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"I tredici colpevoli" di Georges Simenon: ancora giovane scrittore in cerca di un personaggio seriale tra pseudonimi e giudici istruttori

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I tredici colpevoli


I tredici colpevoli
di Georges Simenon
Adelphi, agosto 2025

Traduzione di Marina Di Leo

pp. 151
€ 12 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)


Negli anni Trenta in Francia spopolavano i Pulp-magazine; i più famosi, «Police Magazine» e «Détective», avevano un pubblico attratto dal crimine, trattando quello che oggi chiameremmo true-crime, ovvero resoconti di omicidi, con tanto di foto e titoli ad effetto. Su queste riviste venivano spesso pubblicati i romanzi a puntate degli scrittori, conquistando pian piano il pubblico fino a veicolarlo verso i libri degli stessi autori, pubblicati in un secondo momento. 


In particolare la rivista «Détective», del gruppo Gallimard, invitava le grandi firme a riscrivere casi famosi di cronaca nera. È su questa rivista che compaiono per la prima volta i racconti di Georges Simenon I tredici colpevoli, col titolo originale Les 13 Coupables, scritti sotto lo pseudonimo di Georges Sim. L’anno precedente, tra il 1928 e il 1929, per partecipare a un concorso indetto dalla stessa rivista, Simenon, in acqua sul suo battello Ostrogoth (che aveva comprato dopo la Ginette, su cui aveva scritto il resoconto dei viaggi confluiti in una Francia sconosciuta), decise di fermarsi per l'inverno a Stavoren, in Frisia, nei Paesi Bassi e scrivere qui tredici racconti che hanno per protagonista un ispettore che si chiama G7, antesignano di Maigret, dal titolo I tredici enigmi. Un anno dopo, Simenon scriverà altri tredici racconti, stavolta con un giudice come protagonista, Froget, ora ripubblicati da Adelphi.


Froget è stato il protagonista anche di un quattordicesimo racconto: La notte a Pont-Marie e sull’edizione Adelphi appare, oltre a questo, anche un racconto dal nome Lo yacht e la pantera, che ha in comune con gli altri solo il fatto di essere stato pubblicato anch’esso su rivista («Ric e rac») nel marzo del 1930.

Questa è solo una piccola parte delle interessanti vicende editoriali che accompagnano spesso i romanzi o i racconti di questo prolifico autore belga di lingua francese, che scriveva ininterrottamente e che ci ha consegnato personaggi indimenticabili e romanzi (soprattutto quelli duri), specchio di una società che nel giallo vedeva un pretesto per i propri conflitti di classe e nei delitti, spesso, una via di fuga da realtà opprimenti o mal digerite. 

Froget è un giudice inflessibile, con un grande intuito, capace di restare distaccato di fronte alle lacrime di un’assassina o agli inganni di un falsario e di arrivare al nocciolo della questione senza troppi giri di parole, con un taccuino e poche domande mirate, impeccabile nel suo vestito nero, alle prese con ballerine, coppie di amanti, imbroglioni e creduloni, riesce a tracciare in poche righe gli elementi che lo portano alla verità. E tuttavia non convince abbastanza, è ancora acerbo qui Simenon ed è in cerca di fama e di soldi per sbarcare il lunario.

Simenon ad appena trent’anni prova a conquistare la Francia, arrivato a Parigi dalla sua nativa Liegi, e ci regala  i primi ritratti di un’epoca su cui ha lasciato il segno, oltre una mole impressionante di parole, tutte contenute tra le sue pagine immortali.

Negli ultimi due racconti cambia qualcosa, ma non troppo; il primo La notte del Pont Marie introduce altri elementi e personaggi; oltre a Froget, si fa strada un commissario e c’è forse una sorta di passaggio di testimone, anche se al giudice istruttore viene sempre concesso il privilegio di interrogare e risolvere il caso. Nel racconto Lo yatch e la pantera si parla soprattutto di scali (anche questo è stato scritto nell’Inverno del 1930 a bordo dell’Ostrogoth) e di scommesse perse, e sembra quasi un gioco letterario, vista l’introduzione di un personaggio cinese (chi ricorda che nelle regole del decalogo di Knox, degli anni Venti, si faceva riferimento, al punto 5, a non mettere sulla scena “cinesi”? Più nel dettaglio si chiedeva di non inserire personaggi che potessero avere dei risvolti stereotipati o negativi in senso razziale) e oltretutto ne apostrofa un altro come “negro”.

Insomma, Simenon ci mette alla prova, non ci convince ancora del tutto e soprattutto si mette all’opera per trovare il suo personaggio seriale; nel frattempo ci consegna descrizioni, ambientazioni e personaggi che sono come piccoli quadri, piccoli schizzi di colore dentro l’immensa galleria della sua produzione letteraria, che svilupperà in seguito lungo il corso della sua carriera, ma che è comunque bello conoscere anche dai primi acerbi tentativi.

Samantha Viva