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Le celebrazioni del Natale di Greccio, tra storia, agiografia, filologia e arte: un saggio riccamente illustrato della compianta Chiara Frugoni

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Il presepe di San Francesco. Storia del Natale di Greccio
di Chiara Frugoni
Il Mulino, 2023

pp. 276
€ 38 (cartaceo)


Se nutrite ancora dei dubbi sulla grandezza di San Francesco, sul suo essere un santo decisamente al di fuori dei canoni della religione tradizionale, originalissimo nel presentare una religiosità che si fonda sulla condotta di vita in primis, leggete Il presepe di San Francesco. Storia del Natale di Greccio, uscito a fie settembre 2023 per Il Mulino. 

Innanzitutto, si incontrano piacevoli scoperte sulla vita del santo, in particolare sulla tanto particolare e per certi versi "illegale" cerimonia di omaggio alla nascita di Gesù a Greccio, episodio che dà il titolo al libro. Qui, infatti, Francesco ha voluto ricreare l'ambiente povero e umile in cui è nato il Figlio di Dio a Betlemme. Ha chiesto dunque un bue, un asinello e una greppia con del fieno; nel racconto originario di questa celebrazione mancano però, sorprendentemente, le riproduzioni di Gesù e della Madonna. Davanti ai fedeli Francesco canta il Vangelo e dà prova di una sua straordinaria capacità oratoria, senza mai però "predicare" (verbo che non ha mai amato impiegare). Certo, celebrare la messa sopra una greppia era considerato proibito, ma molti testimoni si soffermano soprattutto sul potere salvifico di "risuscitare nei presenti l'amore per Dio", mentre altri sul potere miracoloso che rivelerà quel fieno benedetto, in grado, ad esempio, di salvare animali malati e di aiutare le donne incinta a partorire. Già, ma come è andata davvero quella celebrazione? È corretto etichettarla con il termine di "miracolo"? 

Ciò che la celeberrima e compianta storica Chiara Frugoni mette in luce fin dal principio è che le biografie francescane sono all'insegna della varietà e spesso divergono: la prima, quella scritta da Tommaso da Celano tra 1228-'29, a ridosso della morte di Francesco, è stata infatti censurata, revisionata e riscritta dallo stesso autore nel 1244. Inutile dire che tale versione edulcorata, volta a manifestare un ritratto di Francesco-santo-senza-macchia è stata voluta da altri, non certo da Tommaso da Celano, che manifesta anzi grandissima insofferenza per questa nuova redazione, così poco fedele alla vita di Francesco. Come se non bastasse, dal 1266 una nuova biografia, scritta da Bonaventura da Bagnoregio tre anni prima, diventa l'unica biografia ufficiale e ammessa. 

Se già tutto questo fa intuire quanto un singolo episodio sia stato raccontato in molteplici versioni, si pensi che l'iconografia è ancora più divergente, più specchio dell'epoca in cui gli affreschi o i quadri sono stati dipinti che fedeli al racconto agiografico/biografico. Chiara Frugoni è sempre molto attenta a mostrarci le differenze tra le diverse opere, che vengono presentate nel libro con delle bellissime riproduzioni su carta patinata lucida, dove è possibile distinguere i minimi dettagli. In più, con alcuni excursus punta a farci comprendere qualcosa in più dell'epoca in cui Francesco è vissuto, sottolineando in più luoghi quanto il messaggio del futuro santo fosse straordinariamente nuovo. In un'epoca di guerra, in cui la Chiesa è in armi nelle diverse crociate, Francesco non ha mai smesso di proclamare la pace. Lui stesso ha pensato di recarsi in pellegrinaggio - non armato, ovviamente - tra gli infedeli e il suo obiettivo principale era proibire le armi ai crociati, comprese le "armi della parola". Proponeva ai suoi seguaci di non predicare; viceversa, di offrire un preciso comportamento, all'insegna della modestia, dell'umiltà, della fratellanza,... Insomma, anche tra i pagani, secondo Francesco, si poteva trovare del bene, e questo era un messaggio altamente rivoluzionario. 

A ciò dobbiamo aggiungere il voto di povertà richiesto ai francescani: in un'epoca in cui la Chiesa, al contrario, spesso accumulava ricchezze, il messaggio di Francesco era non solo nuovo, ma addirittura disturbante e considerato da molti eversivo. Vi si aggiunga un'ulteriore riflessione: formalmente Francesco non si era mai fatto né prete né monaco e, dunque, la sua religiosità si appoggiava su un suo stile di vita e su un comportamento effettivamente fedele all'insegnamento del cattolicesimo delle origini, non tanto sulle pratiche medievali o su una regola approvata dal papa. E anche per questo, almeno all'inizio, Francesco dava un nuovo spazio ai laici nella Chiesa, contrariamente a quanto avverrà a partire dal 1239. 

Come sempre all'insegna della grande chiarezza e dell'amore per la ricerca (avventurosa a dir poco è l'indagine su un dettaglio di un'immagine che la studiosa non riusciva a spiegarsi), Chiara Frugoni ci ha consegnato un libro che porta anche a porsi molte domande. Nel mio caso, ad esempio, scoprire come il messaggio originario di san Francesco sia stato manipolato, alterato, rappresentato a piacimento dell'artista e secondo le necessità iconografiche dell'epoca e della corrente pittorica non mi ha sconvolto, ma mi ha fatto sentire ancor più grata per come certi studi storici e filologici possano avvicinarci al messaggio originario di Francesco, ripulendolo da tutti quegli orpelli che il santo, certamente, non avrebbe gradito. 

GMGhioni