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#CritiCOMICS - Gli infiniti mondi che nascono “Su un raggio di sole”: il capolavoro di Tillie Walden

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Su un raggio di sole
di Tillie Walden
Bao Publishing, 2022

Traduzione di Caterina Marietti

pp. 570 
€ 27 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)

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Tillie Walden è una fumettista statunitense giovanissima, ma che a solo 27 anni ha già inanellato numerosissime pubblicazioni e quasi altrettanti premi. Nel suo percorso ha spaziato dal memoir allo webcomic, sempre con un’attenzione particolare alle tematiche di genere, ma Su un raggio di sole costituisce il primo approccio dell’autrice alla science fiction, un genere che affronta con la delicatezza e l’onestà che la caratterizza nel navigare tematiche difficili, ma con una grande consapevolezza della florida storia del genere a cui si sta approcciando.

Ma andiamo con ordine. Su un raggio di sole è ambientato nello spazio, un universo di sole donne, che si muovono tra navicelle spaziali a forma di enormi pesci, collegi dall’architettura maestosa, tempeste di meteoriti e edifici storici diroccati. La protagonista è Mia, una ragazza che, dopo aver concluso il liceo, inizia a lavorare con un team che si occupa di riparare vecchi edifici, restaurandone le opere d’arte ma anche rendendoli di nuovo abitabili. In questo contrasto di scenari spaziali e raffigurazioni di calcinacci e statue sbreccate, anche Mia ci sembra fin da subito un personaggio dotato di una bellezza selvatica e un po’ nascosta. Pian piano, in un’alternanza di passato e presente, Mia si apre alle sue nuove colleghe e noi veniamo a sapere la sua storia: il suo percorso travagliato all’interno della sua scuola, ma anche la relazione che intesse con Grace, una studentessa che appare fin da subito come dotata anch’essa della sua dose di segreti.

In un progressivo svelamento dei segreti di ogni personaggia, si vengono così a intessere le numerose relazioni che le legano tra loro. La scelta di creare un universo di sole donne non è casuale, e anzi pone l’opera sulla scia delle numerosissime opere fantascientifiche che, soprattutto negli anni Settanta, hanno immaginato utopie separatiste, mondi di sole donne. Le relazioni tra donne vanno così a creare una rete di relazioni sì sentimentali, come quella tra Mia e Grace ma anche quella che si crea tra le due donne più anziane del team di cui Mia va a far parte, ma la fisicità di queste relazioni rimane sempre accennata, con una delicatezza che mette l’amore romantico sullo stesso piano di una sorellanza, di una maternità ideale e continuamente ricercata: queste relazioni, delicate e intrecciate come fili di seta, sembrano andare ad accennare a una possibilità utopica di relazionarsi, una comunità ideale che emerge tra tante comunità non ideali, come la scuola, non esente da fenomeni di bullismo, o come i distretti più marginali della galassia.  

Walden si rifà alla fantascienza di quegli anni anche nell’immaginario visivo, nella raffigurazione di navicelle spaziali e di pianeti tanto ostili quanto affascinanti: tuttavia è anche il tratto giovanissimo dell’artista che, unito a questo immaginario demodé, riesce a renderlo profondamente contemporaneo, mettendo un potenziale lettore giovanissimo in connessione con l’eredità di tantissima fantascienza, con la genealogia di una corrente femminista importantissima, sebbene oggi un po’ dimenticata.

Marta Olivi