in

"Qual è il posto più lontano da qui?": storia di un non-luogo da scenari post apocalittici e nostalgia punk

- -


Qual è il posto più lontano da qui?
di Matthew Rosenberg e Tyler Boss
BAO Publishing, luglio 2023

Traduzione di Leonardo Favia

pp. 272
€ 20,90 (cartaceo)
€ 10,99 (eBook)


Se i non luoghi di Marc Augé hanno definito un pensiero divenuto disciplina e psicologia del paesaggio, soprattutto del paesaggio urbano, il non-luogo descritto in Qual è il posto più lontano da qui? edito da BAO Publishing fa presagire una sorta di mito apocalittico privo di corpo e identità. 
Il non-luogo a cui si riferisce Augé è uno spazio che ha la prerogativa e l'intento di essere non identitario, relazionale e storico. È uno spazio in cui milioni di personalità si intersecano senza entrare in relazione, sospinti da un desiderio frenetico di consumo o a un'accelerazione della attività quotidiane o a un cambiamento (reale o simbolico). Incentrati solamente sul presente, i non-luoghi, sono rappresentativi della nostra epoca, caratterizzata da assoluta precarietà (non solo nel campo del lavoro), dalla provvisorietà, dal transito, dal passaggio e da un individualismo solitario. Le persone attraversano i non-luoghi ma nessuno ci vive. 

Il luogo in cui prende vita il raccontato della nuova graphic novel di Matthew Rosenberg e Tyler Boss è un paesaggio post urbano degradato e distrutto, totalmente privo di qualsiasi forma di socialità possibile. Una città finita, ridotta in macerie, che in nessun modo cerca riparo nelle personalità dei suoi abitanti. Perché è vero che non esiste paesaggio, ma a popolare la città sono bande di ragazzini che vivono tra le rovine. Una tra tutte, protagoniste di questo primo volume, è l'Academy. I membri delle bande tra loro si chiamano "famiglia" nonostante l'assenza di legami di sangue. Ognuno è portato lì da qualcun altro, probabilmente un estraneo, che Tyler Boss disegna nel racconto con le sembianze di un'ombra senza un volto definito, dall'aspetto incerto e impenetrabile, molto lontano dagli estranei raccontati da George R. R. Martin per le Cronache del ghiaccio e del fuoco, ma simile ai mangiamorte della saga di Harry Potter. 
Gli estranei di Qual è il posto più lontano da qui? non parlano, approvano i rifugi per le bande, sono al corrente di tutto e sono i controllori di quel che si muove e vive nella città devastata.

Non è dato sapere se c'è vita dopo quella immotivata distruzione, non è chiaro se il mondo reale sia quello appena distrutto o si trovi aldilà di quelle terre desolate, tuttavia tra i membri dell'Academy c'è una sedicenne, Sid, che crede ci sia qualcosa altrove. L'intera famiglia vive in un vecchio negozio di dischi abbandonati, nel quale si tengono feste e funerali che somigliano a feste, riunioni e discussioni che sfociano in risse, eppure ognuno, in un caos incerto e indefinito sembra voler trovare la propria dose di sopravvivenza. Ma quando Sid scompare, l'intera famiglia proverà a riportarla indietro, anche a grande rischio. Soprattutto Prufrock, che sembra, a un certo punto della storia, convinto a imbattersi nella ricerca spasmodica di una realtà possibile insieme a Sid. Ci saranno incontri con altre bande, risse per l'appropriazione di luoghi nuovi da chiamare approdi, personaggi bizzarri dai travestimenti comici ma dall'intelletto scaltro. Persino i giochi durante una serata al luna park hanno quel macabro affascinante che gli studiosi sono soliti collegare alla "tempesta e impeto". Non c'è alcuna sosta per la violenza, perché ogni cosa o scena è narrata con impulso e furia, senza le quali le cose sembrerebbero più costruite e meno vere. 

