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«Per te posso provare a capire perché è successo quello che è successo»: "L'equazione del cuore", il nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni

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L'equazione del cuore
di Maurizio de Giovanni
Mondadori, febbraio 2022

pp. 252
€ 19 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


Per te posso provare a capire perché è successo quello che è successo.
A scoprire i rapporti. I numeri segreti.
Ci posso riuscire. 
(p. 140)

Il professor Massimo De Gaudio è sempre stato convinto che «se fai un passo indietro, e guardi le cose con equilibrio e senza pregiudizi, è tutta questione di matematica» (p. 136); adesso che è in pensione, anche se ricorda con precisione i suoi ex studenti, ama pescare e trascorrere il tempo davanti al mare, su un'isola del golfo di Napoli: tutto ciò che chiede è la pace, specialmente da quando è rimasto vedovo. Una volta all'anno, intorno a Ferragosto, la figlia Cristina scende da lui con suo figlio Francesco (detto Checco) per qualche giorno di vacanza, e per Massimo è sempre stato perfetto fare il nonno una volta all'anno. Durante le loro telefonate, d'altra parte, non si è mai soffermato a chiedere più di tanto alla figlia, che sapeva serena accanto al marito Luca, figlio di una famiglia di imprenditori famosissimi, al punto che un'intera cittadina del nord Italia dipende, direttamente o indirettamente, dai rendimenti della loro azienda. 

Poi, all'improvviso, una telefonata spezza la tranquillità del professore: Cristina, Luca e Francesco hanno avuto un terribile incidente, da cui è uscito vivo, ma in condizioni gravissime, solo il nipotino novenne. L'imperativo è partire e stargli accanto, benché Massimo, in stato di shock e non abituato a fare il nonno, provi fastidio all'idea di lasciare la sua isola per affrontare una realtà ben più grande di lui. Il desiderio di tornare a casa si fa poi ancor più vivo quando, giunto nella cittadina, viene ricevuto con tutte le attenzioni possibili da Pancaldi, contabile nell'azienda di suo genero. Se subito Massimo pensa che ci sia qualcosa di strano in questo ricoprirlo di attenzioni eccessive e fuori luogo, poi i suoi dubbi vengono confermati dal comportamento dei medici e dall'apprensione di Alba, la babysitter di Francesco, affezionata al bambino come se fosse una seconda madre. È lei che veglia accanto al suo letto e non intende spostarsi da lì, perché teme che a Francesco possa accadere qualcosa, e non pensa che Massimo abbia qualche interesse nei confronti del nipote («Ah. Il nonno pescatore. Quanto sarebbe stato felice, di vederlo qui. Ci voleva questa tragedia per venirlo a trovare», commenta amaramente Alba, a p. 40). Alba porta con sé il suo passato di immigrata, con desiderio di riscatto e di un nuovo inizio, insieme a un senso di maternità vivificato dal suo legame con Francesco. 

Se già qualche discorso di Alba sembra lontanamente alludere alla possibilità che la morte di Luca e Cristina non sia stata accidentale, dopo il funerale di Cristina e di Luca il vice-commissario Caruso sussurra segretamente a Massimo: «ci sta qualcosa di strano, nell'incidente di suo genero e sua figlia, professo'. Qualcosa di molto strano» (p. 107). Occorrerebbe forse fare domande, andare a indagare laddove la polizia non può o non vuole...? Insomma, si insinua un dubbio nella mente di Massimo, e questo lo fa stare malissimo (o sta solo cercando di depistare il grande dolore che prova?): 

Per tutta la vita si era schierato contro l'irrazionalità delle emozioni e l'inopportunità dell'immaginazione, lottando strenuamente per la concretezza e la logica; e adesso spuntava quell'ometto coi baffi umidi e il naso gocciolante che gli portava impressioni, impressioni e basta, senza nessuna prova a supporto. Aveva aperto uno scenario di possibilità che trasformava i già tragici avvenimenti in un guazzabuglio incoerente di ambiguità e di incertezze che magari nessuno mai avrebbe potuto appurare. (pp. 116-117)

In fondo, cosa sa davvero Massimo di sua figlia e di suo genero? Pochissimo. Così come di suo nipote.  Chi avrebbe tratto più benefici dalla loro morte? Ecco che le indagini sulle possibili cause dell'incidente si trasformano, innanzitutto, in un'immersione commossa e talvolta incredula nella vita di Cristina e della sua famiglia. Massimo scoprirà vari segreti di cui non aveva idea, ma non sarà facile, perché tutti in città sanno chi è lui e quindi indossano una maschera di convenienza e perbenismo. In fondo, Cristina non era mai stata accettata pienamente, nonostante le sue tante opere di beneficienza: «questa è una città di vecchi. Di vecchi e di ricchi. La nostra è una ricchezza che fa male», leggeremo a p. 228. Ed è in questo posto freddo - in tutti i sensi, vista la neve che ricopre la città - e diffidente che Massimo decide che deve fare chiarezza per sé, ma soprattutto per Checco, in attesa di scoprire se potrà risvegliarsi dal coma. 

Se siamo abituati a ricondurre il nome di Maurizio de Giovanni ai suoi noir, qui ci avviciniamo a un'opera che non saprei (né vorrei) etichettare, perché L'equazione del cuore è al tempo stesso romanzo familiare e psicologico di rara sensibilità, poi il mistero si insinua e acquista più spazio nella narrazione. Movente di tutto, in ogni caso, è l'amore, un amore mai confessato eppure presente, un sentimento tenuto a bada per paura, eppure fortissimo: quello tra nonno e nipote. Accanto al piano del presente, legato alla permanenza di Massimo al Nord, al capezzale di Checco e in giro per la città e la provincia, in cerca di chiarezza, troviamo altre scene, marcate dal corsivo, in cui personaggi secondari ci rivelano segreti, danno prova di egoismo e confermano l'opportunismo dietro determinate scelte e comportamenti. Inevitabile, poi, qualche affondo nel passato, dove Massimo conserva ricordi tersi, tra cui, in particolare, un gioco fatto con Checco al mare, l'estate prima, che, come un commosso refrain, si riaffaccia con tutta la sua spensierata azzurrità.

In questo nuovo romanzo, Maurizio de Giovanni con grande equilibrio narrativo accompagna alla storia le riflessioni di Massimo, caratterizzate da una malinconia dolce e solo in apparenza burbera, che si addice al suo protagonista. Spaesato, traumatizzato, senza una bussola, Massimo dovrà, ancora una volta, appigliarsi alla sua amata matematica per provare a trovare la soluzione di un problema che non conosce un'unica risoluzione. In fondo, è proprio vera l'equazione di Dirac, che sostiene che due sistemi, una volta che hanno interagito, anche se vengono separati, non potranno più essere definiti quali sistemi distinti. Non c'è incontro che lasci uguali a prima, ci suggerisce L'equazione del cuore, non c'è nonno che, preso tra le braccia il proprio nipote (anche se pochissime volte), possa tornare a essere quello di prima. 

GMGhioni