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"Porte Aperte Festival": dal 23 al 26 maggio Cremona è la patria delle arti

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Più di 60 eventi in 4 giorni, incontri che abbracciano tutte le arti, dalla letteratura, star del festival, al fumetto, dalla musica all'arte, dal teatro all'architettura, dalla poesia alla fotografia. Nomi come Romana Petri, Alessandro Cattelan, Matteo B. Bianchi, Ilaria Gaspari, Fabrizio Gifuni, Ilaria Rossetti, Giorgio Scianna, Antonio Franchini, Rocco Tanica. E ancora grandi della musica come Paolo Jannacci e Frida Bollani.

Tutto questo è il PAF, Porte Aperte Festival, che si terrà  a Cremona da domani, giovedì 23 maggio, a domenica 26 (ingresso libero a tutti gli appuntamenti che si svolgeranno anche in caso di maltempo). La manifestazione, nata nel 2016 con l'intento di promuovere la cultura e la rigenerazione urbana, negli anni è diventata uno degli appuntamenti più attesi del circuito letterario nazionale. Il PAF, il cui sottotitolo è "Percorsi artistici e linguaggi espressivi in una città accogliente", è un festival a letteratura diffusa nel senso che gli incontri coinvolgono i luoghi più suggestivi di Cremona, i cortili dei palazzi storici, Guazzoni Zaccaria e Fodri, il giardino della Biblioteca e del Museo Civico, lo splendido cortile Federico II, all'interno del duecentesco Palazzo del Comune, la Loggia dei Militi. Una festa delle arti che è in grado di coinvolgere tutta la città, dal teatro alle biblioteche, dai musei ai cinema per dare voce a tutte le manifestazioni del genio artistico. Due i fili conduttori dell'edizione 2024: il tema "Mappe", intese sia come espressioni geografiche che luoghi dello spirito, e la traduzione, alla quale saranno dedicati 4 incontri.

La rassegna nasce da un'idea dell'Associazione culturale Porte Aperte Festival con la compartecipazione del Centro Fumetto Andrea Pazienza (colonna storica cremonese della "nona arte") e il sostegno del Comune di Cremona. Tra i curatori della rassegna lo scrittore Andrea Cisi, insieme a Mario Feraboli, ex libraio e gestore di un'osteria letteraria, Michele Ginevra, Centro Fumetto "Andrea Pazienza", Marina Volontè, conservatrice del Museo Archeologico San Lorenzo e l'architetto Marco Turati, che ha raccontato, in questa intervista, a CriticaLetteraria lo spirito del Porte Aperte Festival. 

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Marco Turati

Quando nasce l’esperienza del PAF?

L’idea originaria del Porte Aperte Festival nasce nell’autunno del 2015 dall’incontro di cinque “agitatori culturali” cremonesi, con vissuti personali, storie e competenze tra loro molto differenti, uniti dal desiderio di promuovere a Cremona una manifestazione che parlasse di inclusione, accoglienza, apertura all’incontro con l’altro da sé, utilizzando i linguaggi espressivi e le opere dell’intelletto. Il progetto, fin da subito molto dettagliato nella linea editoriale e articolato nella molteplicità della proposta, è stato sottoposto all’amministrazione comunale che lo ha accolto con grande entusiasmo sostenendone economicamente una parte rilevante. Ha visto così la luce nell’estate 2016 la prima edizione del PAF. Nove anni dopo siamo ancora animati dal medesimo entusiasmo, continuando gratuitamente a operare per produrre cultura, aprire menti, spezzare catene, abbattere muri e pregiudizi, costruire ponti, spalancare porte, stimolare curiosità e sete di conoscenza.

Cremona è una città piccola, eppure la vostra è una scommessa vinta su tutti i fronti: importanza degli scrittori presenti, pubblico agli incontri. Ci racconti l’evoluzione di questa idea che poi si è trasformata in progetto e infine è diventata un evento in grado di rientrare tra i più importanti circuiti letterari nazionali?

La nostra è una rassegna che si allestisce da quasi un decennio con un budget molto contenuto, grazie alla partecipazione attiva dell’Associazione Culturale Porte Aperte e del Centro Fumetto Andrea Pazienza, al contributo di molto volontariato (in larga parte di giovanissima età). Lavoriamo con pochi mezzi ma con tanta passione e cura e questo nell’ambiente viene notato e apprezzato. Nel corso dei primi anni dovevamo sudare le proverbiali sette camicie per riuscire a far arrivare in questa sperduta provincia scrittori, fumettisti, musicisti, attori e illustratori. Ora tutte le case editrici e le agenzie musicali e artistiche ci cercano già durante l’inverno per proporci le loro novità e i loro cavalli di razza. La chiave vincente del PAF è stata proprio la riconoscibilità dei suoi contenuti e la coerenza della sua linea editoriale. È stata premiata la qualità della proposta, nonostante la molteplicità dei linguaggi espressivi trattati avrebbe potuto apparire dispersiva. L’impegno per contribuire alla crescita di una comunità più libera, per abbattere confini, allargare orizzonti e combattere ogni forma di pregiudizio e discriminazione ha reso il festival un approdo piacevole in cui ormai oltre 20mila persone ogni anno si ritrovano.




