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«Su una Terra sovrappopolata, surriscaldata e rumorosa, una capanna in una foresta è l’eldorado»: "Nelle foreste siberiane" di Sylvain Tesson

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Sylvain Tesson nelle foreste Siberiane Sellerio



Nelle foreste Siberiane
di Sylvain Tesson
Sellerio editore, settembre 2012

Traduzione di Roberta Ferrara

pp. 253
€ 15, 20 (cartaceo)
€ 9, 99 (ebook)


Cosa spinge uno scrittore affermato ad abbandonare il lavoro, la fidanzata, un comodo appartamento a Parigi per scegliere di vivere in una capanna nelle foreste della Siberia?

Nella lista dei libri da leggere almeno una volta nella vita inserirei Nelle foreste siberiane di Sylvain Tesson, vincitore del premio Medicis e tradotto in Italia nel 2012 dalla Sellerio Editore. Chi si è già imbattuto nella scrittura di Tesson, nel suo proverbiale stile introspettivo ma sempre venato d’ironia, sa di doversi aspettare una storia che è innanzitutto un viaggio dell’anima, un viaggio nell’anima.

Il racconto, scritto sotto forma di diario, ha inizio il 9 febbraio nel villaggio di Irkutsk, dove Tesson si prepara, fa provviste, raccoglie le forze e le idee. Già dalle prime righe si respira un sapore d’avventura; lo scrittore parigino catapulta il lettore in un piccolo avamposto nel cuore della Siberia, a cui seguirà un viaggio di tre giorni attraverso foreste e laghi ghiacciati per giungere finalmente alla meta tanto agognata: una capanna sulle rive del Bajkal, il lago più antico del mondo. I libri, i sigari, la vodka e i taccuini dove annotare i propri pensieri saranno i suoi unici compagni, in un eremitaggio volontario di ben sei mesi.

Non si può non soccombere al fascino glaciale della Siberia, evocata e descritta con puntiglio dalla penna di Tesson, una regione aspra, selvaggia, dove gli animali selvatici e gli uomini lottano fianco a fianco per sopravvivere; assassini, stupratori ma anche scrittori e dissidenti politici nel corso del XIX e del XX secolo furono deportati in Siberia come punizione per i loro reati, ma agli occhi di Tesson né le temperature proibitive, né l’assenza di avamposti umani ne intaccano la bellezza.
Tesson sceglie di allontanarsi dai lussi della vita civile, ricerca la solitudine dell’eremita, la vita nel bosco, nel tentativo di riconciliarsi con la natura, di trovare se stesso:
Lancio un urlo. Spalanco le braccia, offro il viso al vuoto gelido. Ho raggiunto lo scopo della mia vita. Finalmente saprò se ho una vita interiore. (p. 53, ebook)
Le giornate hanno un ritmo esiziale, si susseguono tra bevute, letture, sessioni di scrittura, escursioni e battute di pesca, ma la vera sfida è fare i conti con la solitudine, scoprire se riuscirà a resistere, a sopportare la compagnia ininterrotta con il proprio Io. «Questo è un posto magnifico per suicidarsi» sono le parole con cui l’ispettore forestale aveva ammonito Tesson il giorno del suo arrivo.

Il diario di Tesson non è un semplice diario di viaggio, un insolito quanto curioso reportage della vita nei boschi, ma una radiografia dell’anima umana, che, nell’immobilità silenziosa di una capanna ai margini della foresta, si espande, riflette, s’interroga in un dialogo continuo e ininterrotto con se stesso e con la grande letteratura.

I libri, amici preziosi per l’eremita, sono anch’essi protagonisti della narrazione. Quasi ogni pagina è intessuta di citazioni letterarie; Tesson dialoga con i grandi autori del passato, si ciba delle loro parole, le medita e riflette sui misteri della condizione umana. Nelle foreste siberiane è un libro che gli amanti della letteratura non potranno non apprezzare.

Nel compilare un piccolo decalogo di libri da portare con sé, si percepisce in Tesson lo spirito che anima quello che Nabokov avrebbe definito il buon lettore: un lettore che non si lascia guidare da considerazioni morali, intellettuali, ma che sceglie un libro a seconda del suo umore, delle proprie stagioni interiori, alla ricerca di quei piccoli brividi di piacere e di appagamento lungo la colonna vertebrale.

La lettura per Tesson è una fame dello spirito, una ricerca di sensazioni che facciano ribollire il sangue, che plachino la mente o seducano l’anima con la sensualità di una prosa voluttuosa. Con il passare delle settimane, mentre la natura muta veste e colori e si appresta a compiere il passaggio dall’inverno alla primavera, nell’anima dello scrittore avviene una metamorfosi altrettanto radicale. Lontano dai rumori della folla, dai ritmi frenetici della metropoli, dal “circo della vita urbana” fatta di continui impegni e relazioni incessanti, Tesson riscopre la calma, la lentezza, la quiete della contemplazione. 

Nelle foreste siberiane è un libro da leggere con calma, da gustare senza fretta, assaporando le descrizioni di paesaggi innevati, le desertiche immensità che prendono vita grazie allo stile poetico, ricco di metafore di Tesson. È un inno alla libertà, un riappropriarsi degli spazi e dei tempi dell’anima, un grido di denuncia contro la frenesia della città, contro il sovrappopolamento, un racconto che per essere apprezzato necessita di un lettore ribelle, intrepido e avventuroso.
Nella foresta si vive nascosti, la foresta è il tempio del silenzio. Lo Stato vuole sudditi ubbidienti, cuori aridi in corpi presentabili. La taiga trasforma l’uomo in un selvaggio e libera la sua anima. (p. 414, ebook)
Ci sono letture che anche a distanza di anni fa sempre piacere rileggere, letture preziose che non cessano mai di suscitare in noi turbamenti e inquietudini e se dovessi descrivere con una parola Nelle foreste siberiane, la prima parola che mi affiora alle labbra è: catartico.

Guendalina Middei