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La nostra lingua non ha bisogno di essere difesa, ma chiede stupore: "Grammamanti" di Vera Gheno

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Grammamanti
di Vera Gheno
Einaudi, aprile 2024

pp. 160
€ 15 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

La lingua è centrale nella nostra vita: ci aiuta a esprimere non solo ciò che percepiamo, ma anche emozioni, pensieri, mondi immaginari. E chi siamo. Ma quanto ne siamo consapevoli? E sappiamo essere veramente "grammamanti"? Per spiegare questo neologismo, che tradisce già a una prima lettura l'elemento centrale dell'amore per la lingua, Vera Gheno decide di raccontare alcuni episodi significativi che attraversano tempo e spazio, tra studi famosi, dibattiti molto attuali e tessere autobiografiche.

Si parte dalle diverse teorie relative alla nascita del linguaggio nella Preistoria (una più suggestiva dell'altra!), quindi ci si sofferma sulla creazione del linguaggio nel nostro cervello, a partire dagli studi di Chomsky. Se è proprio vero che «se non siamo stimolati a farlo, non ci interroghiamo quasi mai sulla nostra capacità linguistica» (p. 26), in più passi del libro Vera Gheno ci porta a osservare più da vicino ciò che ogni giorno facciamo senza riflettere troppo né sui meccanismi che soggiacciono alla lingua né sulla bellezza e la straordinarietà di questo strumento di comunicazione. «Grammamare [...] significa apprezzare la lingua nella sua adorabile e non sempre prevedibile complessità» (p. 27), e l'autrice ce ne dà prova con la consueta attenzione a offrire materiale accessibile anche a chi non ha studi linguistici approfonditi alle spalle. 

E allora ben vengano le riflessioni relative all'uso del maschile sovraesteso, all'adozione di una lingua più rispettosa verso le minoranze, o alla libertà che mettiamo in campo ogni volta che scegliamo quali parole pronunciare o scrivere. Vera Gheno, come tanti altri sociolinguisti, si tiene ben lontana dall'idea di una grammatica solo prescrittiva e non crede che sia necessario difendere la lingua trincerandosi dietro a un passato definito da molti migliore. Infatti, riprendendo i capisaldi della storia della lingua, l'autrice ci ricorda che qualsiasi lingua è mutevole, si modifica nel tempo e non sempre in un modo che possiamo prevedere. Questo non deve generare paura; semmai curiosità. Non ha senso allora lottare contro il gergo giovanile, né spaventarsi al punto da meditare, anche a livello politico, di stabilire disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana. Eppure una proposta di legge in tal senso è stata formulata e ne bastano alcuni stralci, riportati dall'autrice nel libro, per capire quanto sia stata suggerita dalla paura del cambiamento. Ma «è molto difficile imporre o vietare qualsiasi uso linguistico dall'alto» (p. 59), e per fortuna!, perché viene subito in mente ciò che hanno fatto i regimi totalitari. Anche in quei casi specifici, comunque, la lingua è tornata libera appena ha potuto, ovvero alla caduta della dittatura.

Andando contro alcuni luoghi comuni molto diffusi, sempre con garbo e in modo costruttivo, Vera Gheno con quest'omaggio innamorato alla lingua riesce a trasmettere moltissimo e, credo, anche ad aprire la mente di chi non ha mai avuto l'occasione di soffermarsi sull'importanza che riveste la parola nelle nostre vite. Il capitolo finale, maggiormente autobiografico, conferma l'amore per le lingue, ma anche quanto fosse inevitabile che l'autrice dedicasse la sua vita a "grammamare". Chiudono il libro, tanto agile quanto pieno di riflessioni, una sorta di decalogo per imparare a "grammamare" e ringraziamenti pieni di gratitudine, ulteriore attestazione di quanto ognuno di noi, in nome della lingua, sia parte di una società da rispettare e ringraziare, in primo luogo con le parole.

GMGhioni