di Sergio Della Sala
Feltrinelli, agosto 2025
pp. 208
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Cosa possiamo imparare da questo saggio molto scorrevole e presentato in forma narrativa chiara e semplice? Innanzitutto a non sentirci in colpa quando ci capita di dimenticare qualcosa. Perché Sergio Della Sala ci spiega che dimenticare fa parte del processo di memorizzazione è che la nostra memoria, più che col passato, ha a che fare col futuro. Sembra un controsenso, ma è un principio che porta a liberarci delle cose superflue per fare spazio a ciò che c’è di nuovo, un po’ come quando facciamo spazio negli armadi o in casa.
La promessa implicita contenuta in ogni libro che tenta di spiegare i misteri della mente è quella di portarci un po’ più vicini a noi stessi. Sergio Della Sala non tradisce questa promessa: neuroscienziato, divulgatore ironico e rigoroso, l’autore conduce il lettore dentro il territorio affascinante della memoria e i suoi meccanismi.
Il titolo sembra quasi una diagnosi collettiva: dimenticare è un’esperienza quotidiana, ma anche una condizione che inquieta. Della Sala smonta con pazienza i luoghi comuni (sapevate ad esempio che non esiste la differenza tra verbalizzatori e visualizzatori? E che le nostre abitudini influenzano i nostri ricordi?), ricordandoci che non tutto ciò che sfugge è sintomo di Alzheimer e che la memoria non è una cassaforte di ricordi intatti, bensì un cantiere in continuo movimento, fatto di ricostruzioni, omissioni, scarti.
Utilissimi anche i capitoli sul come ricordare meglio, al netto di corsi che promettono l’impossibile, alcuni spunti possono essere letti con curiosità anche da studenti e insegnanti, ribadendo un concetto sostanziale: più si conosce e più si ricorda, meno si conosce peggio è, perché in entrambi i casi la quota delle cose dimenticate è analoga. Esistono formule magiche per ricordare? Ripetere più essere utile, esercitare la memoria e soprattutto farlo subito, senza interferenze o interruzioni lunghe:
La lezione è semplice: se vogliamo ricordare, dobbiamo ripetere. Ripassare subito ciò che abbiamo appreso - meglio ancora se lo spieghiamo a qualcun altro - rallenta la dimenticanza. (p. 80)
Poi ad aiutarci interviene spesso il contesto: un esempio è la sensazione di essere travolti da antiche memorie quando rivediamo i luoghi dell’infanzia. Inoltre la nostra memoria spesso seleziona solo gli aspetti positivi degli eventi che ci riguardano. Per non parlare della nostra memoria delle intenzioni, la cosiddetta memoria prospettica:
Si tratta della capacità di pianificare e portare a termine un’azione in un momento successivo, come ricordarsi di prendere una medicina, spegnere il forno dopo trenta minuti o fare gli auguri a un amico per il suo compleanno. (p. 144)
È quel genere di memoria in cui è consigliabile avvalersi di supporti esterni per evitare di fare figuracce.
Il libro fornisce spunti, riflessioni e teorie scientifiche interessantissime, alcune molto serie sui traumi della memoria o sulla rimozione collettiva, su malattie degenerative come l’Alzheimer e sui ricordi indotti o i falsi ricordi. Questi passaggi richiedono un’attenzione maggiore, ma è un prezzo necessario per restituire la complessità del tema e per non tradire la serietà delle ricerche presentate, seppur in forma narrativa e accessibile a tutti.
La scrittura, agile e sorridente, mette in scena un doppio registro: da un lato la precisione scientifica, con citazioni di esperimenti e dati; dall’altro l’arte dell’aneddoto, che spazia da episodi storici a scenari di vita quotidiana, mostrando come i nostri vuoti di memoria abbiano senso solo se inseriti in un sistema complesso. Ne emerge un ritratto sorprendentemente umano: dimenticare, ci dice Della Sala, non è un difetto, ma una strategia di sopravvivenza della mente, un modo per selezionare ciò che serve e lasciar cadere il superfluo.
La forza del libro sta nella capacità di bilanciare leggerezza e profondità. A tratti, sembra quasi un manuale di resistenza: impariamo che ricordare tutto sarebbe una condanna, che l’oblio ha una sua funzione igienica e persino poetica.
Dimenticare, allora, non è più un inciampo, ma un invito a riconoscere i limiti e le astuzie della mente. Ed è in questo ribaltamento di prospettiva che il libro trova la sua più intima riuscita e la chiave di lettura più interessante e sorprendente al contempo.
Samantha Viva
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