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Distruzioni di città e di pianeti, ricerche di nuove case, nostoi: le linee narrative intrecciate della "Città fra le nuvole" di Anthony Doerr

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La città fra le nuvole Anthony Doerr
La città fra le nuvole
di Anthony Doerr
Rizzoli, febbraio 2022

Traduzione di Daniele A. Gewurz e Isabella Zani
 
pp. 704
€ 22,00 (cartaceo) 
€ 11,99 (ebook)

 «Okeanós, Oceano, figlio maggiore di Urano e Gea.» Traccia un cerchio intorno alla parola e dà un colpetto al centro. «Qui il noto.» Poi dà un colpetto all'esterno. «Qui l'ignoto. Adesso il vino.» (p.61)
Costantinopoli è arrivata alla fine della sua esistenza in quanto capitale dell'impero romano d'Oriente. Le eccezionali mura che da sempre la difendono poco possono contro i cannoni di Maometto II. In città vive Anna, un'apprendista ricamatrice con poco talento per il filo, ma con una curiosità vorace per le parole e le storie e che dalle prime, incerte letture dell'Odissea, si farà tramite di un manoscritto che avrebbe rischiato l'oblio e la distruzione: Nubicuculia di Antonio Diogene.
Zeno sembra legato alle guerre. Il padre muore durante la seconda guerra mondiale e da eroe, portandosi dietro almeno otto giapponesi. Zeno invece, una generazione dopo, si trova prigioniero in Corea dove l'unica cosa che lo tiene attaccato alla vita è l'amicizia con Rex, professore britannico di latino e greco, e la scoperta dei segni della lingua greca per la quale Zeno sembra avere una vera predisposizione. Nonostante una vita passata come operatore spazzaneve in una città dell'Idaho, Lakeport, si immergerà nella traduzione di un'opera che fino ad allora era rimasta sconosciuta e che parla di un uomo mutato in uccello: Nubicuculia di Antonio Diogene. 
A Lakerport vive Seymour. Da ragazzino schivo, solitario e con una difficoltà a sopportare i rumori forti e improvvisi, trova la sua tranquillità nell'osservare la natura e nel fare amicizia con un maestoso gufo. Ma Lakeport è cittadina turistica e la costruzione di nuove case di villeggiatura è d'obbligo. Così scompaiono gli habitat per i gufi, così il nostro pianeta si avvia verso la distruzione. L'unico modo per fermare questa disgregazione è colpire le imprese con costruiscono senza criterio. Una bomba è quello che ci vuole! Basterà metterla nella biblioteca, a fianco all'ennesimo cantiere, nel giorno in cui dei bambini stanno recitando per la prima volta l'adattamento di un'opera scritta da un autore greco per la nipotina malata: Nubicuculia di Antonio Diogene.
Konstance è nata a bordo della nave stellare Argos che è in viaggio verso un nuovo pianeta. La Terra è ormai una palla ricoperta di immondizia e incendi e lei, insieme ad altri ottantasei coloni, sta viaggiando verso la sua nuova casa. Suo padre però è nato sulla Terra e le racconta storie fantastiche sulle piante, sulla crescita dei pini, ma la sua storia preferita è quella che parla di un magico posto tra le nuvole dove ci sono dolci al miele e sono tutti felici: Nubicuculia di Antonio Diogene.
La tomba, scrive Diogene alla nipote, recava l'iscrizione Étone: vissuto ottant'anni da Uomo, uno da Somaro, uno da Spigola, uno da Cornacchia. All'interno Diogene sostiene di aver scoperto un cofanetto di legno con la scritta Straniero, chiunque tu sia, aprimi per apprendere ciò che ti sbalordirà; e all'apertura, di aver trovato ventiquattro tavolette di legno di cipresso con intagliata la storia di Etone. (p. 16) 
Il romanzo di Anthony Doerr, lo scrittore statunitense vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 2015, può ricordare, per l'intreccio dei molti piani narrativi legati tra loro da dettagli che da minuti si fanno via via sempre più evidenti, il massiccio Cloud Atlas di David Mitchell. Se in Cloud Atlas la struttura è a specchio, gli stili cambiano da una storia all'altra, e tutte sono concatenate – "da grembo a tomba siamo legati ad altri", pronuncia Sonmi – qui ci troviamo di fronte a più piani narrativi che proseguono a capitoli alternati e dove il legame principale più immediato è dato dall'opera greca Nubicuculia.
