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È il tono che fa la musica. L'horror divertente e grottesco di "Colpo gobbo" di Franz Bartelt

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colpo gobbo franz bartelt


Colpo gobbo
di Franz Bartelt
Prehistorica editore, marzo 2024

Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco, Ezio Sinigaglia

pp. 200
€ 17,00 (cartaceo) 

Sono a favore dei poveri a un punto tale che per niente al mondo vorrei diventare ricco, nemmeno in modo legale. Un giorno ho vinto un milioncino di vecchi franchi alla lotteria. Non volevo andarlo a ritirare. Erano soldi, e non mi interessavano. Ma poi ci sono andato, per colpa di Karine. Diceva che le sarebbe venuto un accidente, se non ci fossi andato. E se lo sarebbe fatto venire davvero. (p. 7)
Se sei un criminale da quattro soldi con una moglie in grado di apprezzarti solo quando porti a casa un bel po' di bigliettoni, è chiaro che un ubriaco in un bar che dichiara di avere forzieri straripanti a casa propria è una tentazione irresistibile. Così, quando l'idiota ubriaco esce, tu lo segui con la ferma intenzione di derubarlo. Solo che l'idiota non solo non è idiota, ma non è nemmeno ubriaco e ha escogitato tutta la messa in scena per sequestrarti. Perché all'idiota, figlio di un noto industriale e di una presentatrice tv dalla gloria passata, piace intrappolare uomini in casa propria e tenerli con sé fino a che la destinazione non diventa la cantina, dove trovano riposo un metro sotto terra. Quanta fatica e quante sofferenze pur di soddisfare la venalità della propria donna!
«Un sacco di gente! Su, non esageriamo! Nove in tutto, compreso quello di cui si è occupato lei. Non si arriva neanche alla decina. Siamo lontani dalla dozzina. Con questo non intendo dire che è una cosa da niente o che non c'è nessuno, ma da qui a dire che c'è un sacco di gente ce ne corre.» (p. 43)
Franz Bartelt è autore molto prolifico, con all'attivo una quarantina di titoli che gli hanno fruttato vari premi, tra cui il Goncourt nel 2006; la sua produzione ha goduto di meno fortuna a livello di traduzione e Colpo gobbo, edito da Prehistorica editore e uscito in Francia nel 2004 per Gallimard, è solo il terzo titolo disponibile per il pubblico italiano.
Considerato autore dissacrante, si inserisce in quel filone di humour noir che infarcisce di sarcasmo situazioni che, trattate in altro tono, rientrerebbero nella sfera del thriller o dell'horror. Possiamo trovare esempi di questa letteratura in Félix Fénéon o nel più recente Régis Jauffret – che raggiunge la massima vetta del genere. 
È il tono a fare la musica, si dice, ed è il concetto da cui partire per comprendere la storia di Colpo gobbo. Un uomo ricco e squilibrato ama tenere in cattività altri uomini. Li obbliga al completo isolamento, a fare le pulizie per lui e a sottostare a regole quali essere legati a una poltrona a guardare per ore i canali di televendita, misurando i barlumi di speranza per la liberazione e la minaccia di un'arma. In questa situazione cerca però la loro amicizia e la loro stima fino a che i prigionieri non resistono più e scelgono la più umana via del suicidio. L'io narrante del romanzo cade in questa trappola e affronta la prigionia cercando di mandare biglietti all'esterno per avvisare la moglie e di cogliere ogni possibile breccia per la fuga, senza successo. Ci sono tutti gli elementi per un romanzo dai toni horror e qualche accenno splatter. Invece, il romanzo risulta divertente, con dei depistaggi che niente hanno da invidiare alle geniali soluzioni dei racconti di Jack Ritchie, illustre autore americano dell'inganno narrativo.
Il prigioniero si intende di filosofia e politica; è un ottimo improvvisatore di versi alessandrini e si crogiola nei complimenti del suo carceriere; sa come prendere per il verso giusto anche la vecchia madre dell'idiota, presentatrice tv ormai dimenticata che vive dei ricordi del tempo in cui riceveva sacchi di lettere da infoiati spettatori; descrive le prodezze sessuali del suo carceriere e le paragona a quelle della moglie Karine con una bestialità così grottesca da far ridere, se non fosse disturbante.
Così come disturbanti sono alcune sue opinioni sul genere umano, in generale, e su quello femminile, in particolare: sono però espresse con ragionevolezza e buon senso, tecnica propria della commedia nera.
Karine a volte mi confeziona certi intrugli che non fanno per niente onore ai suoi trascorsi di allieva della scuola di economia domestica. Li mando giù sforzandomi di trovarli squisiti. Se fossi un tipo intransigente, la impiccherei al cordone delle tende. È raro che i giudici diano torto a un buongustaio. La minestra fredda è un'attenuante che attira sempre la simpatia dei giurati. (pp. 18-19)
Un romanzo divertente, con una spiegazione finale che rimanda a grandi classici – e che non citiamo per evitare un grosso rischio spoiler –, e su cui rifletterei a livello di stile. Una delle grosse paure dell'editoria (anche se non saprei se della letteratura) è l'attacco alla libertà di espressione in nome di un politicamente corretto o di una cancel culture che, anche insieme al livellamento di stile, viene definita "imperante". Un testo come Colpo gobbo è, effettivamente, irriverente e portatore di opinioni, nella maggior parte dei casi e per la maggior parte delle persone, non condivisibili (sempre fermo restando la necessità di riconoscere l'artificio letterario). Ma non si può considerare sovversivo o controcorrente per almeno due ragioni. La prima è che, benché il testo sia uscito adesso in Italia, l'originale è del 2004, epoca in cui i limiti del politicamente corretto erano meno sentiti. Il secondo motivo è che, anche se il testo fosse del 2024, si inserirebbe in una tradizione letteraria quasi secolare e sarebbe trasgressivo solo in virtù delle nuove sensibilità a cui prestiamo attenzione da poco. Siamo in un'epoca di grandi e rapidi cambiamenti che vogliono colpire una letteratura che per secoli ha privilegiato determinati punti di vista, personaggi e storie ed è doveroso e normale prestare attenzione al fatto che queste nuove necessità non limitino la libertà espressiva. Sarebbe interessante non vedere questi nuovi panorami e questi nuovi squarci nel modo di fare letteratura come un vincolo, ma come una possibilità di trovare nuove strade. Autori come Bartelt, anche se invecchieranno nel modo di rappresentare la letteratura, verranno sempre riconosciuti come dissacranti e divertenti: basterà inquadrarli nella giusta ottica della finzione narrativa.

Giulia Pretta