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«Siamo marea»: di femminismi, intersezionalità, questioni controverse. "Patriarcato for dummies", di Eugenia Nicolosi

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Patriarcato for dummies
di Eugenia Nicolosi
Giulio Perrone editore, 2022

pp. 110
€ 18 (cartaceo)


Le compagne degli anni Settanta dicevano di essere le nipoti delle streghe che non erano riusciti a bruciare durante l’Inquisizione. Noi siamo le loro nipoti e avremo nipoti a nostra volta. Le nostre nipoti avranno amiche, che avranno figlie e nipoti. Le nostre vite sono infinite. Siamo marea. (finale conclusione, p. 108)
Parto dalla fine, proprio dalla conclusione di Patriarcato for dummies, un saggio della giornalista, attivista e femminista Eugenia Nicolosi di recente pubblicato da Giulio Perrone editore. Parto proprio da lì perché in quelle poche righe a mio parere c’è tutta la potenza dei femminismi – più avanti vedremo perché parlarne al plurale – contemporanei, l’urgenza, la necessità e, soprattutto, la determinazione con cui generazione dopo generazione ci opponiamo al patriarcato, in tutte le sue forme. «Siamo marea», mi pare davvero una bellissima immagine per raccontare le donne – di ogni etnia, biologiche o per scelta, di diversa estrazione sociale e gruppo di appartenenza – che si schierano contro le discriminazioni, quelle evidenti e le altre più sottese. «Siamo marea», non ci fermerete.
Perché, dicevamo, è corretto parlare di “femminismi”, plurale? Che cosa si intende con “intersezionalità” e perché riguarda ognuno di noi? Che ruolo hanno i maschi, specie se etero, nel dibattito femminista? E, ancora, come si pone il femminismo di fronte a questioni controverse quali sex workers, diritto all’aborto, violenza ostetrica, patriarcato istituzionalizzato e altre?
Nodi fondamentali che il breve, puntuale, saggio di Nicolosi tenta di sciogliere parallelamente spingendo i lettori a interrogarsi nel tentativo di restituire la complessità dei femminismi attuali, l’urgenza delle lotte e le insidie del patriarcato.
“O si è felici o si è complici”. Restituisce l’essenza stessa dell’alleanza: se non si è felici per chi disobbedisce alle oppressioni si è complici dell’oppressore. (p. 52)
È un saggio breve ma davvero ricco di spunti su questioni che riguardano ognuno di noi e che abbraccia le istanze del femminismo intersezionale, teorizzate per la prima volta da Angela Davis nel 1981, oggi più che mai attuali ma anche motivo di divisione nel movimento. Partiamo da qui, dalla ragione per cui in apertura abbiamo sottolineato sia necessario parlare non di femminismo ma di “femminismi”: diverse sono infatti le correnti, gli approcci, le motivazioni e i gruppi, di cui Nicolosi fa una carrellata per presentarli, dal radfem al transfemminismo, il femminismo culturale, quello nero, l’ecofemminismo e le varie sottosezioni che li compongono. È l’intersezionalità a legare come un fil rouge le diverse istanze contenute nel saggio, e che riguarda quindi tutte le donne, biologiche o per scelta, di qualsiasi etnia o gruppo sociale.
Il femminismo intersezionale è quindi lo spazio in cui le diverse lotte si uniscono, la chiave di lettura è quella complessiva e collettiva sulla base del fatto che il nemico è uno. (p. 47)
Il nemico comune non sono gli uomini, ma il patriarcato. E, lo sappiamo bene, assume forme diverse, subdole, spesso istituzionalizzate, che in qualche caso abbiamo finito per interiorizzare. Nicolosi ci mette in guardia dal pericolo di una cultura maschilista e ci allena a osservare davvero la realtà nella quale siamo immersi e immerse, partendo anche da qui, dal sessismo della lingua italiana con l’uso del maschile sovraesteso, tematica oggi particolarmente dibattuta. Ma sono molte le questioni affrontate in questo saggio e spesso oggetto di controversie tra le femministe stesse che prendono posizioni diverse, si dividono, scelgono altre lotte. Attraverso approfondite ricerche, interviste e una conoscenza diretta delle questioni femministe derivata dall’attivismo, l’autrice apre uno squarcio su problematiche quali, si diceva, diritto all’aborto, violenza ostetrica, sex workers, linguaggio, giornalismo sessista.

