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"Perché moriamo": la nuova scienza dell’invecchiamento e la ricerca dell’immortalità. Le risposte nell'affascinante saggio di Venki Ramakrishnan

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Perché moriamo. La nuova scienza dell'invecchiamento e la ricerca dell'immortalità
di Venki Ramakrishnan
Adelphi editore, maggio 2025

Traduzione di Maurizio Bruno

pp. 348
€ 26,00 (cartaceo)
€ 13,99 (ebook)


L'essere umano è sempre stato consapevole della sua morte e della caducità della vita. E proprio per questa sua consapevolezza ha sempre cercato di trovare dei modi per non pensare alla morte e per affrancarsi da essa attraverso strategie culturali e sociali. Ma oggi pare che le religioni, per molte persone, non siano più sufficienti a lenire questa paura e questo dolore della morte grazie alle loro vie di salvezza, reincarnazione, Paradiso, resurrezione ecc... Oggi si lavora per l'immortalità o quanto meno per il tentativo di allontanare il più possibile la morte. Curioso è il fatto che non siano sufficienti neppure la discendenza biologica o le opere che dovrebbero rimanere dopo di noi. Ma vogliamo invece vivere, il più possibile e senza malattie. Ma come farlo? Grazie alla scienza. La ricerca di una biologia perfetta è diventato il Sacro Graal con tutte le conseguenze che questo tipo di ricerche comportano. 
Per aiutare gli esseri umani a far fronte alla consapevolezza della propria mortalità, tutte le culture hanno elaborato una combinazione di credenze e strategie che non riconoscono il carattere definitivo della morte. Secondo il filosofo Stephen Cave, la ricerca dell'immortalità ha guidato la civilizzazione umana per secoli per mezzo di quattro strategie principali. La prima, Piano A, è cercare di vivere il più a lungo possibile, se non addirittura per sempre. Se fallisce, si passa al Piano B, che consiste nel rinascere fisicamente dopo la morte. Nel Piano C, anche se il corpo si decompone e non può essere resuscitato, la nostra essenza continua ad esistere come anima immortale. Infine, il Piano D prevede di continuare a vivere attraverso la nostra eredità. si tratti di opere monumentali o di discendenza biologica. (p. 13)
Negli ultimi dieci anni sono apparsi circa trecentomila articoli che trattano, a diverso titolo e con argomentazioni sempre più innovative, il tema dell'invecchiamento e come prevenirlo. E nello stesso lasso di tempo sono nate più di settecento aziende che hanno investito miliardi di dollari con lo stesso scopo: non invecchiare o invecchiare in modo corretto, senza troppe malattie e con la possibilità di guarire fino ad età da Matusalemme. Ma quanto è realistico non invecchiare? Fino a che età il corpo regge, anche grazie ai supporti scientifici? E dove la realtà diventa fantascienza?
Questo enorme sforzo solleva una serie di domande. Riusciremo finalmente a sfuggire alle malattie e alla morte e vivere per un tempo lunghissimo, pari forse a parecchie volte la durata attuale della nostra vita? Alcuni scienziati non hanno dubbi in proposito. E i miliardari californiani, che amano il loro stile di vita e non vogliono che la festa finisca, sono ben lieti di finanziarli. (p. 17)

Ma se anche fosse possibile allungare la vita oltre ogni aspettativa e conoscenza attuale, quali sarebbero le implicazioni morali di una tale strategia scientifica? E quali le conseguenze sociali, economiche e politiche? Un'intera società che lotta per diventare immortale e ottiene un prolungamento della media di vita biologica, non può dimenticare che questo suo progetto creerebbe moltissime discriminazioni e un peggioramento del welfare di ogni singolo Stato oltre la misura del fattibile. Eppure la richiesta sempre più pressante non viene solo da miliardari ed eccentrici vecchietti, ma sta crescendo in molte fasce sociali e anagrafiche. Un tema davvero complesso e a cui Ramakrishnan cerca di rispondere in chiave scientifica. 

Questo saggio, infatti, è molto ricco di spunti per riflettere sul tema dell'invecchiamento, ma è soprattutto un saggio in cui l'autore svolge un'analisi approfondita sulle tecniche che sono attualmente allo studio per prevenire l'invecchiamento. Ci sono pagine più scientifiche che richiedono un'attenzione particolare ma che ci fanno scoprire il fascino della scoperta del DNA e delle sue implicazione nel meccanismo dell'invecchiamento e ci sono pagine più divulgative dove possiamo ragionare su ciò che significa davvero invecchiare.

Per avere un esempio molto eloquente dell'effetto dei fattori epigenetici sulla longevità, basta dare un'occhiata a un alveare di api. Come le formiche, le api hanno una regina che può vivere molto più a lungo delle compagne, nonostante tutte abbiano esattamente gli stessi geni: le regine dell'Apis mellifera vivono dai due ai tre anni, mentre le operaie muoiono dopo appena sei settimane. [...] Qualcosa nella sua dieta  e nel suo ambiente quasi privo di stress fa sì che la regina abbia marcatori epigenetici completamente diversi rispetto alle operaie e invecchi molto lentamente. (p. 123)

E proprio questo viaggio ricco di sorprese ci porterà verso un approdo inaspettato, dove incontreremo la sfida più avveniristica, stimolante e secondo me inquietante, come morire tutti in un 'età perennemente giovanile. Perché se ribaltiamo la questione, secondo l'autore, vediamo che la morte non si può annullare, su questo tutti concordano, ma possiamo arrivare alla conclusione del nostro orologio biologico, giovani, in forze e consapevoli della nostra fine.  

Fulvio Caporale