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"Senza piume" altrimenti detto "avrei voluto essere qualcun altro" di Woody Allen. La dissacrazione surrealista di tutte le forme d'arte.

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Woody Allen Senza piume

Senza piume
di Woody Allen
a cura di Daniele Luttazzi
La Nave di Teseo, aprile 2023

pp. 208
€ 16,00 (cartaceo) 
€ 9,99 (ebook)

La Viscido e Figli ha annunciato la pubblicazione delle Poesie commentate di Sean O'Sawn, il grande poeta irlandese, considerato da molti il più incomprensibile (e quindi il migliore) poeta del suo tempo. Per comprendere l'opera di O'Shawn, che trabocca di riferimenti privatissimi, occorre una conoscenza intima della sua vita che, secondo gli studiosi, neppure lui aveva. (p. 109)
Accanto alle nevrotiche passeggiate per le vie di New York, in mezzo alla riflessione sul delitto e castigo della trilogia londinese, da qualche parte mentre non si palesava (più o ancora) davanti alla macchina da presa, Woody Allen non ha mai perso la passione per la narrativa umoristica. Giochi dada e surrealisti, aforismi, battute fulminanti da schlimazel, come lo definisce Daniele Luttazzi nella postfazione, racconti brevi sono l'arsenale che, dagli anni Settanta, il comico, attore e regista newyorkese non smette di utilizzare. Con Senza piume, raccolta di racconti uscita per la prima volta nel 1976 e ora riedita dalla Nave di Teseo, chi legge può confrontarsi con un'ironia con cui è difficile, all'inizio, prendere il ritmo; ma, una volta entrati nel flusso, non si può che ammirare, ancora e a distanza di decenni, il brillante umorismo letterario.
Lo schlemiel è un incapace. Lo schlimazel è una vittima degli eventi e del destino. Jerry Lewis è uno schlemiel. Woody Allen è uno schlimazel. (p. 194)
Così Luttazzi, nella postfazione, definisce l'autore e fa una panoramica della sua produzione umoristica che, a detta dei contemporanei, non è riuscita a stare al passo con i tempi. Nevrotica, pindarica e con un certo snobismo intellettuale era negli anni Settanta, e nevrotica, pindarica e snob è rimasta nel corso dei decenni mentre il mondo intorno cambiava. Questo immobilismo, unito alle vicende personali del regista, non ha giovato. Senza piume, comparso per la prima volta con il titolo Citarsi addosso, tra i vari aspetti e debolezze umani, sceglie di scagliarsi proprio contro quello che costituiva il bacino di utenza e la base di ispirazione di Allen: l'arte, la cultura e la figura dello scrittore e dell'artista a varie latitudini e nel corso dei secoli. Ogni tassello che compone la raccolta prende di mira un genere, un'epoca, una forma artistica, la spoglia di ogni eroismo e, con iperboli surreali, la prende in giro senza pietà. 

In Considerazioni sulle donne di Lovborg viene presa di mira la drammaturgia scandinava. Non è difficile immaginare "Jorgen Lovborg, noto ai suoi contemporanei come Jorgen Lovborg", come dramatis persona per Ibsen.
DORF: Ma che misure drastiche! Netta, perché non lasciare che si tenga la malattia innominabile di papà? Forse possiamo arrivare a un compromesso. Forse potrebbe lasciarmi avere i sintomi.
NETTA: Compromesso, ah! La tua mentalità borghese mi dà la nausea! Oh, Moltvick, sono così stanca di questo matrimonio! Stanca delle tue idee, dei tuoi modi, delle tue conversazioni! E della tua abitudine di indossare piume a cena.
DORF: Oh! Non anche delle mie piume!
NETTA (con disprezzo): Ti dirò una cosa che sappiamo solo io e tua madre. Sei un nano. (p. 38)
Così lo scambio tra due coniugi in lotta per aggiudicarsi la malattia ereditaria del padre di Dorf: il nonsense potrebbe benissimo passare per profondità. In Dio (commedia) si dissacra la convenzione della struttura aristotelica in tre atti per costruire una commedia circolare in cui anche Woody Allen viene inserito come personaggio meta letterario. In Morte (commedia) il peregrinare senza meta di Kleinman alla ricerca di un assassino seriale riporta ai meandri di frustrazione dei testi kafkiani. Guida ad alcuni balletti minori usa senza pietà la micronarrativa per distruggere il balletto classico. 
Tutte queste costruzioni intellettualmente compiaciute sono a loro volta un artificio per dimostrare come l'arte, alla fine, non sia niente di così eccezionale. 
Oh, be'. A volte vorrei aver ascoltato papà ed essere diventato pittore. Non è entusiasmante, ma la vita è normale. (p. 171)
Qui parla Vincent Van Gogh che in Se gli impressionisti fossero stati dentisti (una fantasia che esplora la trasposizione del temperamento) scrive le sue lettere al fratello Theo lamentando la difficoltà di essere dentista e dei suoi problemi di coabitazione con Gauguin. In questa realtà alternativa, Van Gogh non è per nulla felice, così come non lo è stato come pittore: perché l'intellettuale è sempre, orgogliosamente o meno, fuori posto. In Il genio irlandese, viene fatto un commentario alle poesie dell'incomprensibile O'Shawn.
Telefonate e vostra madre. Sul letto di morte, la madre di O'Shawn, Bridget, implorò il figlio di abbandonare la poesia e diventare un venditore di aspirapolvere. O'Shawn non poté prometterlo e soffrì d'ansia e senso di colpa per il resto della sua vita, anche se alla Conferenza Internazionale di Poesia a Ginevra vendette a W.H. Auden e a Wallace Stevens una Hoover. (p. 116)
Questa incapacità dell'intellettuale nel mondo è espressa alla perfezione dalle parole di Weinstein, altro alter ego dell'autore, intellettuale fallito e con problemi economici dati dal crollo delle quotazioni delle uova, protagonista di Niente kaddish per Weinstein.
All'improvviso, calde lacrime presero a sgorgare come da una diga crollata. Calde lacrime salate trattenute da secoli precipitarono fuori in una libera ondata di emozione. Il problema era che gli uscivano dalle orecchie. Guarda qui, pensò, non so neanche piangere correttamente. (p. 179)
Tra momenti di pagine dalle risate incredule a guizzi di genio a passaggi in cui si vede l'invecchiamento dell'umorismo, tutta la raccolta va ad avvalorare l'unico grande rimpianto dello schlimazel Allen: non essere qualcun altro. 

Giulia Pretta