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#CriticaNera - "La ragazza che non c'era" è la prima inchiesta di Nives Bonora, ispettrice passionale e coraggiosa che vive come in un film tra le pagine di Cinzia Bomoll

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La ragazza che non c'era


La ragazza che non c’era
di Cinzia Bomoll
Ponte alle Grazie, Ottobre 2022

pp. 224
€ 16 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

Spesso ci manca il coraggio per essere noi stesse. Tutte le volte che ci atteggiamo in pose maschili, per sembrare più credibili o quando rinneghiamo alcuni lati del nostro carattere, perché non è consigliabile mostrarsi fragili o umorali. Nives Bonora, la nuova ispettrice con cui Cinzia Bomoll fa il suo esordio nel “giallo”, di tutto questo se ne frega.

A Nives preme soltanto una cosa: che il suo intuito empatico non venga annebbiato da qualche pretenzioso collega, troppo impegnato a farle complimenti sessisti o a giudicare la sua vita privata. Lei sa di non essere perfetta e proprio per questo piace tantissimo ai lettori. Perché ci vuole coraggio a mostrarsi lunatici e passionali, a battere forte i piedi quando tutti potrebbero giudicarti in sindrome premestruale, mentre è alla superficialità di certi modi di condurre le indagini e quindi all’essere spesso troppo sordi, di fronte al dolore degli altri, che Nives sbatte in faccia tutto il suo risentimento.


Una cifra distintiva di questa prima volta nel “giallo”, anche se Cinzia Bomoll non disdegna generi affini come il thriller psicologico e il noir, da scrittrice talentuosa qual è, e non ci nasconde la sua propensione per la scrittura di visione, sfruttando anche le doti da brava regista (peraltro in questi giorni va in scena al Festival del Cinema di Roma con il suo nuovo film “La California”), è l’attenzione verso la cura psicologica di un personaggio, non una vittima o un assassino, ma un’ispettrice, e quindi verso il mondo misterioso e controverso che lega la sua protagonista alla scelta del suo lavoro, sfruttando un passato di sofferenza, che di sicuro sarà approfondito in altre indagini.


Cura per i dettagli riservata anche al contesto, che ci fanno vivere la bassa ferrarese in maniera quasi tangibile, e in un’intervista la stessa Bomoll ha confidato, qualche giorno fa, che il libro è nato proprio dal suo rientro da Roma alla sua casa natale, in cui giocoforza è rimasta chiusa per il periodo del lockdown, scrivendo il libro in maniera attenta e concentrandosi moltissimo su quello; quasi che l’assenza dei luoghi esterni potesse essere evocata e condensarsi tra le pagine. Tutti i luoghi sono affascinanti, dal vecchio ex ospedale psichiatrico di Aguscello (luogo alquanto suggestivo, sospeso tra storia e leggende) fino alle sabbie del Comune di Goro, che sul delta del Po, tracciano il confine tra Emilia e Veneto. 


Suggestioni che accompagnano una vicenda che segue diversi filoni narrativi, quelli di un’inchiesta partita con una ragazza morta, che poi si risveglia - per effetto della sindrome di Lazzaro - e scompare e la cui vita apre uno spiraglio molto ampio sulla vita difficile delle ragazze dell’Est, mentre l’ispettore Bonora è alle prese anche con il caos della sua vita privata, con un padre ex Carabiniere, una nonna che è la sua ragione di vita, nonna Argenta, che ad un certo punto avrà bisogno delle cure della nipote e un commissario Brandi che ha una relazione segreta e molto complessa con Nives. 


La vita della ragazza scomparsa si intreccia con quelle di alcune famiglie bene del ferrarese, con una brutta storia di adozioni e di tradimenti e con alcuni misteri legati alla vita della stessa Nives e dei suoi colleghi. Un mix esplosivo che genera un ritmo travolgente, in grado di far volare via le pagine del libro e di aggiungere sempre nuova suspense e nuovi colpi di scena a tutta la trama, compreso il finale, che è assolutamente aperto, nonostante l’indagine sia stata portata a compimento e chiusa brillantemente.


Ulteriore elemento nuovo, dentro il romanzo, è questa “battaglia” femminista che Nives porta avanti in un complesso luogo di lavoro maschile, senza però indurirsi per questo come donna e come persona e rivendicando innanzitutto rispetto da colleghi e amici, oltre che dal padre, con cui vive un complesso rapporto. Le figure femminili vivono invece all’interno di una sorte di sorellanza, che non ha delle regole precise, e le lega tutte insieme, in una solidarietà femminile che è particolarmente spiccata nella protagonista e che spesso fa vacillare il senso di dovere di Nives e la fa propendere verso una giustizia non proprio “legalmente” riconosciuta. Un nuovo esercizio di stile ben riuscito per Cinzia Bomoll, dunque, che conosce bene il ritmo delle storie e le dosa perfettamente, inducendo il lettore a chiedersi cosa succederà la prossima volta.


Samantha Viva