Cosa significa non sentirsi rappresentati dal proprio corpo, ma osteggiati, in una lotta che non si sa davvero come vincere? Cecilia, la protagonista di Il corpo sbagliato di Francesca Spanu, fin dall'infanzia si è sentita indirizzare commenti crudeli, battute di spirito che erano come stilettate, espressioni di disprezzo per i suoi chili di troppo. Poche persone, troppo poche, sono andate oltre, l'hanno voluta conoscere davvero; e gli amori, quando ci sono stati, sono stati spesso a senso unico o seguiti da esiti devastanti per l'autostima della protagonista.
Anche per questo nelle prime pagine seguiamo Cecilia nel percorso che la porta al bypass gastrico, operazione non certo semplice, una vera e propria rivoluzione, che comporta un cambiamento delle proprie abitudini di vita, ma anche controlli medici, attenzione ai sintomi,... Insomma, l'operazione richiede di prestare grande attenzione al proprio corpo, quel corpo che Cecilia vorrebbe poter amare una volta per tutte. Anche se il percorso è complesso e la sua famiglia, specialmente la madre, non è d'accordo, Cecilia è determinata come non mai e non sente ragioni: affronterà l'operazione e il cammino che seguirà.
C'è anche un altro aspetto, troppo spesso ignorato, che l'autrice mette invece giustamente al centro della narrazione: l'impatto psicologico della propria trasformazione. Un nuovo corpo da conoscere non suscita solo stupore, meraviglia, gioia; l'euforia di indossare una gonna che prima non ci si sarebbe mai potuti permettere non placa la sensazione di sentirsi ancora esposti ai giudizi del mondo: occorre gradualità per imparare a gestire il proprio corpo daccapo:
Il suo nuovo corpo le piace, ma non sono sparite le insicurezze e le fragilità legate a una vita dentro una fisicità che rifiutava. Tutto sembra essere rimasto immutato. Cecilia ama leggere e ascoltare musica. Pensa e sogna. Ha cominciato anche a correre. È capace di amare e ha amato. (p. 148)
Anche per questo, ma non solo, Cecilia cade in un amore simbiotico, che fin dagli inizi presenta un grande rischio: «era attraverso i suoi occhi che riuscivo a sentirmi bella e attraente. Ora lo specchio mi restituisce un'immagine spenta e sciupata. Un nuovo riflesso, in cui è difficile riconoscermi» (p. 128). È dunque attraverso gli occhi dell'amato che Cecilia apprezza il suo corpo. Ma lui è sposato e Cecilia si sente in competizione con la moglie, si accorge che quel sentimento minaccia di diventare ossessione, dipendenza emotiva, perché solo con quell'amore lei può provare a colmare un vuoto che sente dentro. Lo stesso vuoto che un tempo provava a riempire ingozzandosi di cibo, la notte.
E dunque Il corpo sbagliato è anche una storia di dipendenza, che si snoda con grande sensibilità attraverso pagine dure, fatte di episodi verosimili raccontati con grande trasparenza, con un linguaggio colloquiale quanto basta per essere catapultati nella vita di Cecilia. Così percepiamo quanto l'odio verso di sé possa prendere strade pericolose perché autodistruttive e potenzialmente senza ritorno. Noi lettori assistiamo alla vita in salita di Cecilia e vorremmo che vedesse anche lei le tante qualità che gli amici le riconoscono. Sì, perché la vita di Cecilia è percorsa da moltissime amicizie, specialmente femminili, tutte improntate alla lealtà, alla fiducia, al donarsi con generosità, senza secondi fini.
Cecilia c'è sempre per gli altri, e fortunatamente anche gli altri ci sono per Cecilia, solo che non sempre questo può aiutarla a star meglio: non mancano pagine in cui la protagonista tiene lontana la famiglia o si sottrae agli sguardi indagatori di chi le vuole bene perché si trova in un gorgo: come accettarsi? Come affrontare la sua ansia da abbandono? Come ripartire ad amare ma in modo più sano?
Non si creda che Il corpo sbagliato sia solo la storia di una malattia; è anche la storia di una rinascita, complessa, fatta di passi avanti e passi indietro; è una storia che testimonia l'importanza di un supporto medico e psicologico; la protagonista ammette con bruciante sincerità come non si possano risolvere le proprie fragilità con una bacchetta magica. Eppure è proprio nella perseveranza, nella gioia di riaprirsi a un incontro, nella capacità di rimettersi in gioco con un nuovo lavoro a chilometri di distanza dalla propria Cagliari che Cecilia mostra una forza straordinaria: la forza di ammettere le proprie debolezze e di farne tesoro, ma anche la forza di non rinunciare a vivere davvero le emozioni e le occasioni che possono sorprenderci.
GMGhioni
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