in

Il vecchio Dick, soldato, sconfitto e sudista racconta la Guerra di Secessione Americana in “Alabama” di Alessandro Barbero

- -

 



Alabama
di Alessandro Barbero
Sellerio editore, 2021

pp. 262
€ 15.00 (cartaceo)
€ 9.99 (ebook)


Un vecchio soldato dell’Unione confederata si ritrova a dover rivivere i momenti della Guerra di Secessione. Seduto sulla sua sedia a dondolo, a masticare tabacco in un portico nello Stato dell’Alabama, conosciamo Dick Stanton, l’ex reduce, che racconta a una giovane ragazza la guerra che lui ha vissuto.

Tutto inizia quando una laureanda, in procinto di scrivere la sua tesi, decide di indagare su un episodio della guerra americana: un clamoroso e tragico eccidio di “negri” (p. 22) da parte dei soldati confederati. E siccome certi episodi, allora come oggi, rimangono nell’ombra della Storia perché è meglio non divulgarli, decide di intervistare l’unico sopravvissuto del reggimento, testimone di questo sterminio.

Inizia così questo vorticoso salto nella Storia. Il vecchio Dick parla e la ragazza scrive, ma non arriviamo subito al nocciolo della questione, perché l’ex combattente salta, come in un circolo vizioso, dal presente, al passato recente e ancora a quello più remoto. Inizialmente la sua memoria è ferma al presente, ma, incalzato dalla curiosità della ragazza, inizia a ricordare con estrema lucidità quei momenti: le marce, gli spari degli Yankees (così erano chiamati i soldati del Nord da parte dei confederati), gli appostamenti nelle paludi, i compagni d’arme. I suoi ricordi diventano come un’onda che s’infrange, travolge e poi riparte.

Oddio, tanto bene non sta, pensò la ragazza; e si ricordò del professore che al college l’aveva guardata dubbioso, col suo papillon e le lenti rotonde cerchiate di metallo, quando lei gli aveva spiegato il suo progetto. Non è mica facile, cara signorina, aveva detto. Questi vecchi non si ricordano mai quel che vorremo, alla fine ti fanno solo perdere un sacco di tempo; ne ho intervista qualcuno anch’io, quando scrivevo il mio libro, e m’immagino che saranno ancora più vecchi, e più rammolliti. E s’era messo a ridere, di un riso freddo e sgradevole. Ma lei s’era ostinata; se non li intervistiamo adesso, aveva detto, moriranno tutti. Sono già morti quasi tutti, no? (p.74)

Con la sua voce nervosa, ironica, nostalgica e logorroica ci mostra gli Stati del Sud negli anni della guerra civile americana; Stati in cui lo schiavismo e il razzismo erano la norma e lo rimasero per lungo tempo. Le parole del vecchio Dick sono quasi malinconiche quando riemergono questi ricordi; la tranquillità con cui li racconta è quasi agghiacciante e non troviamo traccia di giustificazione né tantomeno una parvenza di pentimento, le descrive alla giovane che si trova davanti a lei.

Alessandro Barbero, autore di questo intenso romanzo, non si limita a questo, bensì va oltre, dimostrando la presunzione e la loro arroganza davanti agli Stati del Nord, convinti che gli Yankees non avessero scampo di fronte a loro superiorità. Di contro canto è, dunque, lo specchio della loro ingenuità e convinta, ma non reale, superiorità. È lo specchio di quegli stati che erano particolarmente ricchi, prima della Guerra, con il commercio del cotone, ma in cui la ricchezza finiva in mano di pochi e gli altri dovevano arrangiarsi e cercare di sopravvivere.

«Che alla fine la perdevamo, la guerra, non c’era mica nessuno allora che poteva pensarlo. Noialtri eravamo sicuri di vincerla, come che c’è Dio su in cielo. Ce lo dicevamo sempre, la sera attorno al fuoco[…]» (p. 23)

Razzismo, povertà, analfabetismo e crudeltà sono i veri protagonisti di questo racconto; Barbero li rende concreti e tangibili attraverso i visi degli schiavi e dei loro padroni, di soldati e vittime, di innocenti e criminali.  

Con uno stile volutamente deciso e, a tratti, alienante, fa marciare il lettore con i soldati confederati attraverso la persona di Dick e lo fa aggrovigliare in discorsi diretti e indiretti. Dai racconti alle emozioni, il vecchio reduce è un fiume in piena che si ferma solo quando ha raccontato quello che vuole lui.

Così lo vediamo Dick mentre sorseggia una bevanda fresca per la calura dell’Alabama e lo ascoltiamo, non senza difficoltà, nel lunghissimo monologo sui quei momenti. Pagina dopo pagina, in un’escalation di dettagli, indizi e tracce, arriviamo al culmine con l’omicidio dei soldati afroamericani degli Stati del Nord. 

Un romanzo ambientato più di centocinquanta anni fa ma che resta attuale nei suoi temi. Una volta abituati al modo di parlare del reduce, il lettore si trova al centro dello scontro Passato e Presente, nel quale il secondo chiede chiarimenti al primo. Così Dick è il passato e la ragazza è il presente, ma un presente che deve essere critico nei confronti di un passato non ancora risolto.

Giada Marzocchi