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"Polveri sottili" di Gianluca Nativo: esistono ancora le scelte d'amore?

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Polveri sottili
Gianluca Nativo
Mondadori, agosto 2023

p. 218
€ 17,57 (cartaceo)
€ 9,99 (eBook)

«Nessuno può tenere distanti due persone che si appartengono e che si stanno cercando, forse anche da molto tempo e da molto distante» di Pier Vittorio Tondelli, Camere separate. 

C'è un modo di dire tutto napoletano che spiega la fatica di tenere un amore separato quando l'unica cosa da fare è assecondarlo: quando dduje vònno, ciento nun pònno, che letteralmente sta a "quando due persone si vogliono, cento (persone) non possono farci nulla" e cioè è difficile contrapporsi a un amore di due persone che si vogliono bene. È la storia di Eugenio e Michelangelo quella che, in due mondi paralleli eppure così somiglianti, nasce in tutta onestà e finisce senza mai finire sul serio. 

Polveri sottili di Gianluca Nativo è la storia di due ragazzi che si innamorano nel modo più naturale possibile, all'ombra delle colline di Napoli e tra i vicoli spogli del centro storico, per poi immaginare un futuro insieme in un posto che respira per due. Eugenio, un medico specializzando col desiderio di allontanarsi dalla sua città natale; Michelangelo, un sognatore etereo con la passione per la scrittura ma senza un'occupazione precisa. Da questa attrazione gravitazionale degli opposti nasce un primo amore che brucia nell'illusione dell'invincibilità, una relazione forte che sembra pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo. Uno su tutti la partenza di Eugenio per la sua specializzazione in Inghilterra, l'inaspettato "cambio di programma" necessario per andare avanti nel campo della medicina. E così, dopo giorni di confusione, Eugenio e Michelangelo si chiedono se riusciranno a fronteggiare una distanza importante, loro due che non si sono mai separati prima, e se saranno in grado di vivere insieme a Londra, se i ritmi reali del lavoro permetteranno loro di godersi la vita, o se potranno solo dormire, mangiare e distrarsi con le fiction televisive. Uno dei due ha un motivo per essere lì, mentre l'altro non ne ha neanche uno e si limita a seguirlo. È sufficiente affinché una relazione funzioni?

È l'inizio di un inseguimento amoroso e di interminabili viaggi in aereo che li porta avanti e indietro tra le città. La diluizione sentimentale che prende la forma di un mantello fumoso che si intravede dal finestrino durante un volo è il risultato di una strana entropia che ha allontanato Eugenio e Michelangelo, una massa di polveri sottili che si diffonde sul continente come un'insondabile minaccia divina. A render ancora più difficile la lontananza sarà il nuovo lavoro di Michelangelo, come editor, presso una costola di una grande casa editrice di Milano.

«Tutti davano per scontato che avrebbero vissuto felicemente insieme, senza dare peso agli ostacoli che una nuova situazione abitativa richiedeva. Michelangelo aveva raccontato a tutti che si sarebbe trasferito a Londra, quando la casa era in una periferia anonima a mezz'ora di treno dal centro. L'entusiasmo di chi ascoltava era contagioso: che bella la City, beati voi, fate bene ad andare via. Discorsi fatti ai tavolini di piazze assolate del centro. Napoli era diventata un limbo: tutti i loro amici, una volta discussa la tesi di laurea, come ancora storditi dai festeggiamenti, vagavano sereni per le strade in attesa di una chiamata per un colloquio. Erano disposti ad andare ovunque [...]. C'era chi ogni mattina mandava, a vuoto, batterie di curricula in giro per il mondo, a caso. Alla lunga poteva essere snervante, soprattutto se questa chiamata faticava ad arrivare. Allora si aveva vergogna a uscire di casa, si cambiava piazza, si finiva con la coda tra le gambe a gestire, per il momento, un B&B ricavato da qualche stanza disabitata delle grandi case dei nonni [...]. Eugenio sapeva che avrebbe rimpianto tutta quella bellezza. Michelangelo dava molte cose per scontato. Aveva ben in mente cosa prevedevano i prossimi anni? Era davvero pronto a lasciare tutto solo per seguire lui? Esistevano ancora persone in grado di fare una scelta d'amore?» (pp. 18-19).

Vittime di un crudele shock culturale e destinati a soffrire il dolore della perdita di contatto, i protagonisti vivono una nuova routine, lunghi silenzi e ricongiungimenti sporadici. Più che con le parole, si parlano con le immagini di Whatsapp. Poi, di notte, si addormentano con il cellulare in mano, in attesa di messaggi reciproci. Michelangelo cerca invano di camuffare il suo accento, rifugiandosi in una nevrotica voglia di sedentarietà, Eugenio invece si adatta, cerca di dimenticare Napoli e se stesso.

