Riscattarsi: un imperativo che muove Nora Visentin fin dalla più tenera età. I suoi genitori, contadini del Polesine, le hanno insegnato ad aver cura delle cose, a rimboccarsi le maniche e ad adattarsi. Lo hanno toccato con mano nella devastante alluvione del 1951, che Nora non dimenticherà mai, anche se all'epoca era solo una bambina. Quello che però i famigliari non le hanno mai trasmesso è la fiducia nel cambiare il proprio destino: la loro è una vita umile, dimessa, in cui le aspirazioni vengono talmente tanto addomesticate da non andare oltre il soddisfacimento dei bisogni primari e tutt'al più qualche bicchiere di vino.
Nora, al contrario, trasmette fin da subito ai lettori la sua passione per la lettura e la cultura: prima ancora di partire dal Polesine, il suo amico del cuore Michelino le dona dei libri, e non c'è niente che la renda più felice. Poi è la volta di strapparsi dalle radici venete, di cercare lavoro – non parliamo di fortuna, non sia mai! – in Piemonte, e per la famiglia Visentin è tutto nuovo. A cominciare dal dialetto, così diverso dal loro, ma anche le ricette, gli usi e costumi e il lavoro stesso sono da imparare.
Comincia così, all'insegna di un nuovo inizio, il cuore pulsante di Come brace coperta di Alice Malerba, un romanzo storico che attraversa trent'anni del Novecento (1951-1981) restando al fianco di Nora, protagonista assoluta. A tratti il libro piega verso il romanzo di formazione, ma non dimentica mai il contesto storico-sociale e culturale entro cui si muove: Nora è una bambina che diventa adolescente e poi donna sotto i nostri occhi. E attorno ha il mondo della campagna, quello periferico, dove la Storia arriva ma a rilento. Facendo i suoi primi passi curiosi nel mondo, trova presto davanti a sé ostacoli e drammi, ma anche occasioni che lei sa riconoscere e cogliere benissimo. Va detto che per il suo desiderio di riscatto Nora è spesso poco capita: i genitori e le sorelle non mancano di farla sentire superba e in più di un'occasione ritengono i suoi desideri dei semplici capricci.
La determinazione di Nora è invece il Leitmotiv che non abbandona mai il romanzo: che si trovi in mezzo a una risaia o in una classe di scuola, che si muova tra gli alberi da frutto o costruisca le fondamenta di un progetto coraggioso, lei è l'unica e incontrastata protagonista della propria vita. E questo minaccia, a volte, le sue relazioni, compreso l'amore, perché non è facile stare accanto a una donna autonoma, che fa di tutto per affermare la propria indipendenza – non solo quella economica, ma anche quella personale. Tanti non la capiscono, inutile dirlo, e questo genera sofferenza, soprattutto quando sono le persone a lei più vicine a non approvare e non condividere i suoi stessi sogni.
Altro concetto-chiave che ho trovato interessante nel romanzo è: tutto serve. Anche quando Nora imboccherà strade diverse, la sua vita nei campi, le sue conoscenze e le abilità acquisite in tanti anni di duro lavoro le torneranno utilissime. E, tra tutti i valori, la gratitudine per i frutti della terra, la fatica e l'abnegazione al lavoro saranno sue compagne anche quando sarà appesantita da una gravidanza non semplice, quando potrà fare a meno di spezzarsi la schiena o quando la vita la metterà davanti a una delle prove più difficili di tutte.
Come brace coperta predilige una costruzione lineare e tradizionale, fatta salva qualche analessi, per cui non è una storia da leggere alla ricerca di una particolare sperimentazione linguistica e stilistica. Tuttavia, ho proprio la sensazione che non sia nato per questo: punta invece a raggiungere i suoi lettori e le sue lettrici con una storia di vita verosimile, un cammino che porta a una meta ambita, ma non senza sacrifici o battute d'arresto. Nora resiste, stringe i denti e prosegue; non è una storia di resilienza, perché tutti i personaggi risultano cambiati dalla Storia e dagli anni che passano. È invece una storia che prende il coraggio a due mani per guardare in faccia i propri desideri e farci i conti, prima che sia troppo tardi.
GMGhioni
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