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#PercorsiCritici - n. 80 - 1° maggio e libri sul lavoro

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Ogni anno, in Italia e nel mondo, il 1° maggio si celebra la festa dei lavoratori, una giornata in cui si ricordano le conquiste fatte in questo ambito ma anche un'occasione in cui è importante fare il punto della situazione di oggi, per dialogare e trovare nuovi spunti di riflessione sulle battaglie ancora da condurre. Così, dato che il primo appuntamento con i #PercorsiCritici di maggio cade proprio in questa ricorrenza, abbiamo pensato di raccogliere in questa puntata una serie di libri sul tema, fornendo così qualche suggerimento di lettura. 

Partiamo da un'uscita recente: Basta lavorare così. Come trovare un equilibrio felice tra vita e lavoro (Bompiani, 2025), è un saggio in cui Silvia Zanella, formatrice ed esperta nel campo della Risorse Umane, conduce un'attenta disamina sul mondo del lavoro di oggi, a partire dalle recentissime trasformazioni che si sono susseguite dopo la pandemia che ha colpito il mondo nel 2020. Dimissioni di massa, desiderio di dedicarsi alle proprie passioni, maggiore attenzione alla salute mentale e consapevolezza della pervasività del lavoro, che ormai, attraverso i mezzi di comunicazione da remoto (mail, messaggi, chiamate), prosegue ben oltre l'orario di lavoro e i luoghi ad esso preposti. Quindi, come fare in modo che sia datori sia lavoratori possano trovare un equilibrio proficuo sia per l'azienda che per il singolo?


Un altro saggio molto interessante, che però si concentra più sul rapporto tra lavoro e discriminazione di genere è Invisibili, di Caroline Criado Perez (Einaudi, 2020): il libro in realtà si occupa di un tema più vasto, ovvero l'analisi dei dati come strumenti utili per osservare, nella maniera più oggettiva possibile, ovvero affidandosi ai numeri, il mondo che ci circonda. Tuttavia, l'autrice si sofferma su una questione in particolare, mettendo in evidenza come manchino dati di genere, e di come questo abbia generato una sorta di pregiudizio latente e difficile da scardinare, che ha impattato anche sul mondo lavorativo.

Oltre alla saggistica, che comunque resta decisamente utile se vogliamo riflettere sul tema in maniera sistematica, ci sono anche romanzi che hanno raccontato, spesso in maniera altrettanto profonda, storie in qualche modo inerenti questa tematica: partiamo con La fabbrica delle ragazze, di Ilaria Rossetti (Bompiani, 2024), in cui si racconta l'esplosione della fabbrica Sutter e Thévnot, avvenuta il 7 giugno del 1918 a Castellazzo di Bollate e in cui rimasero uccise 59 donne, tutte operaie della fabbrica. Il libro, con tatto e lirismo, si concentra sulle storie di alcuni personaggi, componendo così anche un affresco storico dell'epoca; ma soprattutto mette in luce una tragica emergenza che purtroppo risuona ancora oggi troppe volte nei titoli delle notizie, ovvero quella delle morti sul lavoro e della conseguenza necessità di parlare di sicurezza sui luoghi professionali.

Se con Rossetti siamo agli inizi del 1900 e ricostruiamo insieme a lei le condizioni di lavoro di un impiego legato giocoforza alle circostanze storiche, ovvero una fabbrica di munizioni durante lo svolgersi della Prima guerra mondiale, Rosario Pellecchia si concentra più sul mondo contemporaneo e sulle nuove professioni che sono emerse. In Le balene mangiano da sole (Feltrinelli, 2021), l'autore mette in scena una storia in cui ad essere protagonista è Gennaro, detto Genny, un ragazzo che di professione fa il rider. Tra una consegna e l'altra incontra Luca, un dodicenne a cui Genny ha consegnato un secchio di pollo fritto. Tra una battuta e qualche riferimento calcistico tra i due nasce subito un'amicizia sicuramente peculiare, data la differenza d'età, ma altrettanto trasparente, soprattutto quando poi si scopre che Luca non ha mai avuto una figura paterna. Il libro parla principalmente della storia appena raccontata, tuttavia a fare da sfondo è il lavoro che Genny svolge, per cui assistiamo alle dure regole dell'incarico e relative sanzioni, nonché alle difficoltà relative a traffico, clima, guidatori impazienti e così via.

