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“Artemisia” di Alexandra Lapierre: una donna, una pittrice, una guerriera. L'arte come denuncia di abuso e violenza

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Artemisia
di Alexandra Lapierre
edizioni e/o, agosto 2025

Traduzione di Doriana Comerlati

pp. 720
€ 22 (cartaceo)
€13,99 (ebook)

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Alexandra Lapierre, già autrice di meravigliose opere fra cui spiccano Belle Greene (2021), La donna dalle cinque vite (2023) e L'indomabile e misteriosissima Miles Franklin (2025), tutte sempre edite da edizioni e/o, è indubbiamente una grandissima osservatrice, per così dire "da remoto".

Le sue biografie infatti sono come una finestra sull'animo delle sue protagoniste femminili. Con Artemisia l'autrice prosegue la sua missione di ridare la giusta meritocrazia a illustri personaggi del passato, troppo spesso ignorati, in primis, perché di sesso femminile.

Curioso come la dedica della sua opera sia rivolta al padre (dell'autrice), in netta contrapposizione con il tormentato rapporto padre-figlia tra i suoi protagonisti, Orazio e Artemisia Gentileschi

Il romanzo appare come una tragedia lirica: c'è infatti un prologo introduttivo in cui viene spiegato il dramma, e due grandi atti, in cui viene consumata la tragedia.

Questo il prologo:

Quando muore il padre, Artemisia Gentileschi è ancora più celebre di lui. Lavora per Filippo IV di Spagna e per tutte le teste coronate d'Europa. Celebre, sì. E bella. E scandalosa. Violentata a diciassette anni dal più stretto collaboratore del padre, ha avuto l'audacia di sostenere la propria causa davanti al tribunale. Ne è risultato un processo clamoroso, con centinaia e centinaia di pagine di testimonianze, il primo grande processo per stupro del secolo. Era il 1612. Venticinque anni dopo, Artemisia è considerata l'ottava meraviglia del mondo. I poeti decantano la maestria della sua mano e agli occhi dei contemporanei passa per una delle massime pittrici della storia, forse la più geniale. (p. 14)

All'inizio di ogni atto (nominato nel libro come "prima" e "seconda" parte) troviamo una mappa illustrativa volta ad informare il lettore su ciò che sta per apprestarsi a leggere. Siamo quasi all'inizio del 1600. Il primo atto si apre con una luce accecante e un forte odore di sporcizia, come a presagire il "marcio" di questa storia. In alto Dio è testimone passivo di ciò che sta avvenendo. Il disagio e il sudiciume che traspaiono dalle prime righe del testo ben ci restituiscono l'accurato affresco sul periodo storico. Se da un lato è infatti un momento molto fiorente per il campo umanistico e artistico, è anche ben noto quanto questo periodo sia segnato da profondi cambiamenti politici e religiosi. È l'epoca dell'avvento del Barocco, in pittura dominano Caravaggio e Velázquez, in letteratura troviamo l'ultimo Shakespeare, ma anche Cervantes e Tasso. La scienza inizia invece a svincolarsi dalla filosofia. L'Europa è lacerata dai conflitti tra cattolici e protestanti. Si sviluppano le grandi monarchie: in Francia c'è Luigi XIV, in Spagna gli Asburgo e in Inghilterra gli Stuart. L'Italia è sotto la forte dominazione spagnola ad eccezione di Venezia e dello Stato Pontificio che mantengono la loro indipendenza. Questo breve quadro storico (non presente nel libro), è volto a fornire al lettore i giusti parametri di orientamento sul contesto storico in cui è ambientata la narrazione.

È la vigilia del Giubileo e le esecuzioni si intensificano in questo periodo perché Papa Clemente VIII vuole che Roma sia l'esempio di un ordine nuovo e nel segno dello spirito cristiano. Beatrice Cenci viene giustiziata pubblicamente. Questo, nonostante la sua appartenenza alla nobiltà. Perché? Perché a sedici anni, Beatrice, dopo essere stata picchiata e violentata dal suo stesso padre, lo uccide, perdendo così il suo onore.

Lapierre è bravissima nel ricostruire ogni passaggio narrativo, dal più cruento al più romantico, rimanendo sempre imparziale, ma offrendo al lettore una prospettiva di valutazione completamente priva di pregiudizio. 

Ai piedi dell'esecuzione troviamo Orazio Gentileschi, pisano tra i trenta e i quarant'anni, con al seguito la piccola figlia Artemisia, di soli sei anni. Il pittore è il protetto di monsignor Pietro Aldobrandini, l'uomo più vicino al Papa, sia per figura che per carica. Ed è anche il padrino di Beatrice Cenci. A Orazio Gentileschi viene affidato il compito di ritrarre la giovane mal (de)capitata nella nuova cappella del monsignor Aldobrandini. Nel descrivere il Gentileschi, l'autrice lo definisce fisicamente come un uomo piccolo e mingherlino ma dallo sguardo severo e vendicativo. Un uomo che imponeva inevitabilmente rispetto. L'antagonista inizialmente pare essere il pittore Giovanni Baglione, con cui il Gentileschi si duella incarichi e compensi. Tuttavia man mano che si prosegue con la lettura ci si accorge di quanto il più grande nemico del pittore sia proprio il pittore stesso. 

Dicembre 1605: si svolgono i funerali di Prudenzia Gentileschi, madre di Artemisia e moglie di Orazio.

