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Il capolavoro indiscusso della letteratura cilena da leggere e rileggere: "La casa degli spiriti", una straordinaria saga familiare lunga tre generazioni

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La casa degli spiriti 
di Isabel Allende
Feltrinelli, nuova edizione 2019

Traduzione di Angelo Morino e Sonia Piloto Di Castri

pp. 476
€ 13,30 (cartaceo)
€ 7,99 (eBook)


La casa degli spiriti è il primo libro di Isabel Allende, che l’ha consacrata scrittrice di fama internazionale nel 1982. Si tratta di un libro immersivo e coinvolgente e ricorda - come si è soliti sottolineare - la grandezza, le atmosfere e, per taluni aspetti, la saga familiare di Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez (e, aggiungo io, senza le difficoltà dell’omonimia che tanto avevano appesantito la mia lettura del capolavoro del compianto scrittore colombiano).
L’amore incondizionato, la passione travolgente, la gelosia più bruciante sono evidenti sin dai primi capitoli del libro. La scorrevolezza e la schiettezza della penna di Allende avvolgono il lettore e lo introducono nella famiglia Del Valle: si è subito attratti dalla storia.
Barrabás arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l’abitudine di scrivere le cose importanti e piú tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant’anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore.
L’introduzione ci dà le informazioni-chiave: vi è un personaggio, che scopriremo subito dopo essere un cane dalla stazza straordinaria e dalla sensibilità quasi umana, con un nome arabeggiante da Le mille e una notte che comparirà spesso nei capitoli iniziali del librola storia consiste in realtà nelle memorie che Clara del Valle scrive nel suo quaderno e che, cinquant’anni dopo, sua nipote Alba, raccoglierà «per sopravvivere al mio stesso terrore»: il terrore e le violenze dei militari, cioè, che la giovane dovette subire per rimanere fedele ai suoi ideali democratici e all’uomo che amava.
Procediamo con ordine.

LO SFONDO STORICO

Le vicende dei Del Valle e dei Trueba si stagliano su uno sfondo storico ricco di eventi: il terribile terremoto che sconvolse il Cile nel 1960, il colpo di Stato di Pinochet nel 1973, che, segretamente appoggiato dalla CIA e del presidente Nixon, spodestò il presidente Salvador Allende Castro, eletto democraticamente qualche anno prima, e la morte di Pablo Neruda, nel romanzo chiamato semplicemente il Poeta per eccellenza.
Nonostante la sua portata storica, il golpe non è preponderante nel romanzo, in quanto ne occupa solo le ultime pagine e la scrittrice gli consente “di invadere” la narrazione limitatamente a ciò che concerne le conseguenze dei fatti sulla vita dei personaggi che si intrecciano indissolubilmente con i disordini e le violenze del colpo di Stato.

UN ROMANZO DI DONNE FORTI E VOLITIVE

La casa degli spiriti è un romanzo di donne: Nivea del Valle, moglie di Severo, massone dalle ambizioni politiche, appoggia il marito, ma da almeno un decennio lotta per il riconoscimento del diritto di voto alle donne, sua figlia Clara che ha il potere di parlare con gli spiriti nella casa paterna e di far muovere il tavolino a tre gambe
I poteri mentali di Clara non davano fastidio a nessuno e non causavano grandi disordini; si manifestavano quasi sempre in fatti di poca importanza e nella stretta intimità della casa. Certe volte, all’ora dei pasti, quando erano tutti riuniti nella grande sala da pranzo della casa, seduti secondo uno stretto ordine di dignità e di gerarchia, la saliera cominciava a vibrare e subito si spostava sulla tavola tra bicchieri e piatti, senza l’intervento di alcuna fonte di energia conosciuta né di alcun trucco da illusionista. Nivea dava una tirata alle trecce di Clara e con quel sistema otteneva che sua figlia abbandonasse la sua distrazione lunatica e restituisse la normalità alla saliera, che di colpo recuperava la sua immobilità.
Bianca, figlia di Clara, non ha nessun potere spiritico, ma è una donna caparbia, innamorata di un uomo, Pedro Terzo Garcia, che suo padre non apprezza, perché lo considera uno straccione non adatto a lei. Alba, la figlia nata da questo amore clandestino, raccoglierà il diario della vita di sua nonna Clara e, a sua volta, si innamorerà di Miguel, capo rivoluzionario. Altro personaggio indimenticabile è Férula, sorella del protagonista  nonché, all’occorrenza, voce narrante, Esteban Trueba, un self-made man, strenuo difensore della tradizione, della società patriarcale e detrattore di quel progressismo di sinistra che stava dilagando in Cile.

