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La nostalgia di un Giappone passato: la nuova edizione illustrata di "Io sono un gatto" di Natsume Sōseki

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Io sono un gatto
di Natsume Sōseki
Neri Pozza, dicembre 2021

Traduzione di Antonietta Pastore
Illustrazione di Piero Macola

pp. 399

€ 25,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Io sono un gatto. Un nome ancora non ce l’ho.
Dove sono nato? Non ne ho la più vaga idea. (p.5)

Il professore ha la faccia butterata, è debole di stomaco, è anche un po’ giallognolo. Di per sé è un individuo noioso. Oltre ad atteggiarsi da studioso di letteratura non fa altro che dormire, ogni tanto si risveglia da quel tepore di monotonia costante e cerca di imparare qualche nuova espressione artistica, recita canti , scrive prosa e compone haiku, una volta ha persino provato a dipingere il gatto che ha accolto in casa, tutto ciò con scarsi risultati. Il gatto che inizia a far parte della narrazione, o meglio, che è il narratore della storia, è finito per caso in casa del professore, non è stato proprio accolto, è semplicemente riuscito ad entrare nelle grazie, ma non troppo, del padrone di casa e ora vive con tutta la famiglia.
Vivendo in casa di un professore, sembra che persino il gatto ne assuma il carattere. Se non sto attento, prima o poi anche il mio stomaco si indebolirà. (p. 16)
Il gatto, a cui non è stato dato un nome, dato che la sua presenza è mediamente tollerata, si rivolge al lettore, si presenta come un gatto di una perspicacia fuori dal comune, in grado di percepire le più sottili sfumature dell’intento umano. Ed è così che le tematiche del romanzo di Sōseki vengono narrate, dal punto di vista di un felino che a sua volta si definisce non tanto bello, pulito e che ama l’eleganza. Come potrà mai un gatto ad intuire i moti dell’animo umano ce lo svela senza alcun problema, sa leggere nel pensiero, strofina il suo pelo contro l’umano, così da generare una corrente elettrica che trasmette agli occhi della sua mente quel che si agita nel cuore dell’umano. 

Tuttavia, quello che davvero il gatto vuole raccontare non è la noiosa vita del professore e nemmeno la propria storia. Il gatto, quando non dorme, girovaga nei giardini vicino casa e fa la conoscenza di Nero del vetturino, un gatto gradasso, degno di tutte le prodezze del vicinato e di Bianca, gatta dai tre colori della maestra di koto a due corde, è una gatta elegante che per rispetto chiama “professore” il gatto narratore. Le osservazioni del gatto sono argute e affilate come artigli, seguono la quotidianità della famiglia, ma non solo.
Gli umani, per quanto forti, non saranno in auge per sempre. Meglio attendere tranquillamente l’ora dei gatti. (p. 9)
Attorno al professore Kushami gravitano diversi personaggi grazie ai quali gli eventi del mondo esterno entrano a far parte della narrazione. Uno dei personaggi che ravviva la piattezza della vita di Kushami è Meitei, che non si risparmia né sui pettegolezzi né sulle goliardate a cui il professore spesso crede. Altro personaggio che viene introdotto è uno degli ex-studenti del professore, Kagetsu, con il quale scambia discorsi di elevato contenuto culturale. Tuttavia, quello che il gatto, che Sōseki vuole narrare non sono le vicissitudini del professore, la vita familiare all’interno della sua casa. La tematica alla base di questo romanzo è il cambiamento epocale che la società giapponese sta vivendo in quel periodo. Questo romanzo è infatti stato pubblicato nel 1905, nel pieno dell’epoca Meiji (1868-1912), epoca caratterizzata da grandi cambiamenti: la società giapponese, dopo la caduta dell'ultimo shogunato, venne modificata radicalmente e strutturalmente prendendo come esempio il modello occidentale. Tutta questa nuova atmosfera viene percepita e analizzata dal gatto, attraverso le accurate disamine che fa osservando il mondo intorno a sé.
Di recente ho iniziato a fare un po’ di esercizio fisico. Chi ha mai sentito di un gatto che fa dell’esercizio! diranno in tanti beffandosi di me, ma a costoro vorrei rammentare che fino a pochi anni fa non sapevano nemmeno che lo sport esistesse, e ritenevano che il solo scopo della vita fosse mangiare e dormire. (p. 199)
L’autore perciò inserisce tramite la voce del gatto tutte quelle differenze che contraddistinguono il “nuovo” Giappone, ed è proprio questo e lo stile molto vicino a quello della letteratura occidentale, che lo rende il primo romanzo giapponese moderno.

Questa nuova edizione di Io sono un gatto, non ha solamente una nuova copertina inedita, ma contiene anche le meravigliose illustrazioni di Piero Macola che accompagnano e intervallano la narrazione del gatto rendendo questo romanzo ancora più elegante e prezioso, abbiamo così un dipinto su carta stampata di questo romanzo nostalgico.

Barbara Nicoletti