in

La sopravvivenza contro ogni previsione, le sedimentazioni nell’animo e nel corpo nel nuovo romanzo di Giorgio Falco per Einaudi

- -


Il paradosso delle sopravvivenza 
di Giorgio Falco
Einaudi, 24 gennaio 2023

pp. 265
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Secondo alcuni medici americani, un obeso non ha piú possibilità di morire rispetto a un uomo magro. Anzi, gli obesi, con scompensi cardiaci o dopo un evento cardiovascolare, hanno un tasso di mortalità inferiore rispetto ai pazienti magri. Il paradosso della sopravvivenza. Secondo questa teoria, ciò che ci uccide ci protegge, almeno in una prima fase, per eternizzare non certo la vita, quanto la sopravvivenza, come se sopravvivenza e vita fossero scisse.
Federico Furlan è il protagonista del romanzo e di lui conosceremo le vicende dalla culla all’età matura in un processo che si chiude ad anello: Il paradosso della sopravvivenza inizia con l’ambientazione a Pratonovo, località alpina  immaginata dall’autore, e termina col ritorno del protagonista alla terra natale, dopo una serie di esperienze cittadine. Un romanzo di formazione, senza dubbio, ma la penna e la complessità dell’opera rendono riduttiva questa definizione. Fede, così viene chiamato da tutti e anche dal narratore esterno, è da subito un gran mangione e sin da bambino ha parecchi chili in sovrappeso, conseguenza della sua fame sorprendente.
La storia non parte in medias res, ma dall’inizio. Conosciamo nelle prime pagine il nonno di Fede, un imprenditore edile che purtroppo muore precipitando da una impalcatura, i genitori di Fede, Pietro Furlan, impiegato comunale e Carla, maestra senza esperienza lavorativa e quindi mamma e casalinga a tempo pieno.
Un bambino che vediamo crescere, assistendo a come la madre lo nutre e lo educa; notiamo l’attenzione dell’autore nel descrivere il rapporto madre-figlio lattante, la fame di lui e il latte materno rappresentano la vita stessa:
La madre è felice dell’appartenenza reciproca, che impedisce a Fede di poter dire, ancora, io. Madre e figlio sono un unico blocco compatto, Fede è la parte del meccanismo che reclama cibo, il cibo passa dall’interno-madre all’interno-figlio in modo fluido, caldo, continuo: il meccanismo di scambio si chiama pappa. Fede ascolta suoni, fissa il loro articolarsi sulle labbra della madre. Il mondo si rinnova nella fame, vivere significa mangiare e imparare ad associare i suoni al cibo.
Fede cresce ed è subito diverso dai compagni che lo chiamano Fede il ciccione: un aggettivo che descrive e qualifica anche lo status sociale di isolato, di persona diversa dagli altri. Nelle partite di calcio, data la mole - e solo per quella, non certo per abilità particolari - il mister e i compagni ne sfruttano l’ingombro in porta per parare i tiri dei calciatori della squadra avversaria. In occasione della gita di quinta elementare, sul pullman è solo, nessuno vuole sedersi accanto a lui, solo una bambina ritardataria dell’altra classe, salita all’ultimo momento, verrà fatta sedere dalle maestre nell’unico posto libero, quello accanto a Fede. Quella bambina, più magra di lui, è Giulia e Fede la incontrerà di nuovo quando entrambi andranno alle superiori. 

