in

Amori fuori sincrono nell'esordio di Raffaele Cataldo: "Di me non sai" è la storia di uomini che non si appartengono mai

- -
Di me non sai
di Raffaele Cataldo
Accento, gennaio 2024

pp. 224
€ 16 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

Ci sono persone che non avrebbe mai potuto conoscere se non fosse stato per il sesso. (p. 11)
L'amore è gioco di alchimie e sincronismi e Lucio, Davide e Lorenzo si attraggono, respingono, rinnegano: le loro sono storie d'amore di rincorsa e di sentimenti che non combaciano mai. Davide - il più giovane dei tre - è il centro del romanzo d'esordio di Raffaele Cataldo: fa innamorare Lucio mentre pensa a Lorenzo; trascorre la notte col primo mentre di giorno rimpiange il secondo, di cui conserva una foto sgranata su un cellulare vecchio. Le chat fanno da esca durante una rovente estate pugliese, vissuta tra incontri clandestini all'ombra di querce secolari e notti insonni consacrate al rimpianto. 
Si mette a scorrere la lista degli utenti nelle vicinanze, e ancora una volta gli sembra di sfogliare il catalogo di un museo archeologico: corpi seminudi con gli arti mozzati, i toraci pallidi, nessuna testa. (p. 21)

Questo sito è come il frigo, lo sai: continui ad aprirlo anche se sai che non c'è niente. (p. 131) 
Più forte dell'amore è l'ossessione - nello specifico per Lorenzo: Lucio fa di quel fantasma un oggetto di confronto continuo; Davide lo evoca ossessivamente. Il grande assente, Lorenzo - l'uomo della foto e dell'addio - condiziona un amore che non si può esprimere e rivelare. 
Tutte le volte che lo riaccompagna a casa cerca di non pensare a chi c'è stato prima di lui. Non vuole sapere se quelle cose le ha già fatte con quell'uomo. Se è stato quel Lorenzo ad avergli insegnato i modi in cui riesce a farlo impazzire. Se tutto questo è solo la replica di uno spettacolo già messo in scena, preferisce non saperlo. (p. 72)
Lucio e Davide sfogano le incomprensioni nelle chat popolate da uomini usa e getta, negli incontri tutti uguali. Di me non sai traccia nei legami intercambiabili una via per l'amore: la ricerca compulsiva di un partner è un antidoto alla solitudine e in quei corpi in saldo si insegue un rifugio in cui sentirsi amati. Se il consumismo ci ha insegnato a scacciare la solitudine con gli oggetti, le chat ci hanno suggerito di ovviare allo stesso problema con i corpi. Ma a lungo andare non basta più una notte con uno sconosciuto pronto a ridursi a ricordo, foto, odore.
Alcuni di quegli incontri avevano avuto un breve seguito. Di altri invece non è rimasto nulla. Non le voci, né i volti o gli odori corporei. Rivede solo sagome indistinte dietro i finestrini appannati. Però non ha mai cancellato i numeri dalla rubrica. Sono ancora lì: Giuseppe da Capurso, Riccardo da Andria, un paio di Filippo da Gioia. Nient'altro che un nome e il paese di provenienza. Come certi santi oscuri che scopri per caso guardando il calendario; gente che non ti verrebbe mai in mente di pregare. (p. 24)

Da qualche parte Davide ha letto che ogni volta che un'immagine in formato .jpeg viene aperta, perde una manciata di pixel. Come se si consumasse, in modo impercettibile. Non sa se è davvero così o se è solo un mito. Non è sicuro che quello che oggi gli sembra sfocato non lo fosse anche prima. (p. 112)  

Raffaele Cataldo, con una scrittura misurata e precisa, dà ritmo alla narrazione alternando due prospettive, procede per frammenti, accelera verso la rivelazione di un segreto condizionante. Di me non sai dice il titolo, e forse è sempre meglio non sapere, non scoprire. I segreti sono centrali in questa storia attuale in ogni suo aspetto narrativo, dalla presenza delle chat alla promiscuità dei rapporti, attuale in quei protagonisti in bilico tra l'impulso a non fermarsi mai troppo in un luogo e con qualcuno e la necessità di un legame stabile; attuali sono anche i paragrafi brevi in cui abbondano le descrizioni degli ambienti esterni, simboli di rapporti spesso consumati al di fuori di un'abitazione, amori senza dimora affidati al segreto di un bosco misconosciuto o all'abitacolo freddo di una macchina appartata.

Daniele Scalese