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Una dotta dissertazione sull'arte della conversazione. O uno humour noir sulle relazioni d'amore. "La conferenza" di Lydie Salvayre

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la conferenza lydie salvayre


La conferenza
di Lydie Salvayre
Prehistorica editore, settembre 2023

Traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala

pp. 140 
€ 15,00 (cartaceo)

Ma la raffinata arte di conversare al servizio della quale ho messo, oserei dire, il mio genio, oltre ad avere il valore patriottico a cui ho accennato or ora, offre anche altri vantaggi che poco hanno a che fare con il senso civico, ma non per questo sono meno importanti. E mi stupisco che non siano stati ancora oggetto di uno studio accurato.
Il primo è che la conversazione è utilissima per sedurre le donne.
Il secondo è che lo è ancora di più per avere successo in società.
Il terzo, e più sorprendente, è che, rendendo felici gli uomini, contribuisce in modo significativo alla riduzione del deficit del sistema previdenziale sociale. (p. 15)
La voce narrante parte da qui per una dissertazione sull'arte della conversazione, un bene che, a suo giudizio, è parte del patrimonio francese. Con una rigorosa struttura in tre parti, La conferenza analizzerà le caratteristiche necessarie per una buona riuscita della conversazione, i vantaggi che apporta, i tipi più comuni di conversazione e tutti gli elementi che stanno erodendo questa pratica, segno di civiltà e raffinatezza. Dall'alto della sua concione, il conferenziere lascerà trasparire sempre più spesso l'evento che l'ha portato alla decisione di scrivere questo testo: la malattia e la recente morte dell'amata moglie Lucienne, l'altra metà di una relazione d'amore spesso intrisa dei toni del grottesco.

Quando si vuole avere un metro di paragone per l'umorismo, si cita sempre lo humor britannico, ricco di sottintesi e detti-non detti e figlio della compostezza vittoriana: non si pensa mai alla Francia quando si vuole richiamare un umorismo pungente, abrasivo e sempre al limite tra la presa in giro a chi ascolta e il desiderio di far ridere. La prosa di un'autrice come Lydie Salvayre raggiunge questo scopo: sembra voler educare seriamente tramite la precisa struttura del testo; assume un tono scanzonato perché la dissertazione non risulti troppo pesante; staffila all'improvviso con uno black humor – ma dovremmo dire, in maniera anche storicamente più corretta, humour noir – che non risparmia la storia d'amore, se di tale si tratta, tra la voce narrante e la moglie Lucienne da poco scomparsa.
Viviamo senza parlare e presto vivremo senza vivere, rabbrividisco al solo pensiero. (p 14)
La conferenza si pone come una narrazione in prima persona, organizzata secondo schemi della buona retorica e trucchi sofisti: oscilla tra corollari e assiomi, si rivolge a un immaginario pubblico al quale lascia anche spazio per le domande, cede con buon mimetismo alle digressioni del parlato e analizza punto per punto le caratteristiche necessarie perché questa raffinata arte possa tornare a prosperare nonostante gli attacchi del nuovo che avanza dal marketing alla tecnologia. Nella scanzonatura di certe parti può quasi ricordare Grazie di Daniel Pennac e sarebbe interessante vedere La conferenza rappresentata a teatro. Se però il testo trattasse solo di questo ci troveremmo di fronte a un narratore inaffidabile, con idee a volte discutibili e incarnante in maniera quasi macchiettistica la grandeur francese di cui spesso ci si prende gioco. 
L'uomo contento perché conversa è meno soggetto ad ammalarsi dell'uomo scontento. 
È stato il dottor Anatole Jardin a dimostrare senza ombra di dubbio, nel maggio del 1984 (in un articolo pubblicato sul n. 472 di «Vivere la scienza»), che il cancro si sviluppa più facilmente negli individui affetti da un deficit della conversazione. Come la mia Lucienne. Che non aveva al suo attivo più di un centinaio di parole. (p. 27)
Il narratore è fresco di lutto. Mano a mano che la sua dissertazione procede, emergono sempre più elementi della loro storia d'amore. Tutte le caratteristiche che vengono elencate come basilari perché la conversazione, tema al centro del suo interesse, possa prosperare, diventano allora gli elementi su cui dovrebbe fondarsi una relazione sentimentale. Non manca mai un riferimento alla sua vita con Lucienne, nel bene e nel male. Se perché una conversazione abbia successo bisogna essere almeno in due, il narratore non ha mai provato questo piacere perché lui e Lucienne erano una cosa sola; se l'educazione è fondamentale, Lucienne si puliva le mani sulla tovaglia quando erano ospiti. Ma, dall'altro lato, se perché la conversazione funzioni serve anche il silenzio, Lucienne, mentre lui parlava, imburrava il pane permettendogli di dare sfogo alla sua logorrea; se non bisogna cedere a inutili termini cervellotici, Lucienne rideva sguaiata e non aveva paura di chiamare "sedere" un "sedere". E così via, di esempio in esempio, dove conversazione potrebbe essere sostituita con relazione – e forse non c'è davvero differenza – lasciando sempre il dubbio a chi legge se la loro sia stata una storia d'amore dai tratti grotteschi, e in questo ricorda lo stile di Régis Jauffret, o se questa conferenza non sia un'esplosione liberatoria dopo la morte di una compagna che mai ha capito la sua genialità. Questa sottile canzonatura, e qui vediamo l'umorismo francese di chi ti lascia incerto sull'interpretazione da dare alle parole, sembra risolversi sul finale, ma non c'è mai reale certezza. Prehistorica editore ha scelto, per la copertina, uno dei celebri calligrammi di Apollinaire dedicati a Lou, con una quasi coincidenza di nome con Lucienne detta Lulù, che sembra sottolineare la non convenzionalità del rapporto tra i personaggi.
Un buon conversatore, signore, signorine e signori, dovrà saper stare seduto in compagnia di un altro, con il posteriore adagiato su una superficie soffice e l'animo aperto alla bellezza del creato come pure alla sua laidezza, dovrà essere libero di disporre del proprio tempo e del proprio pensiero, e amare la verità. (p. 100)
Questi i capisaldi perché l'arte della conversazione non vada a perdersi. O perché una storia d'amore possa funzionare. La responsabilità di sciogliere il dubbio resta a chi legge. 

Giulia Pretta