L'avvenire
Per mantenersi, lavora alla scuola media privata e paritaria Francesco Petrarca di Ciampino: lo vediamo dunque in opera come insegnante, mentre ammalia i suoi ragazzi con un racconto, dispensa consigli didattici («partite da un’immagine. Le immagini portano le idee, e le idee sono tutto», p. 8), legge poesie, spiega la grammatica (latina, francese, italiana, non importa), assegna e corregge compiti, si commuove di fronte ai temi degli alunni in nome di quella sensibilità esasperata che è la sua forza e la sua condanna:
[…] il coraggio di quei due aggettivi svuotati d’ogni prevedibile banalità risuona così autentico al professore che, commosso, esce dalla classe e in corridoio si affaccia alla finestra sul violetto del glicine. Ho trent’anni, pensa, e sente che levatogli, il mondo, il peso della materna campana di vetro, pure lo ha barattato con un’esposizione violenta, estrema alla vita. (p. 24)
In queste righe si fa cenno al rapporto con la madre Susanna: un capitolo imprescindibile di ogni libro che si occupi di Pier Paolo Pasolini. Ghiotti ne parla in termini religiosi, selezionando in più occasioni parole che rimandano al lessico del culto e del sacro:
[Susanna] ha seguito quel figlio adorato a Roma senza esitazioni, è il suo bene al mondo, il suo ragazzo d’oro; al mattino lo sveglia come la più devota delle ancelle, non è vero che ha trent’anni, per lei è congelato ad altezza bambina, un santo dentro una teca di vetro che il mondo, invece, ha sollevato presto. (p. 17)
[…] chiusa la porta per non svegliare la sua santa bambina, inizia a scrivere titolando il primo capitolo, al centro della pagina, Il Ferrobedò. (p. 54)
La composizione del romanzo Ragazzi di vita, cui rimanda l’estratto sopra citato, ci proietta poi nell’attività del Pasolini più intellettuale, che, iniziando a pubblicare i suoi primi lavori, muove intanto anche i primi passi nel bel mondo della cultura italiana (ecco spuntare tra le pagine Elsa Morante, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Giorgio Bassani o Anna Banti) e matura la decisione di lasciare l’insegnamento per «inseguire il sogno della scrittura» (p. 101).
Affidandosi a una prosa intima ed evocativa, Ghiotti ci propone dunque un ritratto pubblico e privato dell’artista, un focus su un periodo della sua vita solitamente meno esposto alle luci della più ampia fama che gli è seguita.
Sarebbe, però, sbagliato ‘liquidare’ il testo di Ghiotti a sola biografia di Pier Paolo prima di Pasolini (come recita il sottotitolo). Alla sua vicenda, infatti, si intreccia un mosaico di microstorie di persone comuni, che ne incrociano in qualche modo la traiettoria esistenziale; una piccola folla di gente qualunque, di tutte le età, generalmente di bassa estrazione sociale, che l’autore sceglie di accostare a quella più nota di scrittori, poeti e intellettuali e che, osservata con la stessa attenzione, raccontata con la medesima delicatezza, ne diventa a buon diritto coprotagonista. Lo conferma la scelta di attribuire a ogni capitolo il nome proprio di alcuni di questi personaggi: Pier e Susanna finiscono per confondersi nell’elenco, tra Plinio, Giulio, Maria Luisa e Leonora.
A me interessa, prima di morire, di «capire» il mondo in cui sono, non di goderlo attraverso un qualche possesso che non sia d’amore. (p. 104)
Elide Stagnetti

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