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«A ripensarci adesso, capisco che c'era della libertà che mi cresceva dentro»: "Clessidra", il tempo scandito dall'amore per Keiran Goddard

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Clessidra
di Keiran Goddard
edizioni e/o, aprile 2023

Traduzione di Tiziana Lo Porto

pp. 208
€ 18 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)


Sapere che stavi arrivando era come aspettare e ricordare insieme. (p. 39)

Un libro che vive di frammenti. Frammenti di una, due o poche righe, che a volte si combinano in riprese, rilanci, correzioni; altre volte si giustappongono a creare contrasti, dissapori, rimodulazioni. Frammenti di passato, presente e futuro. Frammenti che non hanno paura di ripetersi, dove serve, né di accostare momenti lirici ad altri così concreti da risultare crudi e talvolta triviali. Frammenti che, nell'insieme, costituiscono un macrotesto singolare, personalissimo: tutto questo è Clessidra, nuova (e coraggiosa) uscita di Keiran Goddard. 

Che Goddard arrivi dalla poesia, e che si sia anche classificato al secondo posto del William Blake Prize, non è un mistero: basta sfogliare poche pagine per capire che c'è una ricerca sulla parola, sul ritmo e sull'accostamento ardito che ha in sé qualcosa della scrittura in versi. Colpisce l'ardimento di frasi che potrebbero sembrare versi singoli, isolati, spesso autoconclusivi e dalla portata universale. Tuttavia, questi versi/micro-frasi si inseriscono in un tessuto che, per quanto a maglie larghe, costituisce pur sempre una trama e un ordito. Un ordito, soprattutto: sì, perché la trama va desunta, mentre verticalmente, all'interno dell'opera, è possibile tracciare temi che attraversano le pagine e tornano, quasi ossessivamente: l'attenzione al corpo dell'altra, il desiderio, il sentimento di attesa prima dell'innamoramento, la piaga del dolore... 

La quotidianità del protagonista - piuttosto piatta, ripetitiva, segnata da un lavoro ben poco appagante - viene ribaltata dall'arrivo di un "tu", referente principale di tutto il romanzo, donna solitamente assente, solo qualche volta presente con battute di dialogo rimaste per l'io-narrante / io-lirico inspiegabilmente iconiche. Ecco che allora con lei tutto assume un nuovo significato, e persino dettagli irrilevanti di per sé vengono reinterpretati alla luce del sentimento. 

Potremmo forse interpretare quest'opera come una strana (e a volta stramba) dichiarazione d'amore? Forse anche, ma Clessidra è molto più complessa di così: è un'opera sul tempo e su come questo, con la sua linearità, possa essere surclassato da un tempo diverso, segnato dall'amore. I granelli nella clessidra fluiscono attraverso il tempo - che è il tempo del pensiero, soggettivo e capriccioso - e non possono più tornare indietro, una volta caduti sulla pagina. Ma lì sulla pagina vivranno per sempre, incrociando il tempo di noi lettori. 

Senza dubbio, questa non è un'opera per chi sta cercando una trama lineare e fluida; piacerà invece agli amanti della poesia, così come a chi, qualche volta, ha coltivato velleità di scrittura. Infatti, non so spiegare perché, ma il potere evocativo di Goddard è tale da portare più volte ad alzare la testa dal libro e sognare quell'amore del passato che ha cambiato tutto, a cominciare dalla nostra concezione del mondo, e rivivremo con nostalgia ma anche con gratitudine i ricordi di quel passato idolatrato, magari lasciato a impolverarsi sotto nuovi giorni. Poi arriva la personalità di questo narratore - così originale e stravagante - e torniamo sulla pagina, consci che quella è la sua storia e non la nostra. Forse.

GMGhioni