Parliamo dell’edizione 2024. Il filo conduttore sarà quello delle “mappe”. Intese come carte geografiche o sentieri dell’animo? O cosa ancora?

L’umanità da sempre si dota di mappe. Strumenti potentissimi per supportare i viaggi fisici e immaginari dell’uomo. Piante storiche che ci hanno aiutato a ricostruire le nostre origini, le radici più profonde e i luoghi di provenienza. Carte geografiche che hanno ispirato scoperte lontanissime, sostenuto sanguinose guerre, guidato conquiste spaziali. Ma anche mappe relazionali, che ci aiutano a sentirci meno soli, e mappe emotive, che ci consentono di riconoscere e dare un nome ai sentimenti che attraversano e popolano la nostra esistenza. Oggetti bellissimi da osservare e studiare, spesso complessi da interpretare, poiché specchio della realtà che ci circonda o del pensiero di chi li disegna. Ogni mappa va infatti guardata per le straordinarie opportunità che può offrire, prestando altresì grande attenzione agli inganni che essa può nascondere, risultando figlia – giocoforza – di una categorizzazione preordinata, di un’astrazione forzata, di un’identità costruita sulle differenze (tra territori, luoghi, persone, popoli, abitudini…) e non sulle affinità. Ogni mappa è inoltre necessariamente contenuta entro confini. Ed è noto come ogni perimetro, ogni delimitazione determini immediatamente un dentro e un fuori, un compaesano e uno straniero, un potere da difendere e un nemico da abbattere. Si definisce mappa anche la dentatura di una chiave, che, secondo le intenzioni di chi la usa, può servire per rinchiudersi in difesa all’interno del proprio fortino, o viceversa per aprire le porte all’incontro col mondo e con l’altro da sé. Ancora una volta il Porte Aperte Festival proporrà riflessioni, approfondimenti e confronti con artisti, intellettuali e pensatori del nostro tempo, con le loro opere e suggestioni espressive, invitando tutti a spalancare le proprie vite, aprire gli occhi sulla complessità che ci circonda, scoprirne la ricchezza e la bellezza, non averne paura, guardare con curiosità il diverso da noi, sorridere al prossimo, nutrirsi di incontri.
Gli organizzatori del festival; al centro, Marco Turati

Un focus speciale sarà dedicato alla traduzione. Come verrà declinato?

Un segmento speciale della rassegna, denominato Alter. Le stanze della traduzione, aprirà uno sguardo inedito sul lavoro dei traduttori di opere provenienti da terre lontane, disomogenee dall’idea eurocentrica a cui siamo da sempre abituati, come Iran, Turchia, Kurdistan, Palestina e Portogallo, disvelando il delicato e affascinante lavoro di mediazione culturale che devono svolgere questi/e professionisti/e dietro le quinte, per consentire a noi di beneficiare della bellezza di un’opera scritta in una lingua differente dalla nostra, che diversamente non avremmo mai conosciuto.

Il PAF è un festival letterario diffuso, coinvolge “location” diverse che coincidono con i luoghi simbolo di questa città. Che ruolo hanno Cremona e il suo contesto nella riuscita del Festival?

Cremona è una città bellissima, anche se spesso gli stessi cremonesi non sono più abituati a notarlo. Possiede il secondo più ampio centro storico della Lombardia, dopo Milano, ricco di palazzi ed episodi architettonici di grande rilievo, forte di una piazza medioevale tra le più belle d’Italia. L’idea di un Festival diffuso che consenta ai suoi spettatori di conoscere numerosi angoli di città, talvolta sconosciuti ai suoi stessi abitanti, è stata fin dall’inizio molto apprezzata. Nelle prime edizioni cambiavamo addirittura una location per ciascuno dei 50 appuntamenti che si susseguivano nell’arco delle tre giornate. Dopo il Covid abbiamo dovuto un po’ fare di necessità virtù, riducendo a 5-6 siti il numero dei luoghi all’interno dei quali ogni anno la manifestazione dispiega la propria programmazione. Ma mantiene le caratteristiche di un Festival diffuso e itinerante. Cremona si offre così ai frequentatori del PAF in tutta la sua bellezza architettonica e monumentale, unita alla sua vivibilità. Bianca Bagnarelli, straordinaria e pluripremiata illustratrice italiana, che ha firmato il manifesto del PAF 2024, ha immaginato una giovane donna, novella Gulliver al femminile, in famigliare sintonia con la città, mentre si dedica alla lettura di qualche forma di racconto o di fumetto, trovando nel contempo la connessione con i suoi abitanti attraverso un cavo che collega la punta del Torrazzo (monumento simbolo di Cremona) alle proprie cuffie. Una rappresentazione efficace del desiderio di restare in costante e curioso ascolto, come cerchiamo di fare noi curatori del Festival, dei desideri e dei sogni che le diverse anime della città provano continuamente a comunicare.