Per Genny, fare il rider non è sicuramente l'aspirazione della vita, tuttavia è un lavoro che ha scelto data la sua innata curiosità verso il mondo e soprattutto l'umanità che lo circonda. Quindi, complice anche la necessità di mettersi da parte qualche soldo per sostenersi durante gli anni universitari, ecco che Genny è pronto a sfrecciare tra le vie di Milano. Ma in un altro romanzo, la città fa da sfondo anche a un'altra storia, quella di Ida Attanasio, abruzzese d'origine giunta nella metropoli lombarda per inseguire il suo sogno lavorativo: diventare una sceneggiatrice. Ma si sa, anche le più grandi carriere sono iniziate dal basso, perciò la protagonista inizia uno stage in un'agenzia di comunicazione. Solo che la realtà le si presenta ben diversa da come si era immaginata e tra orari impegnativi, incarichi impossibili, relazioni complicate coi colleghi, a Ida sembra difficilissimo potersi muovere agilmente in questa giungla intricata che è il lavoro. Non è questo che sognavo da bambina, di Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio (Garzanti, 2021) è un romanzo agrodolce, in cui la spinta leggera si fonde con un ritratto tutt'altro che roseo della realtà delle agenzie di comunicazione.

Sempre ambientato nel mondo delle aziende è Gli straordinari (Mondadori, 2024), un romanzo che indaga più la relazione d'amore tra i due protagonisti ma che in realtà, come nel caso di Pellecchia, sullo sfondo offre una chiara rappresentazione di cosa possa voler dire lavorare per una multinazionale. Nella fattispecie, Nico ed Elsa, protagonisti del libro, sono due giovani innamorati assunti entrambi da pANGEA, che si occupa di gestire la transizione ecologica dei brand che si affidano a loro. La realtà raccontata è tutt'altro che serena, tra stress e adeguamento all'idea di dover essere sempre pronti, online, reperibili. Tutto ciò non può che avere delle conseguenze anche sul loro rapporto, incrinando quello che sembrava essere un idillio apparentemente senza problemi. Il libro di Edoardo Vitale, quindi, pone una questione estremamente interessate: quanto il lavoro e lo stress ad esso correlato impattano sulla vita privata?

E se si parla di comunicazione, vi suggeriamo un noir che inserisce tra le pagine riflessioni acute su cosa significhi davvero essere un giornalista "da carta stampata" e cosa un influencer: ne La fame del cigno di Luca Mercadante (Sellerio, 2025), il protagonista Domenico Cigno è un giornalista tradizionalista, che padroneggia al meglio le parole e non capisce il valore di un'informazione poco sorvegliata, veloce e fallace come quella sui social. Il caso di scomparsa di una giovane e stimata influencer, che stava conducendo un'inchiesta sulla prostituzione nigeriana a Castel Volturno, permette a Domenico di riflettere - tra le tante altre tematiche portate a galla dall'indagine - anche sul ruolo della comunicazione, con osservazioni metagiornalistiche decisamente illuminanti. 

Chiudiamo con un altro libro che racconta una storia del lavoro in campo culturale oggigiorno: La galleria degli uffici, di Giulia Pretta (Le plurali, 2025). La storia di Arianna Trimeo, la protagonista, è esemplificativa di quanto già detto in precedenza, con la necessità di offrire il proprio operato h24 e l'obbligo morale e taciuto di essere sempre reperibile. Ma è davvero questa la strada da percorrere? Tra contratti a progetto, cooperative, partite Iva, Arianna entra nello sterminato e complesso mondo lavorativo, offrendoci un panorama variegato e talvolta davvero difficile da gestire.

Insomma, oggi la questione sembra più aperta che mai e mentre si susseguono idee, proteste, proposte, possiamo sicuramente dire anche ancora oggi il tema del lavoro è uno dei più dibattuti e che quindi perché non iniziare ad approfondire il tema con qualcuna delle letture proposte?