La parte centrale del libro è infatti incentrata sullo stranissimo, inedito rapporto di coppia tra i due: Federico, alto 1,90m che pesa «almeno 150 kg», perché oltre quella stazza l’unica bilancia su cui si pesa non va, e Giulia, che si definisce «mezza anoressica», ha un problema psicologico che le impedisce di deglutire e si nutre di alimenti semiliquidi. In questo pseudo-rapporto amoroso, Giulia è però il partner dominante che impone le regole del gioco: nella dépendance che il padre di lei, famoso imprenditore nell’industria vinicola di Pratonovo, le ha lasciato, si “consuma” un bizzarro gioco di coppia, dove entrambi si spogliano nudi, ma non si toccano mai. Giulia rimane a farsi contemplare nuda sdraiata sul letto e Fede deve ingozzarsi delle leccornie che lei gli fa trovare per lui sul tavolo nella stessa camera. Un gioco che si basa sulla sguardo e sulla nudità: lei guarda Fede ingozzarsi, rimpinzarsi di cibo e lui guarda lei nuda senza potersi avvicinare. 
La nudità ha doppio valore in questa narrazione: essa coltiva il desiderio, ma anche la sincerità. Quando sono nudi sono due libri aperti l’uno per l’altra, Giulia, personaggio chiuso ed enigmatico, nuda confessa pensieri che non avrebbe il coraggio di riferire in occasioni diverse da quella che si crea nella sua dépendance, che diventa una capsula senza spazio-tempo. Lui assocerà d’ora in poi il sapore di quel cibo (tutte schifezze per la verità, barrette e focacce untuose, bevande gassate e zuccherate) al corpo di Giulia, quel tanto desiderato corpo che lei gli nega sempre.
Ad un certo punto Giulia prenderà una decisione ancora più drastica che mortificherà ogni pulsione sessuale del povero Fede: gli imprigionerà il pene in una gabbietta di acciaio della Ruhr! 
Dopo questa esperienza castrante, Fede, una volta laureato, lascerà Pratonovo e andrà a vivere in città sperimentando lavori diversi: il registratore di pagamenti in un seminterrato cittadino insieme a tre colleghi disabili, l’applicatore di hashtag per un’azienda di video porno e per un’altra che si occupa di previsioni meteo.
L’incontro con Luca, Mario e Granit, i colleghi del seminterrato sarà occasione per Fede di riflettere sulla disabilità, su quest’altra specie di “diversità” e di capire che
la condizione di ciccione è invalidante quasi come un incidente, ma Fede non ha avuto alcun trauma improvviso, soltanto l’accumulo dei giorni, la vita. Non basta questo?
Altri incontri interessanti, altri personaggi “diversi”, un’altra esperienza amorosa e, a ogni scena-passaggio della storia di Fede, Falco inserisce degli excursus davvero interessanti che spezzano  il ritmo della storia, ma che trovano posto coerentemente dentro il filo rosso dell’opera: il lavoro e i suoi processi in serie, l’attenzione quasi maniacale per il meccanismo che sta alla base di tutta l’opera, quello della fame, del rimpinzare il corpo e anche quella rivolta ai prodotti sfornati dall’industria alimentare, senza nominare le marche, ma facilmente individuabili dall’etichetta (la barretta di cioccolato, caramello e wafer che riporta un leone ruggente, il dado vegetale che si distingue dagli altri perché sulla confezione c'è una giovane donna sorridente munita al collo di una collana di perle e che assaggia il brodo col cucchiaio,...).
Il cibo che si accumula nel corpo di Fede e sedimenta in grasso, le esperienze della sua vita che sedimentano nella sua anima. Fede accumula per riempire il vuoto delle più grandi assenze della sua vita: dei genitori più presenti, un vero amico, una fidanzata. Il cibo sotto la tirannia di Giulia era diventato addirittura un sostituto all’appagamento sessuale. Accumuli e sedimenti ovunque, anche quelli che conservano i fossili. 
A questo proposito entra in gioco la copertina che, così come le fotografie inserite all’interno del precedente libro, Flashover, è stata curata da Sabrina Ragucci e si riferisce a un episodio del quinto capitolo dell’opera, altra testimonianza della ricchezza di motivi e di immagini di Giorgio Falco, mai inseriti a caso nei suoi libri. In quel capitolo campeggia la femmina di un animale preistorico, l’ittiosauro, ritratta mentre sta partorendo tre cuccioli, ma proprio mentre questi stanno uscendo dal corpo della mamma, lei precipita in un burrone. Duecento milioni di anni dopo verrà ritrovato il fossile di uno di quei piccoli insieme a quello di una foglia, e proprio questa foglia diviene il soggetto della copertina. 

Il paradosso della sopravvivenza è un libro che parla di cadute: inizia con la caduta a precipizio del nonno, continua con altri incidenti dove qualcuno riesce a sopravvivere, come il superstite del terribile disastro del vagone della funivia (evento ispirato, come dice l’autore nel libro, all’incidente della funivia di Cavalese del 1976) che in una sorta di racconto-testimonianza riferisce:
Sopravvivere mi aveva tolto ogni radice di nazionalità, identità. Era stato assurdo non morire: un paradosso, sopravvivere. 
Marianna Inserra