Se per molti i diciotto anni sono legati al sogno di indipendenza, a quel tutto da fare che può finalmente prendere forma, per Sara non è così: lei è nata nell'acqua sporca, in una realtà in cui la madre non pagava il pulmino che riaccompagnasse la figlia a casa da scuola perché i soldi erano pochi, e Sara usciva perennemente sconfitta nelle sue aspettative d'amore. Forse solo il fratellino Matteo la ricopre di bene, con la spontaneità dei bambini, mentre suo padre ha lasciato l'Italia anni prima per trasferirsi in Albania con una nuova famiglia. Elena, la madre di Sara, c'è e non c'è, è presa dal suo lavoro, e spesso si scontra con la figlia senza riuscire a trasmetterle amore.
E anche da maggiorenne l'amore per Sara è una rincorsa, che dovrebbe portare a raggiungere una salita altissima, di cui non si vede la fine, di quelle così ripide che è facile cadere all'indietro. E farsi male. Ecco perché quando Sara decide di scappare di casa e trasferirsi a vivere dal suo ragazzo, Alessio, non bada al fatto che lui sia un tossicodipendente che ogni giorno deve andare a firmare in caserma (per ragioni che si chiariranno nel corso del libro), né che alla sua età non abbia un lavoro e dipenda ancora dalla famiglia. Sara intravvede in lui una possibilità di famiglia, di calore, di affetto, ma non si accorge che tutto in quella vita è precario: quello che conta sono le notti di eccessi a farsi di crack, cocaina, quel che si trova; le ore passate con gli amici Anna e Gianni sono praticamente sempre da sballati. Da sobri, non si fa niente, neanche sesso.
È soprattutto notturno il romanzo di Giuliana Vitali: giriamo insieme ai personaggi per le strade di Napoli dopo che il sole è calato alla ricerca di una dose da infilare nel reggiseno, a bordo di una macchina senza l'assicurazione, evitando le forze dell'ordine. Ci sono corpi sudati che nei locali abbracciano altri corpi sudati, provano a cercare un po' di catarsi, un po' di piacere, ma tutto è sempre estremamente obnubilato, sbiadito e a tempo. E spesso il sesso è qualcosa di inevitabile, un compenetrarsi di corpi non veramente voluto. Poi, di colpo, ogni tanto Sara si guarda allo specchio e con un po' di sgomento si riconosce addosso i segni di quella dipendenza. Eppure questo non la porta a cambiare: poco dopo la sua magrezza sempre più accentuata e gli occhi enormi cerchiati di scuro tornano a meritare giusto una scrollata di spalle.
In questo inferno anestetizzato dalla droga, seguiamo i personaggi in un'estenuante ricerca di qualcosa che li faccia sentire meglio e ci chiediamo in modo sempre più martellante: Sara e gli altri troveranno uno scopo, una ragione per vivere che non li porti a trascinarsi giorno dopo giorno in una ripetizione sempre più insensata di sballo-postumi-sonno chimico-deperimento? A questi episodi del presente, che si ripetono con variazioni minime, si intrecciano flashback che presentano Sara bambina e Sara preadolescente: sono spesso vicende che lasciano intuire piccoli e grandi traumi, mancanze affettive e una solitudine crescente che porterà la Sara diciottenne ad aggrapparsi a qualsiasi illusione di compagnia. Anche se è una compagnia deleteria, incostante e che rimanda ancora di più l'accesso all'età adulta. Sì, perché le responsabilità vengono scansate ogni volta che si presentano, ma non è con l'evitamento che si risolvono tutti i problemi. Anzi.
Se la Sara del presente è questa, un'ombra di quella che avrebbe potuto essere, noi lettori non facciamo che chiederci: quando arriverà una svolta? Perché positiva o negativa, ce l'aspettiamo, o il romanzo sarebbe solo una fotografia di uno status quo. E la svolta arriva, piuttosto tardi in effetti (forse troppo tardi?) nell'economia del romanzo, e forse è qualcosa di piuttosto impensato, ma che tuttavia è coerente con il carattere della protagonista.
Scritto con un'esattezza chirurgica, frasi brevi che descrivono senza sconti tanto l'esterno quanto la dimensione interiore dei personaggi, Nata nell'acqua sporca presenta uno stile personale, che ospita tessere di napoletano nei dialoghi e che predilige un lessico trasparente. Anche per questo l'effetto è ancor più scartavetrante.
GMGhioni
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