Come il triste monologo di Oberon, colui che si lascia andare al senso di colpa per aver perso di vista Sid quella sera:
«Tutta la mia vita sarà definita da pochi momenti, non è una misura data dalle tue azioni, dalle tue intenzioni o da come scegli di vivere. Niente importa, tranne pochi e sfuggenti momenti. Tu puoi essere un mostro ed essere ricordato per il tuo unico atto di eroismo. O essere una brava persona... sempre attenta agli altri, ma fare un piccolo errore... Ho lasciato Sid di guardia al posto mio. E poi è scappata... o qualcuno l'ha presa. E per questo abbiamo abbandonato il nostro territorio, perso la nostra casa, Tenn e Kimbo. E ora Marky e Layla se ne sono andati. Siamo stati derubati, picchiati, inseguiti e ora rapiti. Ho rovinato tutto perché volevo essere gentile con Sid quando era triste». 
Sulla base dell'amore per un certo tipo di musica, grazie ai dischi sopravvissuti al collasso della civiltà, tra cui Private Eyes di Hall & Oates, Qual è il posto più lontano da qui? è il resoconto di una realtà senza adulti, o meglio di adulti che muoiono a diciott'anni, perché è a quell'età che la vita in quel mondo finisce, tra commedia romantica nera e la costruzione di un mondo molto grande, che fa da sfondo alla fantascienza, a un'avventura epica intrisa di mistero e un po' di horror. Per Matthew Rosenberg musica e fumetti sono entrambe esperienze che accompagnano verso l'età adulta e creano connessioni sentimentali molto forti, unite dall'appartenenza a sottoculture specifiche e dalla capacità di creare comunità in cui ci può riconoscere tra spiriti affini. Una connessione che fa da fondamenta per Qual è il posto più lontano da qui? definito un fumetto punk-rock. Ed è vero, perché se la narrazione suggerisce uno scenario dark, le illustrazioni non sono da meno, splatter senza pudore, per la maggior parte sui toni del viola e ambientate prettamente di sera, perfettamente coerenti con gli atteggiamenti e le gesta di un movimento giovanile caratterizzato da abbigliamento eccentrico, abiti neri, capelli tagliati in modo insolito e un'irrefrenabile voglia di infrangere le regole. Perché sì che il mondo è finito, ma pure la noia, ogni tanto, fa qualche omicidio. 

L'atmosfera senza tempo perseguita da Tyler Boss gioca sull'estetica degli anni '70 e '80, in linea con la colonna sonora ideale per la storia che negli Stati Uniti è stata realizzata sotto forma di vinile, e venduta assieme all'uscita dell'albo, da Blake Shwazenbach dei Jawbreaker, una delle band più importanti per Rosenberg, infatti il titolo originale What's the Furthest Place From Here? è tratto proprio da una canzone della band. Una sfida importante quella di raccontare una storia un po' fuori equilibrio, per la costruzione di un mondo che avesse l'aspetto del banale e surreale, di un sobborgo, pur nella sua bizzarria. 

Una storia poeticamente vera su cosa significa crescere e uscire dal gruppo, che fa dell'affermazione di sé la sua forza, una ricerca - quella della propria identità - che permette al non-luogo di diventare altro, posto abitato da anime in subbuglio che inaspettatamente lottano per arrivare a qualcosa che non conoscono. È proprio il finale a lasciare un forte senso di nostalgia, per un lieto fine che non è ancora scritto, ma che in qualche modo si ricollega a quella vita reale che divide Sid e tutti i suoi amici dal pezzo di terra che ora è distrutto. È forse quella puntina sul vinile a raccontare nuove magie, o una nuova creatura che sta per nascere, perché inaspettatamente lirico, crudo e umano, Qual è il posto più lontano da qui? è senz'altro una storia di vita nuova. 

Serena Palmese

Immagini inserite con l'autorizzazione della casa editrice.