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Un investigatore geniale con un medico come assistente che racconta le loro avventure. E non vive in Baker Street. "L'impronta scarlatta" di Richard Austin Freeman

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Richard Austin Freeman Impronta Scarlatta

L'impronta scarlatta
di Richard Austin Freeman
Ronzani editore, maggio 2022

Traduzione e introduzione di Andrea Comincini

pp. 282
€ 16,00 (cartaceo)


«All'inizio ottenni solo un'analisi occasionale in un presunto caso di avvelenamento, ma poco a poco la mia sfera di influenza si estese fino a includere tutti i casi in cui una conoscenza particolare di medicina o di scienza possa essere applicata alla legge». (p. 18)
Jarvis, medico in ristrettezze economiche e a un punto morto della sua carriera, si imbatte in John Thorndyke, suo vecchio compagno di studi diventato consulente medico-legale e investigatore per casi particolarmente difficili. È proprio in uno di questi casi che Thorndyke lo coinvolge: un furto di diamanti all'apparenza di facile soluzione. Il pacco contenente le pietre preziose è infatti stato sottratto da una cassaforte chiusa di cui il sospettato era uno dei pochissimi ad avere la chiave; inoltre, nella cassaforte è stata trovata la chiara impronta del suo pollice fatta con il sangue. Non sembra nemmeno un'indagine per la quale spendere le forze, loro e di Scotland Yard, ma Thorndyke vede uno spiraglio, qualcosa che gli fa pensare che tutto potrebbe essere una macchinazione. 
«Sono un uomo attento ai fatti, non un avvocato, e se trovassi impossibile sostenere l'ipotesi della sua innocenza non starei a sprecare tempo ed energie in cerca di prove per sostenerla. (p. 29)
Con Richard Austin Freeman ci troviamo di fronte a un altro medico che a un certo punto della sua vita decise di darsi alla scrittura di romanzi gialli. Ridotto all'invalidità da spossanti attacchi di febbre contratta sulla Costa d'Oro, si ritirò dalla professione medica e diede alle stampe il suo primo romanzo nel 1902. La fama arrivò però con L'impronta scarlatta nel 1907, testo che avviò la fortunata presenza del medico legale John Evelyn Thorndyke le cui avventure continuarono per circa trent'anni. A Richard Austin Freeman dobbiamo anche l'invenzione della inverted story, ovvero i gialli in cui si vede all'inizio il crimine e il colpevole e si segue poi l'investigazione sapendo già dove condurrà la pista: il tenente Colombo deve quindi molto all'innovazione di questo autore. Autore che, almeno per il pubblico italiano, non ha goduto della stessa fortuna di un altro medico inventore di un altro investigatore geniale: ecco perché Ronzani editore ha inaugurato la collana Dorsi di carta, dedicata alla ristampa di autori dimenticati, proprio con Richard Austin Freeman e il suo dottor Thorndyke.
«Guardando fuori dalla finestra vedo un uomo camminare per Paper Buildings. Supponiamo ora che io dica, secondo la moda del detective ispirato dai romanzi: "Quell'uomo è un capostazione o un ispettore".» (p. 129)
L'ironia è qui chiaramente rivolta all'altro grande investigatore scientifico, Sherlock Holmes. La stessa scelta narrativa, ovvero quella di far raccontare la storia in prima persona da Jarvis, come faceva Watson, in modo da sottolineare ancora di più la genialità di Thorndyke, porta in quella direzione. Per quanto l'autore abbia sempre dichiarato di non aver preso ispirazione da alcun personaggio, reale o fittizio che fosse, il confronto è immediato. Forse sono proprio queste somiglianze che hanno portato alla sopravvivenza maggiore di Sherlock Holmes rispetto a John Thorndyke, ma quest'ultimo è più orientato sul metodo induttivo, non ha nessuna delle stramberie – violino o eroina – di Holmes ed è molto più concreto nelle dimostrazioni scientifiche che, si dice, lo stesso Freeman provasse e riprovasse prima di scriverle. Nello specifico, la tecnica della fotografia e il modo di prendere le impronte digitali è sviscerata sin nei minimi dettagli tanto che, ad avere a disposizione gli strumenti dell'epoca, anche il lettore potrebbe cimentarvisi: a riprova del fatto che questo romanzo applica in tutti i suoi aspetti il metodo scientifico che prevede la riproducibilità di ogni esperimento.
Ad affiancare il duo di investigatori, in cui Jarvis mostra di avere molto più acume di Watson, si affianca un grande classico dei romanzi gialli: la figura del maggiordomo, Polton. In questo caso, non è il colpevole.
«Sembra un curato di campagna o un giudice della Cancelleria, e dalla natura ovviamente è stato pensato per essere un professore di fisica. A dire il vero fu prima un orologiaio, poi un produttore di strumenti ottici e ora è un tuttofare esperto di meccanica per un giurista medico. È il mio braccio destro, è Polton. Afferra un'idea prima che tu abbia tempo di esprimerla, ma lo conoscerai meglio con il tempo». (pp. 35-36)
Salvato da Thorndyke mentre era degente in ospedale, molto malato e senza mezzo alcuno, Polton è l'assistente discreto e geniale, con una caratterizzazione molto specifica che lo vede adoratore di Thorndyke, ossessionato dalla pulizia e dall'ordine del laboratorio e in grado di arrivare nei meandri del cervello del suo datore di lavoro senza essere troppo in soggezione per la sua genialità.
Non viene risparmiata qualche velata stoccata al sistema giudiziario e carcerario britannico perché Thorndyke, a differenza di Holmes, ha uno sguardo più ampio ed è calato nel tessuto sociale in cui opera: parafrasando, di certo sa che è la Terra e girare intorno al Sole. 
Se viene assolto verrà rilasciato senza una possibilità di risarcimento o delle scuse per la situazione indegna o per le perdite che potrebbe aver subito durante la sua detenzione. [...] Il punto è che la presunzione di innocenza è pura finzione, che il trattamento riservato a un accusato, dal momento del suo arresto, è quello di un criminale. (p. 90)
L'indagine e la storia seguono i meccanismi del giallo classico, ma quando si pensa di aver capito, il finale riserva una discreta sorpresa, soprattutto nella sua enunciazione.
Umanità, cortesia e una spocchia intellettuale minore di quella che caratterizzavano il suo collega che ha vinto la gara di resistenza del tempo. Ma se Sherlock Holmes stava antipatico anche al suo creatore, John Thorndyke fece compagnia a Freeman fino al 1942, anno dell'ultima pubblicazione. Forse potrebbe essere il geniale investigatore che riuscirà simpatico anche a chi non ha mai sopportato i metodi e le stranezze del residente di Baker Street. 
Giulia Pretta