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Tra Polonia e India, un romanzo intriso di mistero che ruota attorno a una grande figura letteraria e spirituale del Novecento: "Umadevi" di Maciej Bielawski

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Umadevi
di Maciej Bielawski
Fazi Editore, novembre 2023

pp. 180
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99  (ebook)


Wanda Dynowska, chiamata semplicemente Umadevi, nome che le è stato dato da Mahatma Gandhi, è stata una scrittrice, traduttrice, attivista sociale e figura di spicco della Società Teosofica. Nata in una famiglia della nobiltà polacca, visse in Polonia fino al 1935, quando partì per l’India e lì morì nel 1971.
In questo suo primo romanzo, lo scrittore e professore universitario Maciej Bielawski, che con Fazi ha già pubblicato una biografia sul teologo e filosofo Raimon Panikkar, ci racconta una storia avventurosa e ricca di enigmi, in cui la vita di Umadevi, figura esotica e affascinante realmente esistita, s’intreccia con il mondo fittizio di una famiglia veronese dalle radici oscure e di un accademico chiamato a svelarne i segreti.

Doria Torelli è una signora anziana con un difficile passato familiare alle spalle, che chiede a un professore polacco dell’Università di Verona di tradurre per lei un vecchio taccuino di memorie scritte dal padre, in lingua polacca, e lasciatole in eredità. Inizialmente reticente sui suoi rapporti familiari e sul motivo di tale richiesta, Doria Torelli aspetta che sia il taccuino stesso a svelarsi al professore, e quindi al lettore. Con questo escamotage il nostro autore riesce a mantenere il mistero celato nel taccuino a lungo, regalandoci gli indizi poco alla volta, ma dando vita a un intrico di vicende e di personaggi forse un po’ troppo confusionario, che non rende giustizia a una trama altrimenti molto più affascinante.

Nel taccuino si racconta infatti la vicenda del padre di Doria, Michał Mroczkowski, un uomo di origine polacca emigrato in Italia da giovane, dopo un passato penoso e drammatico, che prende il nome italiano di Sandro Torelli poco prima di sposare la moglie veronese. Il taccuino in cui Torelli racconta la sua vita, e soprattutto racconta in che modo la figura di Umadevi ha influito nettamente sul percorso della sua esistenza e sul futuro della sua famiglia, rappresenta un secondo livello narrativo, quello a tutti gli effetti più importante. Ripercorrendo la storia europea del Novecento attraverso le memorie di Sandro Torelli, il lettore si tuffa in un passato ben nutrito di culture differenti e di suggestivi frammenti storici: la Seconda guerra mondiale, i fermenti intellettuali ed esoterici della Società Teosofica italiana e polacca, di cui Umadevi fu protagonista, poi l’emigrazione di quest’ultima in India, il suo aiuto ai profughi polacchi e a quelli tibetani, infine l’incontro con il buddhismo e l’amicizia con Gandhi e il Dalai Lama.

Benché il protagonista del romanzo possa sembrare a tutti gli effetti Sandro Torelli, vero personaggio agente e perno essenziale che allaccia tutti gli eventi secondari, in realtà l’intera storia ruota attorno a questa nebulosa e vacua figura da cui il romanzo prende il titolo: Umadevi emerge dalle pagine del libro quasi come un’essenza spirituale, una presenza che lega tutti i personaggi eppure rimane nell’ombra, inconsistente, una forza del passato che continua a legare le vite altrui, e i cui tratti caratteriali si disvelano senza mai essere indagati nel dettaglio, senza che di lei si abbiano notizie approfondite, ma solo avvistamenti e racconti rammentati da altri.

Nell’impresa di catalizzare l’attenzione sulla personalità avvincente di Umadevi e sulla sua vita suggestiva, di far provare al lettore la potenza delle radici culturali e del costante intrecciarsi delle vite umane, l’autore è riuscito bene. Ma l’intersecamento dei diversi livelli narrativi, il passaggio rapido tra i vari archi temporali e la presenza di una matrioska di voci narrative che in tempi e spazi differenti raccontano la propria vicenda, se da un lato hanno lo scopo di rivelare adagio il mistero racchiuso nella trama, di non confessare al lettore troppi indizi subito, dall’altro lato rendono la lettura caotica, obbligando chi legge a tornare sui propri passi, per ricontrollare la cronologia degli eventi e i legami creatisi tra i vari personaggi nel susseguirsi delle generazioni.

Seppure con un linguaggio fortemente descrittivo e verboso, che in alcuni passi lascia spazio a un’enfasi eccessiva, quasi a voler generare a tutti i costi un’atmosfera di mistero, mentre in altri risulta poco coinvolgente e un po’ troppo rigido nel voler seguire la logica dettagliata degli avvenimenti, il romanzo offre un interessante ritratto del passato e della vita di Umadevi, una donna straordinaria che ha fuso in se stessa culture e religioni diverse, il polacco, l’hindi, il buddhismo, l’induismo, ma anche molte altre lingue che parlava fluentemente, promuovendo il rispetto e incoraggiando il sostegno umanitario, da protagonista attiva, ovunque andasse.

Federica Cracchiolo