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L'ossessione sociale e culturale verso le ragazze adolescenti: Sara Marzullo scompone il processo in un saggio dai toni intimisti

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Sad girl - La ragazza come teoria
di Sara Marzullo
66thand2nd, gennaio 2024

pp. 176
€ 16 (cartaceo)


Con questo libro volevo rispondere a una domanda: cosa c'è di così tanto affascinante nell'adolescenza e nella giovinezza femminili? Sebbene le giovani donne siano ancora marginali nella tribuna politica e nell'àmbito delle decisioni, le protagoniste dei film, delle canzoni e dei libri, ma anche dei miti e delle fiabe - quando ci sono, il che accade sempre meno delle loro controparti maschili - sono immancabilmente e inesorabilmente giovani. Che ruolo occupano all'interno delle nostre mitologie e gerarchie personali? Cosa nascondono e conservano questa età, e queste figure, meglio o al posto di altre? (p. 10)

In questa sorta di saggio/indagine/autofiction Sara Marzullo, giornalista e traduttrice, classe '91, cerca di scavare le ragioni dietro la palese fascinazione che le ragazze adolescenti esercitano sulla società (consapevolmente o meno, è uno dei temi del testo), sugli uomini, sulle proprie coetanee, intrecciando esperienze personali, critica, analisi di film e musica e concentrandosi su un sentimento ben preciso come legante, ovvero la malinconia.
Il titolo ci dà già un'anticipazione con l'aggettivo "sad", che però non si limita a tradursi solo con "triste", ma abbraccia tutto un ventaglio di sinonimi.

Tra queste c'era la sad girl, la ragazza triste, erede autoproclamata di quella tradizione artistica e femminista che aveva trasformato ciò che genericamente chiamiamo tristezza - dalle diagnosi cliniche di depressione all'angoscia adolescenziale, al tormento, alla malinconia - in una sorta di stato creativo. (p. 43)

La ragazza raccontata da Sara è un animale schivo eppure estremamente seducente. Può incarnarsi nella figura femminile sparita e perduta, facendo riferimento a tutte quelle "eroine" di film, libri e cronaca che, per un motivo o per un altro, si negano, depotenziando il potere che gli altri hanno su di loro. L'autrice menziona Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola o anche Laura Palmer di Twin Peaks; io aggiungo Gone girl di David Fincher, ma si potrebbe andare avanti molto, sciorinando questa o quella ragazza che è scomparsa, sparita, rapita, eliminata o suicida perché troppo "inadatta" ad adeguarsi al modello di bambola carina e per bene che la società esige. La domanda posta è anche: come gli uomini vedono queste sparizioni, questa negazione di sé?
La sad girl è anche quella ragazzina che cerca uno spazio comodo e sicuro in cui trovare altre sad girls come lei, un nido in cui essere capita, in cui la malinconia e la sensibilità estreme non sono un difetto quanto un mezzo per esprimere un certo disagio interiore, una nicchia in cui, come dice Marzullo, performare la tristezza. 
Molte le autrici, le saggiste, le studiose prese in esame, come trampolino per dilatare un flusso di pensiero che spazia dalla filosofia all'analisi, dalla musica pop alle conseguenze del patriarcato. Grande spazio trovano le arti visive e il modo in cui le celebrità, o meglio, il modo di vendere la celebrità di ragazze giovanissime sia cambiata nel corso degli ultimi trent'anni. Se pensiamo a Britney Spears, ad esempio, non possiamo che provare una certa pena; se pensiamo a Taylor Swift, i sentimenti dominanti forse sono altri, invidia, ammirazione, di sicuro non compassione. Marzullo prende in esame varie artiste, da Spears a Olivia Rodrigo, da Alizée alle ragazze di Non è la Rai, capeggiate da Ambra Angiolini. Sono tutte state adolescenti di successo, ma alcune sono state manovrate, sfruttando il loro capitale sessuale a fini commerciali, altre lo manovrano da sole. Il risultato non cambia, cambia solo il modo e il soggetto che stringe il coltello dalla parte del manico:

Il capitale sessuale sarà anche nelle mani delle pop star, invece che nelle mani degli altri, ma quello che si rivendica è un ruolo attivo, invece che passivo, nello sfruttamento economico della propria immagine. Ai posti di potere non ci sono più discografici e agenti, ma direttamente le ragazze: è il camuffamento di strutture di profitto che, invece di operare dall'alto verso il basso, adesso sono attive a livello individuale. (pp. 87-88)

Chiaramente, come ammette la stessa autrice, il discorso che eleva la ragazza a una teoria non può prescindere dal corpo e dal sesso. La ragazza giovane è, per genetica, desiderato e desiderabile, dunque vendibile e monetizzabile in qualsiasi modo, che si tratti di prostituzione, di malizia per ottenere favori, di esercitare fascino, persino di andare a letto con qualcuno in cambio di. Potenzialmente la ragazza può tutto. Il problema è che non ha l'esperienza per controllare il potere che detiene, spesso non ha nemmeno la percezione di detenerlo, quel potere. E qui arriva il cortocircuito e la pressione e gli equivoci del patriarcato e del capitalismo. 
Marzullo esamina, attraverso sue esperienze reali, i possibili problemi che questo sfasamento causa, con un ultimo interessante capitolo dedicato alle ragazze influencer e a come ci sentiamo nei confronti di ciò che ci propongono sui social.
L'ho trovato un testo molto colto, scritto in modo magnetico, ragionato e intelligente, un testo che sarebbe bello far leggere davvero al suo soggetto cardine, ovvero alle ragazze adolescenti.
Lo consiglio a chi ama i testi femministi ma senza retorica, testi che davvero scompongono l'evoluzione di un processo complicato come quello della trasformazione della "ragazza" in "donna".

Deborah D'Addetta