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Il coraggio di crescere: "La memoria dell'acqua" di Christian Verardi

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La memoria dell’acqua 
di Christian Verardi 
8tto edizioni, settembre 2025 

pp. 272 
€ 18,00 (cartaceo) 

Una coperta attirò la mia attenzione. Era sotto un albero a fianco di una radura, spessa, calda, avvolgeva qualcosa […]. Afferrai un lembo della coperta, lo sollevai senza pensarci. Un attimo, e per me niente fu come prima. (p. 26) 

Correndo nei boschi che circondano Porretta Terme, la cittadina emiliana situata alla confluenza tra il Reno e il Rio Maggiore in cui vive da sempre, il giovane Romeo trova per caso il cadavere di Olga, una ragazza australiana innamorata dell’Italia e di Bologna, che da un paio d’anni lavorava come cameriera nel più grande albergo del posto. 

È il 19 marzo 1992, una data che fa da spartiacque nella vita del protagonista, determinando un ‘prima’ e un ‘dopo’ e provocando in lui una frattura interiorei segni che mi ha lasciato Olga», p. 11) che dopo anni non si è ancora rimarginata. 

Nei primi capitoli del libro di Christian Verardi, La memoria dell’acqua, pubblicato da 8tto edizioni, Romeo è adulto (siamo nel 2021), separato e padre di un’ombrosa diciassettenne, eppure incapace di rielaborare i fatti, perché ancora emotivamente bloccato a quel giorno di tanti anni prima: 

Così osservo Sveva, ora. Dentro preme lo stordimento di lasciarla da sola nel mondo, l’impossibilità di proteggerla da tutto. Ogni volta che la guardo allontanarsi riaffiorano i ricordi di quella sera nel bosco, vedo il viso di mia figlia accanto a quello di Olga. (p. 78) 

La narrazione disposta su piani temporali diversi (1985, 1991, 1992) ce lo presenta bambino e adolescente, consentendoci di comprendere a fondo l’ingenuità e la sensibilità esasperata che, complice l’atteggiamento iperprotettivo dei genitori, Romeo ha mantenuto intatte anche ‘da grande’ (si veda a questo proposito l’episodio del pesciolino rosso, tristemente profetico rispetto al ritrovamento del corpo di Olga). 

L'approfondimento psicologico prende dunque decisamente il sopravvento rispetto al lato 'giallo' della vicenda. Il libro può considerarsi una sorta di romanzo di formazione, benché tardiva: al di là del dato puramente anagrafico, racconta infatti il processo di maturazione e di emancipazione vissuto dal protagonista, dal momento in cui un evento inaspettato (l’arrivo di una lettera per Olga da parte di una vecchia amica australiana, ignara del destino della ragazza) gli trasmette l’urgenza di fare chiarezza sull’omicidio, infondendogli finalmente il coraggio necessario ad affrontare il trauma in maniera critica. 

Se fino a questo punto Romeo ha solo subito gli eventi, ora è lui a prendere l’iniziativa: ricostruisce le circostanze, torna nei luoghi più significativi (la visita al Grande Albergo in cui la vittima lavorava ha un valore altamente simbolico, quasi rituale), si confronta con persone più o meno informate sui fatti. Solo alla fine di questa sofferta indagine personale, fatta luce su tanti aspetti del passato e di se stesso che non aveva mai compreso, si sente pronto a ricordare Olga secondo una prospettiva del tutto rinnovata. 

Ambientato nel cuore dell’appenino emiliano, e ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, il romanzo attribuisce particolare rilievo ai contesti che fanno da scenario al narrato (il bosco, il fiume, il vecchio albergo fatiscente, gli stabilimenti termali ormai abbandonati…). Benché tenda a conferire al racconto un ritmo rallentato, il tratto prevalentemente descrittivo della penna dell’autore restituisce al lettore atmosfere suggestive e malinconiche, che riflettono perfettamente lo stato d’animo del protagonista.

E questo vento, sempre il vento a ingoiare tutto, con in grembo suoni, odori, rumori, che prende e porta via pensieri, i cuori, i latrati scomposti di un cane, i petali dei fiori cresciuti sbadati a bordo strada. [...] Lui suona, anticipa i temporali pomeridiani, è gonfio di vigore, accompagna le nubi a cavallo dei monti. Spinge i nembi verso la vallata e li lascia andare. (pp. 14-15)

Elide Stagnetti