Si tratta di un'opera di fantasia che riprende elementi dell'Asino d'oro di Luciano di Samosata e di Apuleio e della commedia Gli Uccelli di Aristofane ed è, a tutti gli effetti, un'altra delle linee narrative che si intrecciano nel romanzo anche se è presente solo nella traduzione da autodidatta di Zeno. Oltre a questo, tutti i personaggi e le narrazioni sono legati da storie di distruzione e di ricerca di una nuova patria: sono tutti dei nostoi.
La storia di Anna nella Costantinopoli del 1453 – e di Omeir, il ragazzino del viso malformato che fa parte dei bovari che trainano i cannoni del sultano verso Costantinopoli – è la più immediata e correlabile all'epica greca. Anna inizia a leggere il greco grazie alle opere omeriche e dalla distruzione di Ilio si passa all'assedio di Costantinopoli e alla caduta della città che sarà uno degli eventi a dare avvio all'epoca moderna. 
Quella di Zeno è una distruzione sul piano personale. La prigionia in Corea, nonostante le privazioni, è il periodo che gli ha dato chiarezza su chi lui vorrebbe essere: l'amicizia con Rex per lui è qualcosa di sentimentale che va al di là del cameratismo e del tentare di sopravvivere e il mondo della lingua greca che Rex gli mette davanti sembra essere la sua Itaca. Ma il ritorno a casa non gli permette di realizzare niente di quanto sperava tanto da fargli rimpiangere, in maniera colpevole, il periodo in Corea.
Seymour, che vive nella stessa città di Zeno, è un ragazzino che non tollera la distruzione della sua casa in senso più ampio: la Terra. Ed è pronto a farsi reclutare come terrorista pur di fermare lo scempio che priva i suoi amici gufi del loro habitat. Verrebbe quasi da dargli ragione nel momento in cui vediamo Konstance rinchiusa sulla navicella in camera di isolamento perché una sconosciuta epidemia tra falciando l'equipaggio e mettendo a rischio tutta la missione: se solo l'uomo fosse stato più attento, questo viaggio interstellare non sarebbe stato necessario. Tutto quello che Konstance può fare e visitare la Biblioteca, una realtà aumentata creata dalla società Ilium – perché parlare di Google non sarebbe stato adeguato – dove è stata ripresa e mappata tutta la Terra e dove può andare a zonzo e scoprire com'era bello il pianeta prima che decidessimo di distruggerlo. Non avremmo avuto bisogno di trovare Beta Oph2, il pianeta di destinazione, se solo fossimo stati attenti.
Si ricorda della prima lettera di Rex, e di quando lì per lì non riusciva a permettersi di credere che Rex era sopravvissuto. A volte le cose che crediamo perdute sono solo nascoste, in attesa di essere riscoperte. (p. 525)
La città fra le nuvole intreccia tutte queste narrazioni che sembrano dover andare lontanissimo, ma che dimostrano come ciò che ci serviva per essere felici è sempre rimasto sotto i nostri occhi. Tesi a cercare di raggiungere Nubicuculia, non abbiamo mai visto che in Nubicuculia già ci vivevamo e rendersene conto è quel lampo di luce che mette in ordine e dà un senso a tutto ciò che abbiamo vissuto e patito. 
In un romanzo di tale mole ci si affeziona alle linee narrative, si è spinti alla lettura senza freni perché ogni storia è a capitoli alternati e mano a mano che i personaggi – soprattutto uno – si avvicino al nucleo della verità si vorrebbe leggere tutto d'un fiato; ma è un romanzo fatto anche di dettagli e indizi minuti che si fanno via via sempre più chiari nel proseguire la storia ma che andrebbero ripresi e scoperti. I molti rimandi alla cultura greca, dal semplice nome del cane di Zeno alla società Ilium; la riflessione in chiave narrativa della pandemia il cui senso di soffocamento è ben descritto sulla Argo e nel mondo contemporaneo viene accennata; la riflessione sui cambiamenti climatici e di come la natura, senza di noi, sarebbe in grado di guarire benissimo da sola. 
In ogni linea narrativa ci si domanda cosa l'uomo in quanto razza lascia dietro di sé: non le mura demolite dai cannoni, non le casette di villeggiatura e nemmeno, ed è doloroso, la propria discendenza in quanto tale. Per quanto i manoscritti e le storie possano sembrare fragili, sono forse la cosa che più resisteranno e testimonieranno il nostro passato. Dove ci sono le parole c'è il noto: tutto quello che è all'esterno, tutto quello che non è stato narrato è come se non fosse mai esistito. 

Giulia Pretta