Eccezionalmente per una bambina, ad Artemisia viene concesso di assistere ai funerali della madre. Questo grazie a Cosimo Quorli, viscido fanfarone dalla brillante carriera ecclesiastica, estremamente vicino alla famiglia Gentileschi. Questi guarda alla giovanissima Artemisia, descrivendola così:

Il corpo era già formato, i lineamenti ben disegnati. L'ovale del viso, la sensualità delle labbra e la cupa intensità dello sguardo non sarebbero più cambiati. Il corpo si sarebbe arrotondato e sarebbe cresciuta ancora, ma era già una donna. Aveva quasi tredici anni. Presto le si sarebbe dovuto trovare un marito. Così pensava l'amico di famiglia Cosimo Quorli. (p. 47)

Questo pensiero ben ci delinea le perversioni neanche troppo velate di questo subdolo personaggio. Ma il padre non si accorge di chi si circonda, o forse non vuole realmente accorgersene. A poco più di quarant'anni (considerati "vecchi" per l'epoca) Orazio Gentileschi era giunto all'apice della sua carriera di artista. Era nell'ultima fase di un pittore: la maturità. Il suo talento era confermato ma non aveva ormai più niente di innovativo da offrire. L'arte e l'amore erano state per lui le sue uniche passioni e il suo solo interesse. Vedeva perciò la morte della moglie Prudenzia come un tradimento, perché lei lo aveva lasciato in preda al suo dolore.  Il fatto che la piccola Artemisia lo aiutasse, sviluppando anche il suo interesse per la pittura, gli aveva fatto dimenticare di guardare alla figlia come a una futura donna. Ma in letto di morte, la moglie gli aveva intimato di farla maritare quanto prima o cosa ne sarebbe stato di lei? 

Dopo la morte della moglie Prudenzia, Orazio aveva ripreso la vita da scapolo affogando il suo dolore tra sperperi e bevute. Artemisia, crescendo chiedeva sempre più assiduamente al padre la concessione di sposarsi, di modo da sottrarsi alle attenzioni malsane degli amici di quest'ultimo. Soprattutto da quelle dell'odiato Cosimo Quorli. Ma il padre, che si era accorto del talento artistico della figlia sin da quando era bambina, era estremamente geloso di lei al punto di bruciare d'invidia. Ma più Artemisia cresceva e più crescevano le loro liti. Mentre Orazio passava le sue nottate fra le taverne della città, Artemisia e i suoi fratelli rimanevano a casa soli e senza cena. Ad Artemisia poi era proibito affacciarsi alla finestra o uscire di casa. Suo padre non voleva che nessuno la vedesse. Nessuno poteva andarla a trovare e lei non poteva uscire fuori a passeggio. Prigioniera nella sua stessa dimora, Artemisia aveva ormai perso ogni traccia di fanciullezza e spensieratezza. 

A diciassette anni, Artemisia insiste ulteriormente sul voler convolare a nozze, pur di sfuggire alla sua solitaria esistenza, ma il padre geloso ed egoista non le permette di abbandonarlo. Da parte di quest'ultimo non ci sono mai parole di gentilezza, affetto o gratitudine verso la figlia, ma soltanto insulti e umiliazioni. La definisce una "puttana" e una "baldracca".

La tossicità dell'amore paterno ai danni della figlia è centrale nell'opera di Lapierre e la relazione stessa non è mai equilibrata ma sempre oscillante tra le due parti. 

Il paradosso si compie quando il padre così possessivo e geloso del talento e della bellezza della propria figlia, tanto da impedirle di uscire, non si accorge di avere invitato il lupo nella sua stessa tana. E questo lupo porta il nome di Agostino Tassi, grande amico e strettissimo collaboratore del Gentileschi, che violenta Artemisia. Ma la nostra protagonista non rimane in silenzio, non è solo una vittima, ma è una donna che vuole affermarsi nonostante le avversità. Il coraggio e la tenacia di questa giovane donna che accusa il Tassi di stupro, in un processo ritenuto scandaloso per l'epoca, è un grido di sostegno a tutte le donne che hanno e subiscono violenza ogni giorno. Nel secondo atto l'azione si fa più viva, il ritmo accelera e finalmente vediamo Artemisia, che con tutte le sue forze e il suo onore lotta per far sentire la sua voce in un mondo in cui talento e libertà non fanno rima con femminilità. Tra false testimonianze, umiliazioni e prove di "sverginamento" il lunghissimo e svilente processo volge alla sua conclusione, con un epilogo del tutto inaspettato.

Questo romanzo si compone anche di una parte intermedia, costellata dai suggestivi dipinti di Artemisia. Come si vede in foto, infatti al sesso maschile viene destinata una fine tutt'altro che gentile. In appendice invece troviamo note e riferimenti sia ai personaggi che al lavoro stesso di Lapierre, rendendo l'opera un vero manuale biografico, dalla scorrevole e intuibile consultazione. La minuziosità e la cura con cui l'autrice ha studiato la pittrice merita sicuramente un grande e sentito riconoscimento. L'intera opera infatti lascia ben intravedere l'ammirazione che Lapierre ha nutrito nel coltivare la sua creatura, dalle prime ricerche quasi capitate accidentalmente, alle ricerche più approfondite. Il risultato è un volume ricco di storia, di politica, di lacerazione umana ma anche e soprattutto di rivalsa e voglia di riscatto. Artemisia è un'eroina moderna e ancora molto attuale, una fonte di ispirazione immortale che grazie anche al lavoro di Lapierre ha finalmente visto la luce. E come nel suo lungo ed estenuante processo, la sua voce verrà finalmente ascoltata da tutti.

Carlotta Lini