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"Ospiti" di Mario Capello, due anime solitarie in una Stoccolma tutta da scoprire

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Ospiti
di Mario Capello
Bompiani, febbraio 2025

pp. 204
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)

Ospite, un sostantivo dalla natura ambivalente con una caratteristica di reciprocità, donare e ricevere, accogliere ed essere accolti, la cui fusione delle voci crea l'etimologia che contiene in maniera lapidaria la parola: straniero. Il titolo del nuovo romanzo dell'editor Mario Capello esprime tutta quella pluralità di condizioni e coralità di esperienze di stranieri all'estero, espatriati, emigranti che, volontariamente o meno, hanno deciso di intraprendere una vita in cui le radici della propria nazionalità e cultura vengono divelte e mai sostituite.

Stoccolma è il luogo in cui vivono Marco e Lara, due anime intessute di quell'aura solitaria che permeabilizza chi vive senza aver mai conosciuto la dimensione intima di una "casa". Si incontrano in una fredda serata, in un locale, tramite un'app per smartphone ideata da Lara, dipendente di una software house. L'applicazione permette di incontrare connazionali all'estero, "matchare" i profili e connettersi; ed è di una connessione che entrambi hanno bisogno e che cercano, un legame umano che spezzi la solitudine provocata dall'isolamento dalla barriera linguistica e culturale della città e dei suoi abitanti.

Lara è madre di Oscar, un bimbo molto intelligente con una forte predisposizione alle lingue; diverso rispetto ai suoi coetanei della scuola materna, cresciuto troppo in fretta senza il padre che ha deciso di lavorare nel permafrost, per raccogliere dati sugli effetti del cambiamento climatico. Lara parla correttamente lo svedese, ha un buon rapporto con i nonni di Oscar, un ottimo lavoro che desiderava, ma alcuni spettri del suo passato, della sua adolescenza trascorsa a Perugia, affiorano lentamente galleggiando nella sua vita come la punta di un iceberg pericoloso su acque ferme.

«Calcoli, azioni e reazione. Come in un algoritmo. Era la sua vita.» (p. 97)

Marco è un buyer di vini italiani, ha viaggiato molto, trascorso diversi momenti della sua vita all'estero, Londra, Dublino, non sentendosi mai ancorato a nessun luogo. La lingua svedese per lui è una frustrazione strisciante nelle sue giornate, l'inglese invece è il mezzo per sfondare le limitazioni linguistiche mentre l'italiano, nei suoi momenti di solitudine, è la lingua che lo riempie di calore e arte. Marco scrive poesie, ragiona in versi e li utilizza come libretto di istruzioni per poter comprendere la vita. 

«Ci sono costellazioni di ombre e miscele di odori a cui non ci abitueremo mai, perché forse quelle che si sono impresse nelle nostre cellule celebrali da bambini sono quelle su cui siamo tarati.» (p. 56)

Anche Marco ha i suoi fantasmi e le sue ombre passate che si riconcorrono nelle serate ritirate e isolate: il suo primo vissuto in Italia, diviso tra Torino e un piccolo paese della Puglia, il senso di colpa di non eseguire al meglio il proprio lavoro dedicando troppo tempo alla scrittura e i suoi demoni di una depressione cronicizzata nel tempo.

«Oh, il panico, il panico come un vecchio nemico in cui puoi confidare.» (p. 102)

Lara è sfuggevole, troppo impegnata nel suo ruolo di madre sola, troppo immersa nelle responsabilità lavorative. Marco cerca di costruire un rapporto trattando con riguardo le criticità della vita di Lara, interrogandosi nei momenti di silenzio di lei analizzando se stesso. 

Il romanzo di Capello contiene in sé una certa originalità nella trama, i diversi punti che analizza nella narrazione, che siano di natura introspettiva o di ambito socio-culturale, donano una buona prospettiva di profondità nel corso della lettura. I temi della solitudine, dell'estraneità, si legano e si intrecciano alle problematiche generazionali e del cambiamento climatico, ma sono ancor di più enfatizzate dalla descrizione, a volte lirica, della Svezia e della città di Stoccolma con i suoi freddi inverni e le sue luminose estati troppo distanti dalla nostra conoscenza, noi abituati alle stagioni della nostra zona temperata. 

«Stoccolma era una città diversa, la sua bellezza era nella penombra crepuscolare dell'inverno, nell'estate perfetta di metà giugno. Era diversa la gente.» (p. 94)

La prosa è scorrevole, impreziosita in alcuni punti da sostantivi e aggettivi ricercati o volutamente meditati per cristallizzare una sensazione o un'azione dei protagonisti. Per chi amasse la poesia troverà soddisfazione nel pescare versi di alcuni grandi poeti italiani tra cui Milo De Angelis e Vittorio Sereni, ed è interessante leggere l'uso che Capello fa di alcuni loro passi, contestualizzandoli a Stoccolma, ai suoi sobborghi, ai suoi locali.

Per inquadrare il presente dei protagonisti l'autore crea una buona analessi per entrambi, forse un po' sbilanciata in favore di Marco. La narrazione nel presente è senza dubbio quella con maggiore tensione e la giusta dose di cupezza. Nel nuovo romanzo di Capello Stoccolma diventa un'interessante protagonista, ospite a volte clemente, talvolta rigida, ottimo scenario delle vite di questi due ospiti in terra straniera. 

Caterina Incerti