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"Navi nel deserto": l'esordio letterario spumeggiante di Luigi Weber

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Navi nel deserto
di Luigi Weber
Il ramo e la foglia edizioni, gennaio 2023

pp. 376
€ 19 (cartaceo)


In un futuro non meglio specificato, al di là della civiltà umana per come la conosciamo oggi, la Terra è stata invasa dalla sabbia. Non solo i mari non esistono più, e con essi qualsiasi lago, fiume o ruscello, ma anche le terre ferme sono state trasformate in deserto: delle città gloriose di un tempo non rimane che qualche distesa metallica, qualche cima di grattacielo che spunta qua e là nella distesa sabbiosa: 
Downtown. È una parola antica […]. Indica la parte nevralgica delle antiche città, dove si alzavano tutti i grattacieli. Oh Dio, sapevo che c'era una in questa regione, ma come si fa a crederci senza… (p. 192) 
In questo mondo inospitale l’umanità si è riorganizzata. Tra oasi e piccole rocche fortificate vivono i Cittadini e le Isolane: a solcare le piste di terra battuta ci sono invece le navi dei Naviganti, sotto la costante minaccia e inseguimento dei ferocissimi Pirati

Questo lo scenario di Navi nel deserto, primo romanzo di Luigi Weber, pubblicato di recente da Il ramo e la foglia edizioni. Il libro è diviso in dieci Interludi; all’interno di ciascuno, vari testi con indicazioni spazio-temporali diverse e dalla differente voce narrante. Così, alternando la prospettiva di un personaggio con quella di un altro, o con un estratto da un diario, e saltando dalla terza alla prima persona, l’autore riesce a mantenere il ritmo vivace e non privo di suspense. 

Notevole, al di là della costruzione narrativa e dell’alto tasso di inventività dell’universo inventato dall'autore, è anche la riflessione sociale nel sottotesto: in un mondo in cui l’umanità non si è estinta per miracolo, ed è retrocessa a un’organizzazione quantomeno atavica della vita, persistono i pregiudizi, le discriminazioni e gli odii di un tempo. 
Così il giovane capitano della nave Kairos, Conrad, viene mal visto dal suo stesso equipaggio per le sue origini cittadine: 
Comprensibile dunque la loro poca gioia nell'apprendere che il vecchio capitano, sul letto di morte, aveva designato come successore, senza apparenti motivi, un Cittadino, per giunta tanto giovane da poter quasi essere suo figlio. Accettare anche solo un estraneo sulle navi del deserto era proibito, figurarsi un Cittadino! (p. 8) 
Non scendiamo nei dettagli della trama, che incrocia le avventure del capitano Conrad e quelle del naufrago Julian Sands, di un traditore, del capo-pirata Schomberg e di Freya, la ragazza promessa a Julian, testimone della prospettiva di chi resta fermo nelle Oasi. Rischieremmo di far saltare il piacere della scoperta, il piacere di addentrarsi nei dettagli di questo mondo sabbioso e marino al contempo, e di scoprire i molti colpi di scena che costellano il romanzo.
 
Navi nel deserto non manca di finezze letterarie: i lettori più attenti si accorgeranno che tutti i personaggi hanno nomi tratti da romanzi di Joseph Conrad, a partire dal giovane capitano suo omonimo. In questo modo nel libro si intrecciano molti riferimenti all’universo conradiano, frammentato e ricomposto in un puzzle originale dall’autore. 

La scrittura è ricca, le descrizioni paesaggistiche e degli stati d’animo dei personaggi sono forse i passaggi più apprezzabili stilisticamente: 
Un silenzio terrificante calo sulla Nave, quando le strutture ebbero cessato di cigolare, e nessun altro rumore per lunghissimi minuti venne sovrapporsi, né suoni di cannonate, né grida di abbordaggio. Tutto immobile, nessuna spiegazione. Qualunque cosa fosse accaduta, io non ero in grado, prigioniero laggiù nel ventre oscuro di quella balena metallica, di venirne a sapere alcunché. (p. 176) 
Navi nel deserto è un esordio riuscito, che unisce originalità fantascientifica a una sofisticata rete di intertestualità letteraria: si scorge, dietro la penna di Weber, l’influenza di numerosi autori, maestri del romanzo di avventura o post-apocalittico, da Melville a McCarthy, a Philip Dick, a Michele Mari (che i Pirati siano un omaggio a Roderick Duddle?). 
È un romanzo in cui l’esperienza accademica dell’autore (Professore Associato presso il Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna) si unisce alla maestria del romanziere. Un romanzo da leggere, un esordio da non perdere.

Michela La Grotteria