in

Siamo fatti della stessa sostanza dei ricordi: "Il valzer del pappagallo" di Leonardo D'Isanto

- -
Leonardo d'Isanto Il valzer del pappagallo

Il valzer del pappagallo
di Leonardo D'Isanto
Giulio Perrone Editore, maggio 2022

pp. 255
€ 20,00 (cartaceo) 


Non si dava pace. Gli esercizi che il dottore definiva "utili e terapeutici per la sua salute" non facevano altro che condurlo alla pazzia, costringendolo giorno dopo giorno a rivivere i momenti che di lì a poco avrebbero potuto sfuggirgli per sempre; giorno dopo giorno ripercorreva una strada disseminata di segnali che, in quell'ultimo anno, lui non aveva saputo cogliere. (p. 51)
Luca e Idahira stanno costruendo la loro vita insieme. Lei, che da bambina ha vissuto gli orrori della strage della guerra civile in Venezuela, ha trovato in Italia la serenità e l'amore con Luca, guardia giurata di un supermercato con la passione per Eros Ramazzotti. Aspettano la loro prima figlia e tutto sembra andare bene.
Mauro è un vecchio signore reduce da un intervento chirurgico; solitario e scontroso, ha perso la moglie ormai da anni. Nonostante le insistenze della figlia Paola perché esca dal suo isolamento, lui preferisce la tranquillità di casa sua e non è proprio entusiasta della donna e della bambina che stanno bussando alla sua porta. 
La signora Grampiani si è appena iscritta a Facebook. Non ha particolare interesse nel ritrovare questo o quel compagno di scuola, ma le hanno raccontato che il social è davvero molto utile per creare connessioni e accedere a informazioni. Sta creando il suo primo evento sulla piattaforma e ciò che la guida è la speranza. 
Sono tre storie che corrono in parallelo nel Valzer del pappagallo. Persone e fatti che corrono sul filo della memoria e che, anche se così non sembra, alla fine sono in qualche modo collegate nel dolore e nella speranza di recuperare la forza di poter andare avanti.
«È incredibile, Dio bove, come lo ha ridotto in poco più di due mesi» disse il primo, passandosi una mano tra i capelli. 
«Ida, ascolta» disse il secondo in tono indagatore, «sai dirci qualcosa di più riguardo 'sto cavolo di pappagallo? Che è 'sta storia?». (p. 136)
Senza ricordi non saremmo niente. Le nostre relazioni, il nostro vissuto, i nostri traumi non avrebbero alcun peso nella nostra formazione in quanto individui se noi non ce li ricordassimo. Senza di loro non ci sarebbe nemmeno la speranza per un buon futuro perché sarebbe come costruire una casa sulla sabbia. Questo sembra raccontarci il romanzo di Leonardo d'Isanto che, sia nella struttura del testo organizzato tra passato e presente che nelle vicende raccontate, ricostruisce le storie dei suoi personaggi. 
Il primo e più corposo ricordo è quello di Idahira che, all'inizio del romanzo, si sveglia in un letto d'ospedale, reduce da un incidente d'auto e senza memoria del fatto di avere una figlia. La sua narrazione corre tra il passato e l'infanzia in Venezuela dove ha vissuto i tragici giorni della strage poi denominata "caracazo" e dai quali si è salvata per miracolo. Le ferite che le sono rimaste la accompagnano da sempre. L'abitudine, dettata dalla sopravvivenza, di rubare il cibo da bambina, le è rimasta come vezzo anche da adulta: il suo maldestro tentativo di taccheggio nel supermercato dove lavora Luca la porta ad accettare un appuntamento con lui.
Luca è un appassionato di basket. Ha il tatuaggio di uno dei mostriciattoli del film Space Jam, fa allenamento tutti i giovedì i via dell'Arcadia 108. Ha una Audi A4 del 2009 e le ha fatto da poco il pieno. Ha portato Idahira da un macellaio per il loro primo appuntamento. Sono tutti ricordi che Luca cerca disperatamente di trattenere perché sa che, tra poco, spariranno per sempre dalla sua memoria. 
Così come Mauro è legato al ricordo della moglie Tiziana per la quale si è trasferito a Roma, così come gli ospiti della casa di riposo dove lavora Idahira che ricordano la loro gioventù e provano a essere felici nel tempo rimasto loro, così ogni personaggio è il risultato dei ricordi che l'hanno formato. Quando questi ricordi scompaiono, per le ragioni più svariate, non c'è più nulla che ci tenga attaccati alla vita pienamente intesa. 
D'un tratto, tutto le parve possibile. D'un tratto, al solo pensiero di lui, anche lei si vide mamma. (p. 65)
Così ragiona Idahira mentre soffre della lieve amnesia dopo l'incidente. Senza il ricordo di Luca lei non potrebbe riconoscersi nel ruolo di madre: solo ricordare la sua imitazione di Ramazzotti e l'incisivo scheggiato dal basket le permettono di assumere il nuovo ruolo perché è la memoria che ci plasma. Memoria che non è solo affidata all'essere umano, ma anche alla tecnologia.
«Figlia mia, negli ultimi anni è cambiato il mondo. Oggigiorno se non stai al passo con la tecnologia sei tagliato fuori da tutto. Tu prega e vedrai che andrà bene» dice, sorridendomi con dolcezza.
Mentre la ascolto immagino già macchine volanti e robot in cassa che maneggiano soldi e restituiscono resi senza mai commettere un errore. (p. 199)
Nulla di così futuristico, ma in questa storia la tecnologia assume un ruolo totalmente positivo: la galleria di video e immagini aiuta Idahira a ricostruire il suo passato, Facebook permette alla signora Grampiani di compiere la sua impresa, quella che poi è alla base della storia e mostra il collegamento tra le vicende che sembrano partire come parallele e delle quali si cerca il filo conduttore.
Il valzer del pappagallo è una storia delicata, di speranza, dallo stile scorrevole e dalle molte domande dirette e retoriche che si chiedono perché tutta questa sventura, per chi, per quale bene o motivo? Non esiste una vera risposta: bisogna affidarsi ai ricordi con la fiducia che saranno la base per la costruzione di una nuova vita.
Giulia Pretta