in

Un mulinello di narrazione costruito su emotività crude: "Latte guasto" di Valentina Santini

- -


Latte Guasto
di Valentina Santini
Voland, settembre 2025

pp. 144
€ 17,00 (cartaceo)
ebook non disponibile

Esce in libreria il secondo libro di Valentina Santini per la casa editrice Voland, un romanzo che, sin dalle prime pagine, trascina il lettore con impeto in un mulinello di narrazione costruito su emotività crude e dirette.

L'unico modo per non essere crudeli è rimanere in silenzio. Non parlerò mai più. (p. 23)

Viola Bardini, la protagonista di questo romanzo, in un giorno dei suoi undici anni, smette improvvisamente di parlare. È una decisione volontaria, immediata e incontrovertibile. È successo qualcosa di irreparabile in lei e la sua scelta non comprometterà solo la sua vita, ma anche quella dei suoi genitori.

Il mondo della famiglia va in frantumi. Viola oltre, che a non parlare, non spiega in altri modi cosa le è accaduto e la madre spaventata la sottopone a diverse visite, la interroga, la scruta, la osserva fino allo sfinimento, ma la bambina non cede, deve proteggersi, deve proteggere.

Le persone usano le parole in maniera bugiarda. Chiamano le cose con nomi sbagliati e dicono frasi che in verità vogliono dire tutt'altro. Parlare è un inganno continuo, lo capisci solo quanto stai zitta. (p. 36) 

Le illazioni sul mutismo di Viola da parte degli abitanti del piccolo paese toscano in cui abita contribuiscono all'esclusione della bambina e, intorno a lei, si crea una cinta di ostilità, un muro che erge in primis la sua famiglia, incapace di comprendere e penetrare "il guasto" di Viola. Solo una persona non teme i pregiudizi degli altri, Paolo, il figlio del becchino, suo compagno di scuola che la segue ovunque, accompagnandola con coraggio persino nel luogo in cui lei ha perso la voce, gli orti del paese, vicino alla casa della fattucchiera.

Parlare, dare voce ai propri pensieri, è la musicalità che è in noi per comprendere la vita e, come l'acqua di un fiume che non ferma la sua corsa, anche la voce troverà un modo per uscire e il modo di Viola è scrivere. Le sue riflessioni, i dettagli della sua vita e i ricordi sono quindi liberati e poi contenuti e bloccati nei suoi diari che diventano un grido, a volte squarciante, dei suoi sentimenti e delle sue emozioni. 

Il romanzo è composto in tre sezioni, diari che vanno dal 1969 fino al 1974, cinque anni in cui la protagonista riversa i suoi stati d'animo e descrive le azioni delle persone che gravitano nella sua vita. Lo stile acerbo della scrittura infantile cresce e matura con il suo diventare adolescente, la prosa da essenziale diviene più corposa, così come più riflessivi i suoi pensieri sempre più trascinanti.

Scrivere davanti a tutti è come urlare mentre ti lanci da un palazzo. (p. 64)

Sin dall'incipit si avverte l'ascesa della spirale tensiva della narrazione, Viola si ingabbia per non ferire, ma si ferisce e si punisce continuamente, vuole e si convince di non essere la figlia perfetta, imbrigliata nelle strette maglie dei silenzi e dei segreti, non solo da quelli da lei provocati, ma anche quelli dei genitori e degli adulti che la circondano.

L'intreccio narrativo è fitto, in un breve arco temporale Viola, nel periodo più vulnerabile della vita, è investita  da traumi, lutti, e violenze, e il sentimento che si genera nel lettore in fase di lettura è quello di sperare che a un certo punto non solo lei parli, ma che addirittura urli e sprigioni la forza umana stipata e sepolta in lei.

Santini è riuscita non solo a creare un personaggio femminile difficile da dimenticare per le sue molteplici complessità, ma ha saputo dare forma e profondità a due dei personaggi satelliti più riusciti di questo romanzo: Paolo e la fattucchiera Elinda.

"Viola" ha detto. "Che ti ho fatto?" ha detto. "Perché non mi parli più?" ha detto. E l'ultima domanda mi è sembrata bellissima. (p. 86)

Paolo può apparire una figura semplice quando, in verità, sono le sue contraddizioni che lo rendono un personaggio così articolato, ma la vera sorpresa del romanzo è la figura di Elinda, figura silente ma chiave dell'intero romanzo con una crescita inaspettata.

Altri personaggi compaiono e hanno un ruolo determinante per Viola, il padre e una coppia che si trasferisce in un podere del paese, lui è un insegnate di musica e sua moglie è gravemente malata. Sarà Viola a prendersi cura di lei.

Ha rubato la mia voce e l'ha data al suo piano. L'ha strillata come se fosse una cosa sua. (p. 125)

I temi del trauma e del lutto sono quelli più centrali e quindi i più esplorati nella narrazione, ma altre tematiche come quella della violenza, anche autoinflitta, non sono solo espedienti narrativi per raccontare il degrado di solitudine emotiva, ma bruschi inneschi acceleranti per raccontare le dinamiche legate all'ambientazione e al lasso temporale.

La brevità, sia in termini di pagine che in chiave di trama, non deve influenzare, anzi, questa forma meno lunga, unita alla prosa diaristica della Santini, è una deflagrazione letteraria di concentrata potenza. 

Caterina Incerti