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Quando la sola eredità è un pesante fardello: "Eredità Bretone. Catena delitti a Concarneau. Un caso per il commissario Dupin" di Jean-Luc Bannalec

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Eredità Bretone. Catena di delitti a Concarneau, un caso per il commissario Dupin
di Jean-Luc Bannalec
Neri Pozza, agosto 2025
 
Traduzione di Roberta Scarabelli
 
pp. 256
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

«Dovrai scavare a fondo nella storia della città, temo. Frugare in profondità. Più di quanto vorresti.» (p. 45)

Dopo Intrigo bretone. Omicidio a Pont-AvenRisacca bretone. Delitto sulle isole GlénanOro bretone. Scomparsa a GuérandeOrgoglio bretone. Morte sul fiume BelonBagliore bretone. Sparizioni sulla costa di granito rosa e Segreto bretone. Omicidio nella foresta di Brocéliande, Jean-Luc Bannalec, pseudonimo del tedesco Jörg Bong, torna a dar vita al commissario Dupin con un nuovo, misteriosissimo caso questa volta – per la prima volta – ambientato proprio nella cittadina di Concarneau, teatro di una serie di delitti che faranno tremare le mura della Ville Close.

Concarneau, 24 maggio, vigilia di Pentecoste. Le giornate si allungano, l’aria si scalda: è l’estate in arrivo e la cittadina è pronta ad accoglierla immergendosi nel suo blu, così caratteristico e predominante, dato dal mare e dai tetti delle sue case.

Paul Signac. Concarneau, 1931. […] Nel quadro, in primo piano, si vedeva una barca con due maestosi alberi. […] Dietro la barca, le imponenti mura della città fortificata. Era un’immagine piena di eccessi di colore. La barca blu intenso, le vele arancioni. Il mare verde con singole isole di colore che inebriavano: un bianco-azzurro che brillava, quasi fosforescente. A volte il mare in Bretagna aveva proprio quell’aspetto. Il cielo rosa in diverse sfumature, i tetti delle vecchie case grigio piombo, gli alberi della Ville Close di un verde brillante, quasi soprannaturale: il mondo come colore. (p. 153)

Anche il commissario Georges Dupin sta godendo di questo clima più mite, al caldo del sole, complici anche i lavori di ristrutturazione del commissariato, che rendono il luogo inagibile, e proprio per questo «nelle ultime settimane tutti i dipendenti del commissariato erano fuggiti» (p. 11), compresi i due collaboratori più fidati del commissario: Riwal e Nolwenn.

C’erano giornate in cui il mondo non era altro che cielo. Come quel 24 maggio: inondato di luce, radioso, limpido, chiaro, come appena lavato. (p. 9)

Ma l’idillio si spezza ben presto, nel momento in cui il cellulare di Dupin riceve un’inattesa telefonata: la signora Chaboseau, moglie del rinomato medico cittadino, chiama allarmata per denunciare la morte violenta del marito. L’anziano uomo, membro di una delle famiglie più influenti della zona, è stato ritrovato senza vita al suolo, schiantatosi lì dopo essere precipitato dalla finestra della sua abitazione, nel medesimo palazzo dove risiede anche il rinomato ristorante l’Amiral, dove il commissario ama cenare con la compagna Claire e dove Simenon ambientò, negli anni ’30 del ‘900, uno dei suoi romanzi più celebri: Il cane giallo.

«Non trova che sia un po’ inquietante, capo, un omicidio all’Amiral? E che si tratti proprio di un farmacista e di un medico? Proprio come nel Cane giallo, il famoso caso criminale di Simenon.» (p. 115)

La tragica morte del medico scuote tutta la cittadinanza, soprattutto la buona società, abituata a vivere nella placida calma di un villaggio di mare e ben lontana dai ritmi frenetici di metropoli ben più avvezze al crimine. Nessuno, neanche la moglie, il figlio e i suoi amici e soci più stretti – Luzel e Priziac – sembrano essere in grado di darsi spiegazioni o fornire al commissario ragioni e moventi che motivino una fine tanto violenta.

Dupin si avvicinò di nuovo alla vetrata rotta. Si fermò solo poco prima del baratro e guardò in basso. Un brivido gli corse lungo la schiena. (p. 23)

Ma, scavando nella vita della vittima – medico stimato, collezionista d’arte e influente imprenditore –, e nella fitta rete delle sue numerose relazioni, dietro i muri del perbenismo sembrano emergere verità volutamente celate che affondano le proprie radici nel lontano passato della città, così lontano da perdere di vista il confine tra mito e realtà. E proprio le coincidenze, solo in apparenza casuali, con il caso del commissario Maigret, daranno la necessaria chiave di lettura per la comprensione di questo criptico delitto.

I casi criminali erano una cosa folle sotto molti aspetti: a volte, già all’inizio di un’indagine, esisteva un indizio che era la chiave di tutto. La soluzione era davanti agli occhi di tutti fin dal primo momento, in circostanze quasi grottescamente evidenti. (p. 57)

E mentre la cittadina viene scossa da un secondo, violentissimo, attacco, Dupin, sempre ammaliato dalla bellezza della Bretagna, ormai sua casa d’elezione e protagonista del romanzo al pari degli altri personaggi, si troverà impegnato in una corsa contro il tempo per sventare ulteriori delitti, ormai lontano dalla placida calma della vigilia di Pentecoste.

Corinna Angelucci