A questioni specifiche come quelle appena accennate, Nicolosi accosta una riflessione più ampia sulla cultura maschilista che le ha generate, ed è un’analisi molto efficace con cui ognuno di noi deve confrontarsi, inclusi i maschi etero che, forti del loro privilegio e autorità nelle società patriarcali, possono fare da megafono alle istanze del femminismo, per cambiare la società. L'inclusione dei maschi nel dibattito femminista, insieme all'educazione di questi, è a mio parere tra le novità più interessanti delle ondate femministe recenti, un punto di forza, specie quando i maschi in questione sappiano anche farsi da parte su tematiche che non li coinvolgono in presa diretta.
«Scegli: o santa o puttana», ci piomba addosso quando dobbiamo decidere che cosa indossare, come rispondere a un messaggio o se assecondare la nostra voglia di fare sesso. (p. 102)
E su quella dicotomia si è basata buona parte delle nostre vite. Il nostro corpo sempre oggetto di giudizio, di sguardi, di diverse forme di violenza. Sì, è violenza, sottolinea Nicolosi, anche quella battuta volgare, l’apprezzamento non richiesto, che contribuisce a “oggettivizzare” il corpo delle donne.

Un saggio come questo si fonda su molte letture e studi che lo hanno preceduto e su una profonda attenzione alla realtà che ci circonda e le voci del movimento che animano il dibattito dentro e fuori dai social media. Non è per sua natura un excursus sul movimento da un punto di vista storico-sociale, casomai una fotografia in presa diretta di quello che oggi significa “femminismi”, e che sul movimento storico, le sue correnti, le voci che lo hanno preceduto, si fonda e sviluppa. Non mancano, è naturale, molti riferimenti, dalla già citata Angela Davis a bell hooks, Margaret Atwood e Simone de Beauvoir, ma è soprattutto il dialogo con le attiviste di oggi – Giulia Blasi, Porpora Marcasciano, Karen Ricci, Monica Cirinnà, Benedetta Lo Zito e molte e molti – si, ci sono anche gli uomini – altre e altri a rendere interessante questo saggio, per la presa che ha sulle complessità del contemporaneo, l’attenzione al dialogo, la visione inclusiva e intersezionale.

È un libro che apre molti squarci e che stimola la curiosità verso letture simili, di cui qui ci tengo a segnalare brevemente alcune tra le uscite recenti per me più significative e utili per orientarsi nei femminismi e nelle istanze più diverse: penso in primo luogo a Questioni di un certo genere, pubblicato a inizio anno da Iperborea e Il Post nella collana Cose spiegate bene e che rappresenta una lettura fondamentale per comprendere la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale, gli aspetti sessisti della lingua italiana, il femminismo intersezionale al centro anche come si è detto del saggio di Nicolosi, il ruolo dei media nella costruzione del femminile; Vietato scrivere, di Joanna Russ pubblicato da Enciclopedia delle donne, che riflette sulle tecniche messe in atto per ostacolare la scrittura femminile ed esorta in parallelo a prendere maggior consapevolezza della varietà di visioni del mondo, troppo spesso ancora bianco/etero centrico; Donne difficili di Helen Lewis, edito da Blackie, un viaggio nel femminismo attraverso tredici battaglie per i diritti; Spezzate di Jude Allison Sady Doyle, già autore de Il mostruoso femminile, entrambi editi da Tlon, che si interroga sui tanti modi in cui le donne sono oggetto di odio e di invasione della propria intimità. Chiudo citando un libro, Scosse di assestamento di Nadia Owusu uscito per NR Edizioni e un’autrice, Esperance Hakuzwimana Ripanti, che con i loro testi e il loro attivismo danno voce alle donne afroitaliane. Torniamo al principio, quindi: siamo marea.

Di Debora Lambruschini