Ma le relazione richiedono pazienza, cura e attenzione. Tra la catastrofe e la riconciliazione, i nuovi "spatriati" fanno timidi tentativi di essere felici insieme. La loro inquietudine è simmetrica: nei giorni pari si rifugiano in un nido di lenzuola e dimenticano tutto, anche il Capodanno. Nei giorni dispari, invece, nostalgia e frustrazione li portano in aeroporto. E dall'aereo tutto sembra piccolo e sospeso a mezz'aria, il mondo sopra le nuvole sembra un presepe nascosto dietro una cortina di smog. Forse è possibile fuggire alla domanda che tutti continuano a farsi: ma dov'è davvero casa?

In Polveri sottili sbocciano tutte le emozioni che hanno nutrito Nativo, insieme alla coscienza di una generazione che vive sull'orlo di una tragedia e che, forse proprio per questo, dà molto valore agli abbracci, ai piccoli gesti e, soprattutto, all'amore. Se il mondo fa schifo ci resta solo quello, insomma. I ricordi dei mesi felici aiutano a capire che quando si è veramente innamorati e accecati dall'amore, ciò che si dice resta indelebile e torna alla memoria solo quando tutto va male. Quando ci si ama tanto le parole non hanno peso ma quando la favola finisce, tutto conta. Gesti esclusivi, battute, commenti, tutto può essere usato contro se stessi, minando la sicurezza come arma per isolare un forte senso di colpa. La paranoia sostituisce l'incanto e la vita reale intralcia i sogni:

«Eugenio aveva paura che quella sua scelta non avesse nulla di sano. E soprattuto era stanco di soccombere al ricatto d'amore. All'idea di lasciarlo sopraggiungeva però un senso di colpa devastante, e allora preferiva pagargli il corso di inglese e andare con lui a teatro, anche se era l'ultima cosa che aveva voglia di fare. Sentiva di avere una responsabilità nei suoi riguardi. Da quando Michelangelo gli aveva raccontato, dopo le prime settimane in cui avevano preso a frequentarsi, che per un periodo non era riuscito ad alzarsi dal letto e aveva dovuto prendere il Lorazepam per stare meglio, Eugenio aveva fatto i conti con la vulnerabilità del ragazzo di cui si stava innamorando. [...] Quanto gli piaceva proteggerlo, sapere di essergli necessario. Forse era questo il motivo per cui si erano fidanzati. Erano come due specchi, lo vedeva chiaramente in quel momento, zoomando sulla foto del matrimonio, tra le spalle larghe di Michelangelo e il suo collo sottile. In uno s'era creato spazio per tutta la vita dell'altro.» (p. 44, 119)

Se Eugenio tra i due è quello più sicuro e più determinato, Michelangelo è quello che ha bisogno di una spalla cui appoggiarsi, di qualcuno che gli dica che ce la può fare sempre. Il personaggio di Eugenio assume così la figura di salvatore sacrificale che tutto può e tutto dice, a tratti fastidioso e superbo all'opposto dell'altro con cui il lettore riesce ad empatizzare a cuore aperto. Michelangelo lascia Napoli per amore, una città in cui si sente completo, non ha niente eppure offre tutto, è uno smarrito, uno spaiato abbandonato a se stesso, il ragazzo dal sogno nel cassetto col coraggio rinchiuso nel fondo di una scatola di latta. Michelangelo incarna alla perfezione il mito del viaggiatore che non si adatta mai, che sente tutto troppo stretto o troppo largo, poco incalzante e inalienabile. Dalla vita Michelangelo si era sempre aspettato di essere ripagato con la stessa moneta convinto che bisognasse correre, sempre, per adattarsi a una linea. Senza mai correre il rischio, se non per pochi attimi, di lanciarsi nel vuoto. In fondo, chi è mai davvero pronto a partire per sempre?

Gianluca Nativo affida il racconto prima a un personaggio e poi a un altro e ci consegna un romanzo maturo ed emozionante ma non privo di echi malinconici alla Tondelli. Infatti Polveri sottili risulta essere uno di quei racconti da forti riflessioni. Dopo anni a contemplare febbrilmente i viaggi Erasmus, le storie d'amore e le amicizie apparentemente infinite, i pomeriggi sconsiderati passati in biblioteca, chi va via e chi lotta con i concorsi pubblici, chi ancora si sposa per noia, cosa resta davvero qui e per sempre? Per questo motivo c'è il sospetto che Eugenio e Michelangelo, i protagonisti della storia, possano essersi incontrati nel momento sbagliato e che le stagioni migliori della loro vita coincidano proprio con i momenti delle scelte, delle partenze e delle lauree. Quella polvere sottile del titolo non è che una minaccia che si avvicina lentamente da una città lontana e inospitale, mentre gli innamorati fanno di tutto per non accettare la piega degli eventi. Un romanzo sull'amore dopo il punto più alto di esplosione, quello della lotta e della sopraffazione. Polveri sottili è senz'altro un riuscito esperimento di malinconia, la storia di un amore giovane che è la storia di tutti gli amori giovani, colti nell'esatto momento in cui provano a calarsi nel mondo reale e lottano per resistere alle insistenti chiamate della vita adulta.

Serena Palmese