DUE VOCI PER PARLARE DI TRE GENERAZIONI TRA TRADIZIONE PATRIARCALE E VENTI DEL PROGRESSISMO

La storia è raccontata da due voci, come ho già detto: quella di Clara, attraverso il suo diario della vita, e quella di Esteban Trueba, suo marito. Prima di sposare Clara però, Esteban era promesso sposo di Rosa del Valle, sorella maggiore di Clara, una fanciulla dalla bellezza sorprendente:
La sua strana bellezza aveva una qualità perturbante alla quale neppure lei riusciva a sottrarsi, sembrava fatta di un materiale diverso da quello della razza umana. Nivea sapeva che non era di questo mondo ancora prima che nascesse, perché l’aveva vista in sogno, perciò non si era sorpresa del fatto che la levatrice avesse cacciato un grido nel vederla. Appena nata Rosa era bianca, liscia, senza grinze, come una bambola di porcellana, con i capelli verdi e gli occhi gialli, la creatura piú bella che fosse nata sulla terra dai tempi del peccato originale, come aveva detto la levatrice facendosi il segno della croce.

Rosa viene avvelenata per errore e in circostanze misteriose; la sua morte getta nella disperazione più profonda sua madre Nivea, la sorella Clara (che da quel momento si rifugia in un ostinato mutismo che spezzerà per annunciare dieci anni dopo il suo matrimonio), Esteban Trueba che stava lavorando duramente in miniera spezzandosi la schiena per mettere da parte il denaro per costruire una casa e sposare la bella Rosa. 

Quella notte credetti di avere perso per sempre la capacità d’innamorarmi, che mai piú avrei potuto ridere o inseguire un’illusione. Però mai piú è molto tempo. E l’ho potuto sperimentare in questa lunga vita.

Il giovane, dopo la perdita dell’amata, decide di lasciare il lavoro e di investire il denaro che aveva messo da parte nel terreno delle Tre Marie quella è terra di nessuno, un ammasso di pietre senza legge») e così lavora senza sosta per far fruttare il terreno e dare ordine e attività agli abitanti di quel villaggio abbandonato e senza guida. Esteban si rivela un padrone abile e giusto, ma ha un appetito sessuale particolarmente robusto e ricorre alla violenza fisica per placare i suoi più selvaggi istinti, disseminando figli bastardi che non riconoscerà per tutto il villaggio e paesi limitrofi, fino a quando non deciderà di sposare Clara, la cognata mancata, che, quando l'aveva vista per l'ultima volta, era solamente una bambina. La ragazza accetterà di buon grado la proposta di matrimonio e si mostrerà una moglie compiacente, ma, in qualche modo, sfuggente, tanto da gettare il marito, follemente innamorato di lei, nei tormenti più atroci:

Vedendola col naso arrossato dal vento e ridente per qualsiasi pretesto, Esteban giurò a se stesso che prima o poi lei l’avrebbe amato cosí come lui aveva bisogno di essere amato, anche se per ottenerlo avesse dovuto ricorrere agli espedienti piú estremi. Si rendeva conto che Clara non gli apparteneva e che se lei avesse continuato ad abitare in un mondo di apparizioni, di tavolini a tre gambe che si muovono da soli e di carte che scrutano il futuro, la cosa piú probabile era che non gli sarebbe mai appartenuta. Non gli bastava neppure la spregiudicata e impudica sensualità di Clara. Desiderava molto piú del suo corpo, voleva appropriarsi di quella materia imprecisa e luminosa che c’era nel suo intimo e che gli sfuggiva anche nei momenti in cui sembrava agonizzare di piacere.

ALBA, L’ULTIMA EROINA

La voce che legge il diario della nonna è quella di una ragazza straordinaria, già emancipata rispetto alle donne della sua famiglia, poiché riesce a studiare all’Università e ad avvicinarsi ai movimenti della gioventù progressista. Conosce e si innamora di Miguel (il fratello di Amanda, un altro personaggio che meriterebbe più spazio in questo scritto per l’ideologia dell’amore libero e per la sua storia commovente), uno dei capi rivoluzionari. Per proteggere il compagno sopporterà torture inimmaginabili, così come suo zio Jaime Trueba, medico socialmente impegnato avvicinatosi anch’egli all’ideologia di sinistra, che lo aveva portato più volte a scontrarsi inevitabilmente con suo padre Esteban.
Le ultime pagine sono dominate dalla figura di Alba, che aveva ereditato la predisposizione alla magia e allo spiritismo, tendenza a una vita ai margini proprio come Miguel. La sera, insieme agli amici, tra cui Neruda
si dava il turno per risiedere lí, o almeno per assistere alle riunioni spiritistiche, alle chiacchiere culturali e alle conversazioni politiche, quasi tutta la gente importante del paese, compreso il Poeta, che anni dopo sarebbe stato considerato il migliore del secolo e tradotto in tutte le lingue conosciute della terra, sulle cui ginocchia Alba si era seduta spesso, senza sospettare che un giorno avrebbe seguito il suo feretro con un mazzo di garofani insanguinati in mano, tra due fila di mitragliatrici.
Sarà lei, testimone del terrore e delle violenze dei militari nel suo Paese, a chiudere la narrazione delle vicende non per «protrarre l’odio, bensí unicamente riempire queste pagine mentre aspetto il ritorno di Miguel», perché solo con l’amore c’è speranza di vita.

Marianna Inserra