Il ruolo della città si evidenzia anche come partecipazione di enti diversi, che magari con le arti hanno poco a che fare, ma che si mettono in gioco: penso, per esempio, all’ASST, alle associazioni di volontariato, negozi di giochi, bar o ristoranti che propongono degustazioni. Insomma, è un festival inclusivo, che abbraccia realtà diverse?

Abbiamo fatto di tutto nel corso degli anni perché fosse così. I numeri del Festival parlano di oltre 650 ospiti, di calibro nazionale e internazionale, transitati per Cremona in nove anni, 53 dei quali cremonesi (quasi sempre giovanissimi emergenti e talentuosi, alla loro prima esperienza con un grande pubblico), oltre 20mila presenze annue, ma soprattutto – ciò che più ci inorgoglisce – oltre 140 collaborazioni con scuole, associazioni, gruppi di volontariato, agenzie educative, istituzioni e altre manifestazioni culturali extra locali, con cui ogni anno costruiamo singoli progetti che trovano poi una loro ricaduta finale all’interno del weekend della rassegna. Rappresenta il più ambizioso e importante degli obiettivi che ci siamo posti in avvio: contribuire a far crescere il tessuto artistico, sociale, e culturale della città, provando a farne un luogo migliore, più accogliente, aperto e desideroso di incontrare percorsi diversi da quelli che ciascuno di noi è abituato a seguire. Molti di questi progetti hanno anche particolare attenzione alle fragilità diffuse sul territorio. Il progetto “Happy News”, ad esempio, nato otto anni fa in punta di piedi, in collaborazione col Dipartimento Salute mentale di ASST Cremona, consente ogni anno ad alcuni ospiti delle comunità presenti in città di partecipare al Festival in veste di giornalisti particolari, alla ricerca di “buone notizie” e del modo migliore per poterle esprimere.

Il pubblico si sposta da una parte all’altra della città per seguire gli eventi e ha modo così di conoscere scorci diversi di Cremona. Quali immagini di bellezza si porta a casa un visitatore del PAF?

Incrociare chiostri quattrocenteschi, palazzi rinascimentali, corti medievali o facciate ottocentesche, dove poter ascoltare - dalla viva voce delle autrici e degli autori - la presentazione di un’opera dell’ingegno, di una storia affascinante, che nasconda al proprio interno contenuti significativi per la propria formazione culturale e spirituale, resta una delle esperienze più profonde e toccanti che può incontrare ciascuno di noi, partecipando a una manifestazione. Noi speriamo sempre che, unitamente al piacere di conoscere un nuovo romanzo, una canzone, o un fumetto d’autore, ogni spettatore se ne vada dal PAF portandosi via l’idea che la cultura e il sapere siano strumenti indispensabili per fare di ognuno di noi un cittadino migliore, più attrezzato per leggere e decodificare la realtà che ci circonda, un protagonista del cambiamento.

Qui il programma del PAF 2024

Letteratura, ma non solo. Il PAF unisce espressioni artistiche e linguaggi diversi, arte, fotografia, fumetto, musica, teatro, architettura. Come si coniuga questo connubio?

Tecnicamente, si fa alternando incontri di 50 minuti ciascuno, apparentemente tra loro molto differenti, ma in realtà legati da un filo rosso comune e da medesimi presupposti. Concerti, reading letterari, mostre, visite guidate, presentazioni di racconti, nuove sfide editoriali, riviste a fumetti, fotogiornalismo, saggi di attualità, performance artistiche, concorrono tutte a delineare l’identità del Porte Aperte Festival, arricchendone l’offerta e moltiplicandone gli effetti positivi sul pubblico.

ll PAF in una frase.

La cultura è nutrimento per la mente e la mente è come un paracadute: non serve a nulla se non si apre. Il PAF offre 4 giorni di cultura per tutti i gusti, nell’auspicio di contribuire a far aprire occhi e menti di tanti, offrire nuove opportunità.


Intervista a cura di Sabrina Miglio - ringraziamo Marco Turati per le sue generose risposte e Francesca Rodella, ufficio stampa dell'evento, per la sua disponibilità.