in

"L'altro Pasolini" di Andrea Zannini: un tragico frammento di Storia che merita di essere conosciuto

- -




L'altro Pasolini
di Andrea Zannini
Marsilio, 2022 

pp. 153

€ 15 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Rimanere a casa, sotto la sorveglianza «continua ed esasperante» di tedeschi e carabinieri significava mettere a repentaglio la sicurezza non solo sua, ma di tutti coloro che gli stavano vicino (p. 29).

Pier Paolo Pasolini è un autore di fama internazionale, le cui opere sono conosciutissime, tanto quanto la sua biografia: la sua descrizione delle borgate romane, i "ragazzi di vita", il cinema, la passione per Maria Callas, le amicizie con gli autori dell'epoca e la tragica morte costituiscono una parte fondamentale della Letteratura italiana e della nostra Storia.

Qualche anno fa, però, venni casualmente a conoscenza di una sua poesia contenuta nel diario denominato Stroligut e dedicata al fratello:

«La libertà, l'Italia
e chissà Dio quale destino disperato
ti voleva
dopo aver vissuto e patito
in questo silenzio.
Quando i traditori nelle Baite
bagnavano di sangue generoso la neve,
"Scappa - ti hanno detto - non tornare lassù"
Ti potevi salvare,
ma tu
non hai lasciato soli
i tuoi compagni a morire
"Scappa torna indietro"
Ti potevi salvare,
ma tu
sei tornato lassù,
camminando.
Tua madre, tuo padre, tuo fratello
lontano
con tutto il tuo passato e la tua vita infinita,
in quel giorno non sapevano
che qualcosa più grande di loro
ti chiamava
col tuo cuore innocente.»
(Pier Paolo Pasolini, Corus in morte di Guido, 1945)

Un'immagine di Guido Pasolini
Da allora nacque in me una profonda curiosità per le vicende che coinvolsero Guidalberto Pasolini, detto Guido. Così, quando venni a conoscenza dell'uscita del libro L'altro Pasolini, scritto da Andrea Zannini (Marsilio, 2022), iniziai a leggerlo con grande interesse.

Fin dal titolo appare chiaramente la volontà dell'autore di fare luce sul minore dei fratelli Pasolini: Guidalberto, detto Guido, nome di battaglia Ermes, nato a Belluno il 4 ottobre 1925, morto a Cividale del Friuli il 12 febbraio del 1945 per mano di gappisti italiani e jugoslavi appartenenti al Pci a nemmeno vent'anni durante l'eccidio di Porzûs, come ci informa Walter Veltroni nella presentazione del libro. 

Motivo del massacro dei diciassette partigiani appartenenti alle Brigate Osoppo fu la contrarietà di queste ultime a cedere Trieste e l'Istria ai comunisti titini. I comandanti jugoslavi, infatti, secondo varie testimonianze, consideravano queste zone come di loro appartenenza, rifiutando qualsiasi forma di trattativa.

A capo della Brigata Osoppo vi era il trentacinquenne Francesco "Bolla" De Gregori, zio dell'omonimo e celebre cantautore, il quale venne massacrato assieme (tra gli altri) a Guido "Ermes" Pasolini.
Indicativo della bontà d'animo e del carattere di quest'ultimo, fu la scelta del suo nome di battaglia, scelto in onore di un caro amico del fratello:
Emblematico il nome di battaglia che Guido sceglie: Ermes, come si chiamava uno dei più cari compagni di liceo di Pier Paolo, Ermes Parini detto Parìa. Dopo il diploma scientifico Parini si era occupato in un ufficio e, ricevuta la cartolina precetto, era partito per la campagna di Russia, da dove gli amici e la famiglia non avevano più ricevuto sue notizie, Nella primavera del 1943 si era finalmente venuti a sapere che era stato fatto prigioniero: in realtà era già morto e il suo corpo non sarebbe mai più ritornato in patria. Guido decide dunque di onorare l'amico bolognese del fratello, militare dell'esercito italiano come il padre, assumendone il nome: è anche un gesto di affetto verso Pier Paolo, che l'aveva accompagnato alla stazione di Casarsa quella mattina di maggio, non immaginando che non lo avrebbe mai più rivisto. (p. 36)

Della Brigata Osoppo, dunque, faceva parte anche Guido Pasolini, che, se in un primo momento era riuscito a scappare ai suoi persecutori, venne in seguito nuovamente fatto prigioniero e freddato con un colpo di pistola.

La famiglia Pasolini seppe della morte di Guido solo nei primi giorni di giugno del 1945, ed è in proprio in quel momento, secondo l'autore de L'altro Pasolini, che Pier Paolo scrive un atto teatrale nell'idioma friulano intitolato I Turcs tal Friùl, in italiano I Turchi in Friuli, un'opera ambientata nel settembre 1499, a metà tra la tragedia e la rappresentazione sacra.

Soggetto di questo dramma è, per l'appunto, l'invasione dei Turchi in Friuli, testimoniata da una lapide che il giovane poeta lesse nella chiesa di Casarsa. Attraverso l'evocazione storica, Pasolini descrive molti degli elementi che saranno cari alla sua poetica futura, e tra questi sembra quasi annunciare la morte dell'adorato fratello.

I Turchi in Friuli, che sarebbe rimasto del tutto inedito se un collezionista amico di Pier Paolo non avesse acquisito il testo originario e non lo avesse pubblicato dopo la morte del poeta, rappresenta per Zannini la metafora perfetta dell'avanzata slava nel territorio friulano, nonché la passione e il coraggio di Guido nel difendere la terra natia: al centro del racconto vi sono  infatti tre fratelli friulani, uno dei quali va proprio a combattere contro i turchi, ma muore in battaglia, facendo precipitare nella più potente disperazione uno degli altri fratelli che forse per pavidità non aveva voluto opporsi all'invasore.

Il saggio composto da Andrea Zannini descrive con una gran quantità di particolari e con un ampio riferimento alle fonti storiche non solo la breve vita di Guido, ma anche quei tragici anni che percorsero il territorio italiano e contribuirono a creare un'identità nazionale.

L'altro Pasolini è un testo scorrevole che si legge quasi come un romanzo, ma racconta una vicenda purtroppo realmente accaduta e poco nota, sulla quale occorre far luce dopo anni di oblio.
L'augurio è che questo libro possa giungere a quanti più giovani possibile, cosicché possano capire quanti loro coetanei hanno lottato e spesso dato la loro vita per un'Italia libera e unita, per un'identità nazionale, per un'ideale di indipendenza troppo a lungo dimenticato.

Ilaria Pocaforza