la sensazione dei bottoni e del tessuto sulla pelle. Ghiacciai ci dice infatti di affidarci alle sensazioni perché molte volte sono più reali di ciò che vediamo.

Nei pressi dell'amore

Spoke lavora nello stesso ufficio di Isabel, è un ragazzo che ha partecipato come soldato alla guerra in Iraq. Lui è silenzioso, discreto, forse per via di qualche stress post-traumatico considerando il contesto in cui è stato. Si cercano spesso, c'è certamente un'attrazione, che sembra provenire da un riconoscersi. «Si guardano. Isabel riesce a sentire tutti i luoghi abbandonati dentro di lei - l'interno della bocca, la curva dei fianchi, il fondo dei polmoni - ma non sa riempirli» (p. 72), si tratta della descrizione del primo caffè preso insieme in un bar, quindi fuori dall'ufficio, ancora prima di sapere del legame viscerale di Spoke con il nonno, morto quando lui aveva meno di diciotto anni. Quella che sembra soltanto attrazione diventa pian piano il riemergere di un sentire comune e di ferite comuni a entrambi, e dalle ferite, lo sappiamo, spesso cerchiamo di scappare, mettendo in atto i più fantasiosi meccanismi di allontanamento. Ma come può la protagonista abbandonarsi all'amore, se prima non si abbandona alle sue ferite?

L'autrice di Ghiacciai, Alexis M. Smith si e ci conduce nel suo universo molto personale, con una scrittura sincera e coraggiosa, in equilibrio tra poesia e prosa, tra sentire e agire, tra desideri e vuoti.

Rossella Lacedra